La storia di Piero Rattazzo
di Davide "Atomo" Tinelli
Piero Rattazzo è nato a Calosso d'Asti il giorno 8 gennaio del 1937 da famiglia contadina che coltiva un podere nel Monferrato prevalentemente a vigna.
A diciassette anni lascia il lavoro nei campi e si trasferisce a Milano. E' il 1954 e Piero trova impiego come barista presso uno dei luoghi che diverranno storia nella nostra città: la Crota Piemunteisa di Via Sacchi.
Lavora per questa catena di locali tipici per diversi anni e, divenuto direttore, girerà le varie sedi di Piazza Beccarla, Via Pontaccio, Via Rasori.
Nel 1958 apre il suo primo negozio a conduzione famigliare in Via Sabotino 14.
E' una trattoria con mescita di vino, buona parte del quale di provenienza dal podere del Monferrato, con la madre in cucina.
Nel 1962 apre il negozio di Corso di Porta Ticinese 83, le Cantine Rattazzo, dove vende vino fino al 1971 quando, allargando il locale, imposta la trattoria che conduce insieme alla moglie ed ai figli ancora oggi.
Gli anni 60 sono tempi di fermento politico e culturale ed il popolare quartiere del Ticinese diventa l'epicentro della discussione dei movimenti e dei gruppuscoli che caratterizzeranno la scena politica della città. Tra le case di ringhiera si aprono sedi di partiti, associazioni, collettivi, librerie, stamperie ed editorie, piccoli studi d'arte. La trattoria diventa il fulcro di ogni attività, luogo dove ristorarsi e dar vita ad interminabili discussioni, confronti anche accesi ma, con la sapiente regia di Piero, la saggezza dovuta alla tradizione contadina, territorio neutro, pacificato. Qui si incontrano gruppi e posizioni in contrapposizione che nelle piazze di quegli anni si trasformano spesso in atti di violenza ma che nell'extraterritorialità della trattoria riescono, seppur in cagnesco, a convivere. I nomi e le sigle sono quelle dell'epoca e vanno da Avanguardia Operaia al Movimento Studentesco, da Lotta Continua a Contro Informazione, all'Autonomia, al PCI ecc..
Nel 1972 nasce alle Cantine Rattazzo un rito tipicamente ambrosiano che nella sua evoluzione resiste tutt'oggi ed è imitato ormai in tutta Europa: happy hour ovvero, nell'epoca della globalizzazione, l'ora dell'aperitivo.
Dai 25 ai 30 kg di pane tagliati ogni sera e disposti sul bancone,a disposizione degli avventori, infarciti di acciughe, tonno, mortadella e salumi e poi uova sode e, quelle che entreranno nella storia della gastronomia meneghina, le mitiche polpette di Rattazzo.
La classica ricetta dei mondeghili milanese sapientemente lavorata.
Nella trattoria si ritrovano pittori come Baratella, Spadari, De Filippi, Amadori, Crociani, Schifano…politici come Toni Negri, Valpreda, Sofri, Bonpressi, Pietrostefani, Viale, De Aglio, Mentana, Salvini, Liguori, Ferrara, Pisapia, Cafiero, Cossutta, Russo Spena, Gay…e poi comici come Rossi, Gino e Michele…scrittori ed editori come Dazieri, De Luca, Colaprico, Capisani, Philopat, Nico Colonna e storici librai come Primo Moroni…anche uno dei banditi più famosi di Milano come Vallanzasca ha pranzato da Rattazzo.
La sua trattoria è aperta a tutti e un piatto di pasta non è mai negato a nessuno specie alle persone più indigenti e bisognose che da sempre sanno che Piero, se può e come può, aiuta chiunque.
E' da una riunione alla mensa di Piero che nasce l'agenda diario più famosa d'Italia: Smemoranda.
Nel 1999 Rattazzo sconta 20 giorni a San Vittore, esperienza tremenda che gli permette di conoscere l'ambiente carcerario e, parole sue, l'immensa umanità che vi è rinchiusa. Lì conosce Don Alberto, parroco del carcere, con il quale mantiene i contatti e rifornisce costantemente di mazzi di carte da gioco, radioline, magliette e francobolli che vengono distribuiti tra i detenuti.
Una storia, una trattoria, un'umanità lunga 43 anni nel Ticinese dove sono passate generazioni che rappresentano uno spaccato importantissimo della nostra società.
Salute Grande Piero.
Da un vecchio affezionato avventore goriziano.
Igor
mitico rattazzo!
ti porto nel cuore.
forza tutta, da un'affezionata nostalgica trasferitasi da qualche anno in Irlanda!!
p.s.: come dimenticare le tue polpette, le bruschette divorate con amici e sconosciuti tra birre e allegre chiacchiere.
Vorrei ricordare che il "povero" piero è anche il proprietario di tutto l'edificio dove c'è il bar rattazzo e, credetemi, si tratta di milioni di euro. Aggiungo che il bar rattazzo è stato per molti anni un bella "piazza" per molta gente
Piero mi ha sempre dato l'idea di una persona testona forse un po' burbera ma genuina e buona...proprio come il vino è...amabile e sincero, ma soprattutto è umano!e credo che sia questo il vero motivo del perchè cosi tanta gente ci andasse sempre.
In una milano ormai sempre più globalizzata dove l'apparire conta più dell'essere,diciamo pure che il bar rattazzo era un'isola felice!
Un luogo dove ciò che conta non sono gli arredi del design più famoso o l'alto costo della birra media a fare la fortuna di un locale ma il cuore e la passione...grazie piero e buona sorte!
Accipichia! mia figlia Ilaria stava cercando su Google informazioni, foto etc. sul nostro cognome, quando ..ecco che appare il blog del Bar Rattazzo.
Forse non dovrei stupirmi più di tanto, ma considerato che siamo in pochi a portare questo cognome, la sorpresa è stata tanta.
Prometto di fare un salto appena vengo a Milano, sia per fare quattro chiacchere, che per gustare la tua cucina.
Dimenticavo, ho pure un bimbo che ha compiuto tre anni il 10 gennaio che si chiama Pietro.
A presto
Grande Piero, e' una vita che non passo da te, magari manco ti ricordi di me, sei il migliore barista di Milano!
SALUTI COMUNISTI
adoro il bar Rattazzo e Piero, anche se sono di Napoli e ci sono stata solo due volte. Come dimenticare le polepette!!!
E' mitico, come il suo padrone.
Laura