G8, ieri "pezzo da 90" alla Diaz, domani questore a Bari
di Cecchino Antonini
Da imputato per la "mattanza cilena" della scuola Diaz - era il più alto in grado quella notte a Genova - a questore di Bari prima ancora di sapere come andrà a finire il processo genovese dove deve rispondere di falso e abuso d'ufficio. Un bel salto, e in soli quattro anni, per Francesco Gratteri, all'epoca del G8, direttore dello Sco, il servizio centrale operativo della polizia, superinvestigatori creati da De Gennaro.
Gratteri al G8 era la "testa" delle squadre mobili e degli uffici di prevenzione crimine nonché supporto per gli uomini delle digos. Il pomeriggio del 20 è lui che ordina l'operazione alla scuola Klee dove furono arrestati 23 cobas con l'accusa di essere un'inesistente associazione sovversiva di black bloc. Sempre lui, il 20 e il 21 luglio spedisce pattuglioni a caccia di dimostranti sospetti sparpagliati in città. Alla Diaz sarà il più alto in grado se si esclude il prefetto che si dileguerà all'arrivo della stampa. Insomma era nella manciata di dirigenti che gestirono il sanguinoso blitz nel dormitorio del Genoa social forum e nell'edificio di fronte (dove furono distrutti e trafugati i computer del legali e dove il peggio fu evitato dalla presenza deterrente, in quei corridoi, di un'europarlamentare di Rifondazione, Luisa Morgantini). Nell'altra scuola, dove dormiva un centinaio di manifestanti, sfollati dal nubifragio del giovedì notte, oltre cento agenti di diverse specialità della ps - irriconoscibili da caschi, occhialoni e fazzoletti sul viso - fecero in tempo a sfondare le porte, massacrare 62 persone sorprese nel sonno, poi deportarle in massa nel carcere provvisorio di Bolzaneto dove li aspettavano altre torture fisiche e psicologiche.
Fuori, a bloccare la strada a parlamentari e avvocati, c'era niente meno che l'allora braccio destro di De Gennaro, il dottor Sgalla. La procura di Genova scoprirà che non era la ´normale perquisizioneª che diceva quel portavoce e che i 93 arresti di ospiti della Diaz erano illegittimi. Un faticoso processo si sta occupando di quei pestaggi (commessi perlopiù da parte di agenti di basso rango restati ignoti) e dei depistaggi da parte dei comandanti, che mai avrebbero collaborato con la magistratura per consentire una seria indagine sugli autori materiali del cumulo di violenze. I gradi alti, alla Diaz, avrebbero firmato verbali falsi per avallare gli arresti illegali e coperto la fabbricazione di false prove (due molotov furono portate apposta dalla questura per simulare un bottino di guerra inesistente e un agente si sarebbe squarciato da solo la giubba a coltellate e perfino la sassaiola con le volanti, motivo dell'intervento, si sarebbe rivelata una invenzione).
Intanto le carriere dei protagonisti di quella notte - che per Amnesty International fu la più grande violazione dei diritti umani e civili in Occidente dalla fine della seconda guerra mondiale - sono letteralmente schizzate verso l'alto. Gratteri, qualche tempo dopo Genova, andò a guidare, come vice, quell'antiterrorismo che fu dello scomparso Arnaldo La Barbera, che a Genova presiedette i due vertici che pianificarono la Diaz e il cui vice, Giovanni Luperi (imputato anche lui ma promosso da tempo alla direzione del servizio informazioni generali della polizia di prevenzione) era tra i "pezzi da 90" davanti la scuola.
Voci di corridoio sempre più insistenti, una sorta di "Radio Viminale" clandestina, danno per certa la nuova promozione per il giovanissimo dirigente generale, considerato pupillo di De Gennaro. Il valzer di poltrone sarebbe questione di pochi, pochissimi giorni. Con un po' di sinistro tempismo il dipartimento di Pubblica sicurezza potrebbe addirittura firmare la promozione di Gratteri a questore di Bari proprio nell'anniversario delle giornate genovesi. Gratteri ci arriva con la meritata fama di grande poliziotto antimafia, fu lui a svelare i retroscena della strage di Via D'Amelio. Un carnet che si sarebbe arricchito con gli scalpi delle nuove Br, sgominate dalla sua Ucigos dopo gli omicidi D'Antona e Biagi. Non gli sarebbe potuta andare meglio, dicono nell'ambiente: con quel grado e da una città come Bari si esce da prefetto. Ma la macchia genovese non può essere considerata un dettaglio per chi dovrà governare l'ordine pubblico di una importante metropoli di frontiera. Senza verità e giustizia, lo scollamento tra polizie e società civile non si rimarginerà mai.
Anche il suo vice di allora, Gilberto Calderozzi, che alla Diaz firmò montagne di verbali, non può lamentarsi se dovesse essere confermata la voce che lo riguarda. Starebbe infatti per salire lui ai vertici dello Sco, sebbene per ora solo come reggente in attesa di prendere i gradi da questore per i quali è necessario un anno di corso. A Genova, nel 2001, Calderozzi operò in zona rossa da dove diresse telefonicamente il blitz contro i cobas della Paul Klee e da dove uscì per prendere parte ai pattuglioni. Sarà lui a consigliare a Gratteri di appiccicare l'aggravante (inesistente come avrebbero detto i giudici) di associazione sovversiva ai i 93 arrestati alla Diaz.
Le indiscrezioni sulle due ennesime promozioni giungono a un mese dall'incoronazione di altri due protagonisti della Diaz, uno è Vincenzo Canterini, divenuto Dirigente superiore, l'altro è il neo Primo dirigente, Alessandro Canterini. Il primo era il capo della celere romana e a Genova guidava il VII nucleo sperimentale antisommossa, braccio violentissimo dell'irruzione alla Diaz con l'ausilio di uomini in borghese e in divisa atlantica. Un reparto nato e morto senza grandi formalità, costituito ad hoc per Genova. In alcune interviste dopo i fatti cercherà di sottrarsi al ruolo di capro espiatorio, invocando lui stesso un'inchiesta parlamentare e facendo capire che quella notte ´la catena di comando era fatta di papaveroni (gli uomini di De Gennaro nel gergo di Canterini, ndr) in contatto con Roma prima durante e dopo. Ora, secondo il capogruppo Prc al Senato, Gigi Malabarba, Canterini può sentirsi finalmente risarcito: ´Sembra quasi che la polizia premi i peggioriª, scrive Malabarba, firmatario pochi giorni fa, con altri 50 senatori dell'Unione, di un'interpellanza che chiede lumi a Pisanu sui criteri per l'avanzamento in carriera.
L'altro neo-dirigente è quel bell'uomo con la polo filmato in una strada di Genova mentre prendeva la rincorsa per scalciare un minorenne di Ostia, già bello pesto, tenuto fermo dai soliti 3-4 agenti travisati. Tutto ciò gli ha fruttato una nomination per concorso in lesioni aggravate, falso ideologico e calunnia. Ma il nome del dottor Perugini, che era il vicecapo della digos genovese, figura anche nell'elenco degli imputati per Bolzaneto tra i 44 tra agenti, carabinieri, medici e guardie carcerarie accusati di abusi, violenze e lesione variamente aggravati "per aver commesso il fatto su persone in condizioni di minorata difesa".
E cosa c'e' da commentare? Questa e' l'Italia. Che tristezza! Congratuliamoci con i neo promossi...Tanto...tra targhe a craxi, richiesta di grazia per priebke, che ci meravigliamo? E poi i miei amici mi chiedono perche' non torno a viverci...
Schifo, orrore, però ricordiamoci che nella pubblica amministrazione non esiste la retrocessione, se vogliono rimuoverti da un incarico han solo due vie : o ti licenziano e devono avere un solido motivo sennò tu ti puoi appellare, oppure ti affidano un incarico da un altra parte, cioè ti promuovono. Non hanno altra strada. Si vede che dal punto di vista dello stato un procedimanto per falso e abuso d'uffico non è un buon motivo per licenziare...
licenziare?
no.
io li manderei tutti in irakke. a divertirsi. e contemporaneamente ritirare tutto il restante contingente d'occupazione...
Suvvia, tonii, sei sempre estremo...E perchè mai dovremmo andarcene dall'iraq? Ci stiamo così bene, in missione di pace... e poi, se ce ne andiamo via noi,missionarii esportatori di democrazia,finisce che questi fan cose turpi, tipo mettersi tra di loro le bombe nelle moschee, lanciare bombe su loro bambini.. noi siamo lì per impedire la guerra civile, per lasciare pacificato, per completare lo spargimento di pace sul pianeta...Che sono queste idee egoiste di ritiro,eh?
Interessante discussione, bello notare il non - contraddittorio tra voi due. Comodo come sempre gettare addosso semplici titoli ai danni di chi fa un lavoro o quell'altro. Vi propongo un piccolo tema, fatelo a casa; vi è sfuggita, nel dare addosso agli sbirrifascisti, una verità. Ovverossia, che la polizia (a differenza dei carabinieri, e comunque anche lì ce ne sarebbe da dire) è, come in tutte le sottodisvisioni della burocrazia statale, pesantemente burocratizzata e sindacalizzata. Non lo sapete, forse, ma molti poliziotti "fascisti" aderiscono a sindacati interni o vicini alla Cgil, o comunque non disdegnano forme di protesta assunte dalla stessa. "Fascisti"? Ah può darsi. Luogo comune per luogo comune, io la metto così: allo Stato, data la legislazione vigente, che ai dipendenti pubblici di fatto conferma l'assunzione a vita, anche in caso di reato penale (provare per credere), semplicemente non conviene buttare fuori nessuno. O volete spendere dieci miliardi di soldi nostri per buttar fuori un Gratteri? Cambiamo le regole del lavoro nelle amministrazioni pubbliche in generale, polizia, medici, magistrati e tutti gli altri, e facciamo in modo che chi fa fesserie prenda le sue cose e se ne vada, e vedrete che di Gratteri, di medici e magistrati ladri o assenteisti ne avremo sempre meno.
saluti
Un bidello non può neanche fare il bidello se la sua fedina penale non è immacolata. Immagino che se su di lui pendesse un'autorizzazione a procedere per furto di mele, verrebbe quantomeno sospeso. Grattieri e Perugini, con autorizzazione a procedere e 200 capi d'accusa, vengono promiossi. Mi pare che i sindacati qui c'entrino ben poco. Quanto al Siulp, è una minoranza. Nella polizia la stragrande maggioranza sindacale è legata alla destra, anche estrema.
Se il bidello è iscritto ad un sindacato non credo proprio. Come ripeto, conosco personalmente casi di personale dipendente della sanità non dico indagato, ma già condannato per reati *penali* che continua a fare il proprio lavoro. Forse non è così ovunque o per tutti: il mio convincimento è che in Italia se si è dipendente pubblico, se si ha un certo tipo di tessera in tasca, se si è nel gruppo giusto, forse solo se ti mandano all'ergastolo riescono a toglierti il lavoro.
Esempio di cronaca: nella mia città, qualche mese fa un'autista di autobus è finita fuori strada con il suo mezzo. Nessuno si è ferito ma si è rischiata la tragedia. E' emerso che: 1) la persona in questione era dipendente non da una ma da diverse sostanze tossiche 2) che per questo problema era in malattia da *oltre un anno* 3) che come lei almeno altri dieci autisti hanno problemi analoghi. Sono state condotte varie inchieste da cui è praticamente emerso che i vertici aziendali (politicizzati e sindacalizzati a loro volta) non hanno mosso un dito per timore di creare fastidi.
In tutto ciò, nell'ultimo anno ci sono stati credo almeno dieci scioperi del trasporto pubblico anche per chiedere maggiore sicurezza e maggiore tutela della malattia.
Altro esempio. Sempre nel comune della mia città (maggiore azienda della regione con oltre 6mila dipendenti), è stato introdotto il premio di produttività. Un assessore ha osato proporre che tale premio fosse dato *anche* in base al parere dei vari capiufficio. Apriti cielo. I sindacati hanno alzato gli scudi e non se n'è fatto nulla. E' poi emerso sui giornali che tale premio di produttività viene dato a *tutti* i dipendenti, esclusi quelli che hanno lavorato per meno di *70 giorni l'anno*.
Sui poliziotti poi preferisco non parlare, non vorrei sembrare banale. Cito solo il fatto che un mio ex compagno di classe, entrato da laureato in polizia, ha passato un anno allo spaccio della caserma, orario di lavoro 30 ore alla settimana. In pratica, stipendio, ferie e contributi da commissario, ha fatto il barista per un anno. Mi ha raccontato cose che preferisco non citare nemmeno. Ma che non mi fanno stupire della promozione di Gratteri. A proposito: oggi hanno promosso pure Canterini.
Io non so se tu lavori e come: credo davvero che certa gente goda di tanti e tali privilegi da non rendersene nemmeno più conto. Credo nei diritti sindacali, ma credo anche che i sindacati dovrebbero porsi qualche domanda e anche darsi qualche responsabilità di più.
saluti