Sgarbi & Cicoria
di Marco Travaglio
Uno aspetta angosciato per quattro anni che il regime se ne vada a casa per cancellarne le vergogne e ripartire da zero, cioè da livelli di media decenza, poi viene a sapere da chi forse verrà dopo che: «sarebbe sciocco annullare tutta la riforma dell' ordinamento giudiziario», anzi questa va «recuperata con qualche modifica» (Giuseppe Fanfani, Margherita); «dire separazione delle carriere non è un'offesa e oggi ci sono le condizioni per farla» (Sandro Battisti, Margherita); «bisogna affrontare il tema della separazione delle carriere» (Paolo Cento, Verdi); occorre «una separazione netta delle carriere fra inquirenti e giudicanti» (Enrico Buemi, Sdi); «nella riforma Castelli ci sono alcuni punti positivi e sarebbe un grave errore arrivare al governo e dedicare la legislatura ad abrogare le leggi» berlusconiane (Giuliano Pisapia, Rifondazione); «nella Castelli ci sono spunti positivi» (Guido Calvi, Ds). Così Massimo Brutti, responsabile giustizia Ds, si ritrova pressochè solo a chiedere quel che invocano tutti gli elettori: e cioè di «azzerare tutto».
Uno aspetta disgustato per 13 anni il giorno in cui un personaggio come Vittorio Sgarbi non metterà più piede in Parlamento, e quando la prospettiva si fa concreta perchè non lo vuole più nemmeno Bellachioma, ecco farsi avanti Er Cicoria, al secolo Francesco Rutelli, a offrirgli alcuni collegi sicuri (per lui e per i suoi preziosi amici, o amiche), in aggiunta a quelli già pronti per altre prestigiose new entry margheritiche, da Manca a La Ganga. Il 27 febbraio '94 Sgarbi diede dei «furfanti» a Rutelli e ai suoi assessori, che lo querelarono. Il 19 marzo '98 definì Rutelli «incompetente». Il 10 maggio '99 tornò a insultare Rutelli, che tornò a querelarlo. Il 26 ottobre 2001 lo definì «ignorante irrecuperabile e irreparabile». Il 12 marzo 2004 giudicò «catastrofica» la relazione di Rutelli al congresso dei Dl: «Relazione priva di ogni contenuto, passione, verità e bellezza. Relazione inferiore allo stesso Rutelli, il che è davvero impressionante». Infatti ora Rutelli se l'è preso nella Margherita. Ma almeno è garantita la continuità col berlusconismo in materia di giustizia e di etica, essendo il critico d'arte un noto calunniatore di magistrati antimafia e anticorruzione,condannato con sentenza definitiva a 6 mesi di carcere per truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato (in tre anni di «lavoro» alla Soprintendenza di Venezia, si presentò in ufficio due giorni). I «valori», in casa Margherita, valgono per l'embrione e le coppie gay. Quanto al VII comandamento, si sorvola. Un po' di pane e cicoria fa bene anche agli elettori, se no si abituano troppo bene.
Uno spera almeno che, con quello che ha scoperto la magistratura e con quel che continuiamo a pagare per il debito pubblico degli anni 80, la si faccia finita per sempre con il craxismo. Invece, ecco affacciarsi l'avvincente prospettiva di un imminente arrivo degli eredi di Bettino. I figli d'arte. C'è chi non dorme la notte, fra gli elettori del centrosinistra, nel timore di non poter votare nemmeno nel 2006 per la simpatica Stefania e per il noto statista Bobo. Ma, se facciamo i bravi, ci regalano pure De Michelis (due condanne, una garanzia). Come dice Ugo Intini, «abbiamo davanti a noi un'opportunità importante, che in qualche modo riprende il disegno politico di Craxi». Sono soddisfazioni. Uno aspetta con raccapriccio quattro anni che se ne vada a casa questa Rai di regime, e quando sembra mancare poco al gran giorno ecco il Komandante Kurzi lanciare in un'idea geniale (si spera per scherzo): «Quasi quasi confermiamo Cattaneo». Ma sì, quello che ha chiuso «Raiot» di Sabina Guzzanti e «Cyrano» di Massimo Fini. Quello che ha messo alla porta un vicedirettore, Oliviero Beha, colpevole di aver chiesto spiegazioni sugli scandali delle pubblicità occulte nei programmi sportivi (in Germania, per un caso analogo, i giornalisti marchettari sono finiti in galera). Quello che ha proseguito l'opera di Saccà come esecutore materiale del diktat bulgaro contro Biagi, Luttazzi e Santoro. Quello che voleva «cacciare a calci nel culo» la Annunziata. Quello che ha trasformato la Rai in un gigantesco servizio d'ordine del premier, con cinegiornali degni della Pravda o della Stefani. C'è da sperare che il prelievo della saliva previsto dal pacchetto antiterrorismo non si estenda agli italiani. Altrimenti, alla Rai, ci vorranno le idrovore.
D'accordo su tutto, assolutamente.
L'unica cosa che Travaglio molto probabilmente fraintende, in un impeto di ottimismo, è che Brutti si ritrovi "pressochè solo a chiedere quel che invocano tutti gli elettori".
Di questo non sono assolutamente convinto, dati sull'affluenza per il referendum ultimo scorso alla mano.
Che poi io di questa brutta storia ho anche parlato tempo fa.
La conclusione è che, tutto sommato, non so se me la sento nel 2006 di mettere la croce, non lo so proprio.
Tu?
un articolo di robecchi di qualche tempo fa...scusate se il post e' lungo.
Tolleranza zero
ALESSANDRO ROBECCHI
Ormai è emergenza immigrazione. Una vera e propria invasione, quasi un assalto, che la cronaca impietosa registra sbarco per sbarco. Anche ieri quattro grossi natanti gremiti all'inverosimile sono approdati sulle coste della Margherita. Impauriti e infreddoliti, disperati che vengono da partiti lontani dove non c'è più da mangiare e non esiste democrazia. Qualche imbarcazione si perde nell'andar per mare e sbaglia approdo, o finisce in minuscole isolette, tipo i Repubblicani della Sbarbati. Molti passano interi mesi di disperazione e speranza in alcuni centri di prima accoglienza, come il gruppo misto della Camera. Altri, più astuti, chedono asilo politico presso la Pia Opera Mastella, che, avendo le porte girevoli, garantisce un'uscita rapida e indolore quanto l'entrata. Altri ancora, appena messo piede a terra dalla traballante scialuppa, fanno gli amiconi e cominciano a vantare amicizie: ehi! Io sono amcio di Minoli! Ehi! Io ho bevuto un caffè con Freccero! E' una nuova ondata di immigrazione, gente che farebbe di tutto per avere un permesso di soggiorno nel centrosinistra. Peggio ancora: questi nuovi immigrati da Forza Italia, da An, non vengono a fare lavori "che gli italiani non vogliono più fare". Anzi: vogliono fare l'assessore, il deputato. Quello che è sbarcato dalla Sbarbati vuol fare il sottosegretario. E' chiaro a tutti che occorre una legge. Ma forse basta adottare la Bossi-Fini. Aiutiamoli a casa loro. Sono istituiti speciali campi profughi in Forza Italia. Il leader di quel grande Paese si impegna a recintare e attrezzare alcuni spazi sul suo territorio per impedire ai suoi cittadini - o a quelli in transito - di lasciare Forza Italia verso le coste della Margherita, dei Ds o dell'Udeur. Pene severe per gli scafisti. Chi in qualche modo sfrutta i poveri immigrati che rischiano di perdere la trasmissione in tivù o il collegio elettorale, è condannato a pene severissime e raccapriccianti (abbonarsi alla rivista Area, per esempio, o sostenere Scapagnini a Catania).
Impronte digitali. Pur rendendoci conto che si tratta di una pratica antipatica, adottare riconoscimenti biometrici sarà inevitabile. Come ci ha insegnato il loro leader, questi immigrati da Forza Italia cambiano connotati. Possono tirarsi gli occhietti, eliminare le rughe e persino trapiantarsi i capelli, quindi la foto sul passaporto non basta.
Contratto di lavoro. Per sbarcare senza problemi sulle coste della Margherita l'immigrato di Forza Italia dovrà dimostrare di avere una chiamata diretta, un contratto di lavoro (minimo: portaborse, massimo: sottosegretario) e un mazzetto di voti (minimo 5.000, massimo 25.000). Per i presidenti di enti, authority, commissioni parlamentari è istituito un apposito sportello.
Ricongiungimenti familiari. Prima di chiamare la moglie, i figli, i nipoti e tutti i parenti, l'immigrato da Forza Italia alla Margherita dovrà restare cinque anni all'interno del partito, senza mai uscire, preferibilmente destinato ai lavori più umili.
Compatibilità culturali. L'ondata di immigrazione riguarda culture molto diverse dalle nostre, come Forza Italia e An. Oppure minuscole minoranze etniche, i repubblicani di La Malfa, o scherzi del destino, i socialisti di De Michelis. E' bene che questi immigrati capiscano bene i fondamenti culturali, seppur vaghi, di chi li ospita. Si promuovono dunque esami di idoneità con piccoli test mirati. Dov'era quando si votava la Cirami? E la Gasparri? Come si dichiarò al momento di votare la legge 30 sul lavoro sfigato? Qual è la sua posizione sulla devolution? Si raccomanda massimo rigore in queste prove scritte.
Ordine pubblico. Queste righe sono molto delicate, e addirittura rischiose per un giornale di sinistra come questo (addirittura comunista!). Eppure bisogna affrontare il problema senza timori. Sia chiaro a tutti che questa ondata di immigrazione non porta brave persone in cerca di un futuro migliore. Moltissimi di quelli che sbarcano oggi, apparentemente affranti e spaventati, sulle coste della Margherita hanno per quattro lunghi anni impoverito il Paese, gestito la cosa pubblica come un affaruccio privato, orchestrato ed eseguito la propaganda. Hanno applaudito le peggiori stupidaggini e partecipato alle convention. Hanno rilasciato dichiarazioni a favore della riforma Moratti e sputato su tutto ciò che è pubblico. Dunque, attenzione. Le nostre ben note posizioni umanitarie non devono farci abbassare la guardia. La politica dell'accoglienza non deve rivelarsi un'amnistia generalizzata.
(alessandro robecchi)
vorrei parlare con il dott.Sgarbi potrei avere il suo recapito email?E una questione che solo lui mi può aiutare