Bologna si giudica dopo un anno di giunta Cofferati:
niente da festeggiare
Dall'assemblea dei movimenti critiche al sindaco e delusione
di Checchino Antonini
Quando salì sul palco di piazza Maggiore, la notte della vittoria su Guazzaloca, volle indossare la maschera da principe balinese che gli regalarono gli attori del Ridotto.
Undici mesi dopo, l'istantanea di quella notte suona come un triste presagio. In città c'è molta gente che pensa che Sergio Cofferati sia un principe, un «principe nudo». L'ex leader della Cgil crede, però, che mugugni e proteste siano opera di una élite scalcagnata. Il "popolo" sarebbe dalla sua e per dopo domani annuncia «rivelazioni eclatanti» alla stampa dopo aver scritto ai consiglieri di Rifondazione (che gli chiedevano di cambiare rotta) di rinnegare la pratica delle occupazioni di case e spazi in nome della legalità. Il recente sgombero di una famiglia di rom poverissimi da un terreno, lungo il Reno, che aveva regolarmente acquistato da un italiano, ha allargato l'area dei disincantati, di quelli che pensano che un atteggiamento del genere sia peronista. Un rischio che i movimenti all'ombra delle Due Torri avevano già intravisto al punto che al Vag (l'officina dei media attivisti sorta in uno stabile occupato di via Paolo Fabbri) si sono interrogati parecchio se la democrazia partecipativa, a lungo evocata in campagna elettorale, non fosse in realtà «peronismo partecipativo» per via di quell'atteggiamento del primo cittadino di mettere in scena parvenze di partecipazione solo per avallare scelte già prese nei luoghi e nei modi più tradizionali del politicismo.
«C'è una crisi di coinvolgimento del tessuto democratico - spiega a "Liberazione", Franco Giordano, capogruppo di Rifondazione alla Camera eletto proprio in Emilia - in nome di una logica aziendalista e autoritaria che si rispecchia anche nelle modalità con cui il sindaco si è rivolto a noi e con cui si rapporta con i dipendenti comunali». Infatti, il vecchio sindacalista non vuole riconoscere ai lavoratori del comune il premio di produzione, praticamente la "quattordicesima", riconosciuta da accordi con la precedente Giunta.
Ma sarebbe riduttivo parlare di una rottura tra Cofferati e il Prc.
«Eccoci qui, sulla porta... con un braccio fuori per poter fumare e uno dentro per poter bere una birra... Eccoci a Bologna»: c'è un'ironia amara nell'appello lanciato dai gruppi teatrali e occupazioni (livello 57, Tpo, Cassero, Lazzaretto, Covo ecc...) per raccogliere quella parte di città che «non ha vinto niente: noi precari, noi ConFini Zero, noi che preferiamo la bici alla auto, che amiamo gli spazi pubblici e odiamo gli sgomberi...».
Perché il bilancio di 300 giorni con Cofferati a Palazzo D'Accursio, fa acqua proprio sul versante dell'accoglienza, dei diritti, della socialità, dell'ambiente e della convivenza. Dentro un Vag strapieno, Valerio Monteventi (indipendente eletto col Prc) rivendica di aver partecipato ad una quarantina di occupazioni fin dagli anni Settanta. «Penso di non aver ancora terminato questo percorso». Poi elenca i "rospi" ingoiati: l'applicazione della Bossi-Fini e della legge Moratti (nella città che ha dato il via ai comitati per la difesa del tempo pieno) anziché il contrasto dei loro effetti, l'insufficienza dell'edilizia pubblica, una politica culturale fatta solo di grandi eventi e l'incapacità di governare le contraddizioni tra una città che invecchia e la popolazione studentesca attirata con sapienti campagne professionali. La delibera che vieta la vendita di alcolici da asporto nei locali del centro colpisce gli studenti fuori sede vittime degli speculatori e senza luoghi di aggregazione.
Intanto Bologna è più povera
(il 90% degli sfratti è
per morosità) alla vigilia
di una dura crisi industriale. I
flussi migranti sembrano
inarrestabili ma l’“accoglienza”
viene delegata alla
Croce Rossa, alle polizie e ai
vigilantes. Proprio come nei
Cpt. Da due giorni, i maghrebini
che vivono in via Terracini
sono in sciopero della fame.
ll lavoro nero riguarda il
56% delle maestranze edili,
metà sono stranieri dell’Est,
l’altrà metà viene dal nostro
sud. «E, a proposito di legalità,
gli appalti pubblici vengono
vinti da imprese senza
neanche un dipendente e il
subappalto arriva al 25° grado».
L’assemblea del Vag registra
la delusione di chi, come
il senegalese Baas del
coordinamento migranti,
aveva sperato nella città accogliente
che Cofferati aveva
promesso prima delle elezioni.
Poi il sindaco è stato
inequivocabile: attenzione
solo per i “regolari” e assistenza,
caso mai, solo a donne
e bambini. Intanto i bambini
rom della baraccopoli di
via Roveretolo non vanno
più a scuola. Un precario di
“Crash” spiega che gli stabili
si occupano per rispondere a
un bisogno e a un desiderio.
Invece quella di Bologna è
stata l’unica amministrazione
comunale ad aver pronunciato
una condanna per
le azioni dei precari, il 6 novembre
scorso, in un supermercato
e in una libreria romani.
«Il modello emiliano di
welfare si sta disgregando e
questa città rischia di diventare
un modello al contrario,
anche con ripercussioni su
scala nazionale. Cofferati
sembra riproporre la divisione
tra buoni e cattivi che fecero
Zangheri e il Pci con il
movimento del ’77, stavolta
all’interno di politiche di
stampo blairiano», dice a “Liberazione”
Tiziano Loreti del
comitato politico federale
del Prc. A Palazzo D’Accursio
6 consiglieri (due Verdi, tre di
Rifondazione e uno della lista
Di Pietro) hanno formato
un coordinamento per l’Altra
Sinistra. «Ma non basta -
continua Monteventi - sono i
movimenti che devono riprendere
a fare conflitto». La
proposta che sta circolando
è quella di una scadenza, forse
il 4 giugno, comunque a ridosso
del 13, anniversario
della “vittoria” di Cofferati.
«Uscire dalla Giunta? Dipende
dai processi che si metteranno
in moto - conclude
Franco Giordano - dall’ascolto
che sarà dato dato ai movimenti
e alla parte più viva
della società bolognese».
solo una precisazione: franco giordano non è il capogruppo di rifondazione al comune, ma è il capogrummo alla Camera. E' solo stato eletto alla camera, come riporta l'articolo da te postato
ciao
Io credo fermamente che l'argomento "legalità" non sia di esclusivo appannaggio della destra. La legalità è una, ne di destra ne di sinistra. La differenza sta in come la si applica. Ora, se come sindaco Cofferati ha il sacrosanto dovere di difendere i più deboli, deve fare i conti *anche* con quella fetta di deboli che saltano, per disperazione, quelle stesse regole poste a loro garanzia. Si vedano ad esempio gli sgomberi di case occupate abusivamente, e gia assegnate a delle famiglie secondo la graduatoria delle sfighe. Io non trovo nulla da obbiettare verso quello che sta facendo, il Coff sta facendo emergere un'anima di sinistra che da molto tempo mancava e di cui si sente il bisogno. Che continui così.
be' la faccenda delle case e' un po' diversa.
un conto e' occupare case sfitte (cosa sacrosanta e giusta) altro paio di maniche e' occupare case popolari gia' assegnate o in via di assegnazione.
nel secondo caso si scatena una guerra tra poveri di cui, mi pare, non ci sia nessun bisogno.