Regionali, la Margherita cerca lo scontro
Rutelli vuole la Lista unitaria solo dove sono forti i Ds. Chiti: «Ovunque o da nessuna parte»
Liste unitarie nelle regioni dove i Ds sono più forti e liste separate dove la Margherita pensa di rastrellare più consensi. Sembra questo il gioco d’autunno di Rutelli, che sta spingendo autorevoli dirigenti della Quercia a meditare il voto con il simbolo di partito un po’ da tutte le parti. «O si assume l’impegno politico di tentare di realizzare la lista unitaria in tutte le regioni - commenta Vannino Chiti - o si decide in questa fase di presentarsi ognuno con le proprie liste». Ciascuno per sé, quindi? Vedremo cosa sortirà il ritorno in campo di Prodi. Anche ieri, intanto, Rutelli è tornato sull’argomento. È sbagliato dire «tutto o niente» a proposito della regionali del 2005, ha spiegato il leader Dl. Quella scelta dovrà essere fatta caso per caso, ha aggiunto, perché sarebbe controproducente fare liste unitarie nelle regioni dove si sa che si otterranno risultati migliori con le liste di partito e viceversa. Il presidente Dl ha proposto l'esempio della Campania, dove - a suo dire - si imporrebbe la scelta oggettiva dell’ognuno corra per sé. Ma proprio in Campania, come rileva un sondaggio pubblicato dall’Articolo, la stragrande maggioranza degli elettori della Fed e il 65% di quelli della Margherita vorrebbero la Lista unitaria. Tra questi, però, non c’è sicuramente Ciriaco De Mita. Rutelli prende la palla al balzo per rilanciare il progetto del meno possibile. Quello che Franco Marini fotografa con la logica del 7 a 7. Liste unitarie in sette regioni e liste di partito nelle altre che mancano per arrivare a 14. Tra queste, manco a dirlo, ci sono le regioni del centro Italia dove i Ds contano su un serbatoio di voti di tutto rispetto e non c’è, al contrario, alcuna regione meridionale dove la Margherita si sente in qualche modo più forte. Tutti uniti dove si potrebbe annacquare sia la maggior forza dei Ds, che la minor forza dei Dl, quindi. Divisi dove le cose stanno in modo diverso.
La Quercia sente puzza di bruciato e passa dalla posizione della maggiore unità possibile, a quella dell’unità che non si può fare a ogni costo, se gli altri non la vogliono. «Le regionali possono essere un passaggio importante per rafforzare la scelta della Federazione - spiegano in un documento comune i segretari regionali Ds di Marche, Toscana, Emilia Romagna e Umbria. «Gli elettori ci chiedono unità: dobbiamo rispondere mettendoci in condizione di fare una campagna elettorale, adeguata ad un voto di portata politica nazionale». Per questo, ribadiscono, «riteniamo che presentarsi agli elettori con la Lista Uniti nell'Ulivo debba essere una scelta strategica nella quale coinvolgere l'insieme delle regioni italiane. In ogni caso la scelta della Lista Unitaria deve essere la regola e non l'eccezione». Un messaggio esplicito inviato alla Margherita: siamo disponibili a rinunciare al simbolo Ds se questa scelta dovesse assumere il significato di un investimento strategico, per questo non avrebbe senso procedere a macchia di leopardo. «Nessuno ha mai detto o tutto o niente, questa polemica è soltanto un diversivo - così Chiti replica a Rutelli - Noi, insieme allo Sdi e ai repubblicani, diciamo che la Lista unitaria ha forza di trascinamento e ambizione, che bisogna cercare di convincere per realizzarla ovunque possibile e che si potrebbe formare nella stragrande maggioranza dei casi, con poche eccezioni». Chiti mette da parte la diplomazia «per parlare fuori dai denti». Sarebbe «un piccolo calcolo di interessucci di partito ridurre la Lista unitaria alle regioni in cui i Ds sono più forti e dire che in nessuna regione del Sud si potrebbe fare l’unità, come se il Mezzogiorno fosse minorato politicamente. E che senso ha dire nell’Umbria sì e nelle Marche no, in Toscana sì e nel Lazio no?». Insomma: se il tira e molla continuerà ognuno alle regionali fara da sé.