Assieme a
The Boxer Rebellion (dello stesso
regista e con gli stessi protagonisti principali) questo ormai trentennale
Shaolin Temple rimane uno dei capolavori del suo genere. La storia narra la distruzione del tempio di Shaolin all'epoca della dinastia Qing (1662-1722), l'evento che ha segnato profondamente la storia delle arti marziali cinesi. Solo pochi monaci e alcuni allievi (aspettandosi l'aggressione, il tempio aveva da qualche tempo cominciato ad accettare allievi esterni particolarmente dotati) si salvarono dalle forza imperiali, che li sovrastavano in ragione di cento a uno, attraversando il passaggio del Drago e della Fenice (la "prova d'esame" per chi voleva uscire) o da uno dei passaggi segreti noti solo ai maestri anziani.
Il film - molto romanzato come da tradizione - è perfetto nel suo genere. Dopo un inizio lento, per inquadrare il contesto, cresce di intensiutà per raccontare la vita del tempio, le tecniche di allenamento e i rapporti tra allievi e maestri. In queste scene l'appassionato del genere ha di che emozionarsi, soprattutto per le performance di Chi Kuan-chun, che regala al mondo la più bella sequenza cinematografica - una manciata di secondi, ma davvero storici - dello stile dei cinque animali della famiglia Hung. La scena nella stanza degli animali vale da sola il film.
Altrettanto straordinarie le tecniche di Wing Chung (e nel film appare - ma sempre di spalle come si conviene - la sacerdotessa Ng Mui, co-fondatrice dello stile). Come sempre all'altezza il mai abbastanza rimpianto
Fu Sheng, che se fosse vissuto avrebbe potuto forse eguagliare la fama del grande Bruce Lee.
Il finale è travolgente, con una serie di combattimenti tra giganti dell'arte, perfettamente coreografati e ripresi. Un must per ogni appassionato del genere.
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