La Resistenza viaggiava in bicicletta
di PAOLO HUTTER
Il Ministro Matteoli, prima del micro-cambio di governo, ha annunciato come grande misura antismog un fondo per incentivare la vendita di ciclomotori e motorini Euro 2. La notizia è arrivata anche sul telefonino spinta dall’Ansa. A parte il fatto che 25 milioni di euro diviso 250 euro di sconto a testa fa 100mila che è poco per le città italiane, il problema è che questi motorini non sostituiscono ma si aggiungono agli sciami circolanti. Hanno protestato tutti i comuni che avevano chiesto misure antismog e che sono stati presi in giro. Questa non è una rottamazione, come per le auto, perché non prevede che per avere accesso all’incentivo si debba almeno portare lo scalpo di un motorino vecchio rottamato. Inoltre tra gli Euro 2 ci sono anche quelli a due tempi, che restano molto inquinanti. Insomma senza modifiche questo stanziamento è peggio che inutile, serve solo a far vendere più motorini. Vedremo se qualcuno riuscirà a cambiarlo.
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Viaggiava in bicicletta la Resistenza partigiana nelle città di pianura. Viaggiava in bicicletta Gina Galeotti Bianchi, staffetta partigiana alla quale Renato Sarti, direttore artistico del Teatro della Cooperativa, ha dedicato “Nome di battaglia Lia”. Sulle sue tracce pedaleranno in tanti domani a Milano, in un corteo che toccherà i luoghi simbolo della vicenda e metterà in scena brani dello spettacolo. “La bicicletta di Lia” partirà alle 12 dal piazzale del Cimitero Maggiore. Tra memoria e festa, per salvare il ricordo di un´eroina, per riscoprire il ruolo delle donne nella Resistenza e, non ultimo, il valore della bicicletta.
“Perché la scelta di portare lo spettacolo in giro per la città in bicicletta?” ha chiesto un quotidiano milanese all’autore Renato Sarti. «Innanzitutto è il tentativo di ribadire l´importanza del sacrificio di Gina Galeotti Bianchi. E poi c´è il tema della bicicletta, che durante la Resistenza era così importante che i nazisti ne vietarono l´uso senza permesso. Ma la bicicletta è importante anche oggi, per ragioni ecologiche: a Milano le amministrazioni comunali sono sorde a queste esigenze, e così è pericoloso usarla e mancano le piste ciclabili». Tutti i 25 aprile mi capita di pensare al fatto che ecologia e ambientalismo sono nati molto più tardi. Com’era lo “stato dell’ambiente” nell’Italia del 1945? Molto diverso da quello dell’Italia di oggi, con inquinamenti diversi, talvolta peggiori, ma complessivamente molto minori, con pochissime auto, poca cementificazione. Però nel sistema di valori della generazione partigiana l’ecologia avrebbe potuto entrare, e in parte lo ha fatto, decenni dopo.
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Prima fra tutte le nuove giunte d’Italia sorte dalle elezioni d’aprile, è nata ieri la giunta piemontese presieduta da Mercedes Bresso. Tra i 14 assessori non c’è né un Verde né un ambientalista, cioè qualcuno che abbia avuto un percorso con associazioni ambientaliste. Non è una mancanza del tutto eccezionale. Era già così nella giunta Bassolino uscente. Non è neanche detto che da questo deriverà necessariamente una maggiore arretratezza nelle politiche ambientali. La politica è l’arte del possibile eccetera. Ma è più che probabile che dalla mancanza di ambientalisti derivi almeno una maggiore timidezza. Vediamo come partono le altre giunte.
Dico solo questo: se è vero che bisogna ridurre le emissioni che invece ancora sono in aumento, se è vero che bisogna rispettare le direttive europee sull’aria che invece non rispettiamo, non ci dovrebbe essere una coincidenza tra “riformisti” e radicali sulla grinta necessaria?