Noi saltiamo i pasti...
Cara Unità, mi chiamo Patrizia Baschiera, lti leggo tutti i giorni (quando ho i soldi per acquistare il giornale) e sono iscritta ai Ds. Convivo con un compagno, Stelio, anche lui iscritto ai Ds e sono (siamo) disperati. Il suo stipendio non ci basta più per vivere. Fino al dicembre 2004 le cose non andavano male: Stelio lavorava all’Iveco (ha un’anzianità aziendale di 31 anni) e faceva la notte fissa, poi il suo settore (pulizie) è stato venduto ad una piccola azienda (come permette la legge Biagi) e questa azienda ha problemi finanziari per cui ha eliminato il turno di notte, così, da un giorno all’altro, con il consenso dei sindacati confederali. Come conseguenza Stelio si è trovato a dover fare i turni di giorno e da allora prende 500 euro in meno al mese (1 milione parlando in lire); addirittura, a fine luglio, ha ricevuto uno stipendio di 500 euro: è una catastrofe. Facciamo molti sacrifici, ma i soldi non bastano perché la vita è troppo cara. Ora, per esempio, siamo rimasti senza un soldo (come si fa a vivere con 400 euro, poichè 100 ho dovuto darli all’amministratore)? È brutto a dirsi, ma saltiamo i pasti o mangiamo solo pane. Nessuno ci aiuta: a Torino la solidarietà sembra scomparsa anche tra vicini di casa ed amici. Io sono disoccupata: ho la maturità magistrale ed il diploma di traduttrice, conosco bene l’inglese ed il francese, la videoscrittura, Internet, sto imparando ad usare Word ed Excel , ho una buona esperienza lavorativa ma non è assolutamente sufficiente. Collocamento zero, Agenzie di Lavoro Interinale niente (sono troppo vecchia), URP del Comune idem; sono più che disponibile a lavorare in un ristorante, bar, pizzeria, ad aiutare un ambulante al mercato, fare la spesa e cucinare per un anziano, fare la commessa ma niente, tutti rispondono: «c’è crisi, il mercato del lavoro è quello che è…». In questo Paese per i disoccupati non c’è nulla, un disoccupato è una sorta di «niente». Se le cose non migliorano, prenderemo appuntamento al consolato svedese ed andremo a vedere se c’è ancora una minima possibilità di lavoro in Svezia: nel caso in cui ci sia, forse lasceremo questo Paese che ci è diventato estraneo, non sopportiamo più.
Patrizia Baschiera