Il Caimòna e il Mangano
di Marco Travaglio
Nell’associarci all’invito rivolto da Diego Della Valle (colonna marchigiana delle Br) ad amici e parenti di Bellachioma perché gli stiano vicino in questo momento di stanchezza che dura da 12 anni, ci permettiamo di aggiungere un'esortazione: chiunque incroci Bellachioma sulla sua strada, lo saluti con queste precise parole: «Viva Mangano». O anche soltanto con questa parola: «Mangano». Il ricordo dello stalliere di Arcore è sempre nel cuore del nostro premier. Eppure, inspiegabilmente, il solo evocarne il cognome provoca in lui reazioni inconsulte. È vero che finora chiunque abbia osato farlo non ne ha tratto un gran giovamento. Lo citò Paolo Borsellino nella sua ultima intervista a due giornalisti francesi, il 21 maggio 1992: 59 giorni dopo saltò in aria. Lo citarono Biagi, Santoro e Luttazzi nel 2001, poi il padrone di casa dello stalliere mafioso li eliminò seduta stante per «uso criminoso della tv pubblica». L'altroieri a Genova un passante ha visto Bellachioma e gli è venuto spontaneo salutarlo con un affettuoso «Viva Mangano!». Il premier è sceso dalla Berlusmobile, gli ha puntato il dito contro scambiandolo per Della Valle e l'ha apostrofato col tipico linguaggio istituzionale: «Lei non si deve permettere! Coglione!». Poi Bellachioma ha accusato la sinistra di «schierare gli squadristi contro di me» e di «tollerare la violenza nei miei confronti». Quali violenze abbia mai subìto - a parte il famigerato treppiede di piazza Navona - non è dato sapere. Si sa invece che Mangano, quando lavorava ad Arcore, arrotondava lo stipendio col traffico di droga, i sequestri di persona, le estorsioni e qualche bomba (due attentati alla villa di Via Rovani furono attribuiti a lui dal Cavaliere e da Confalonieri), dopodichè fu condannato a 11 anni al maxiprocesso di Falcone e Borsellino, rimase in carcere fino al 1991 e quando uscì fu premiato per il suo prezioso silenzio con la promozione a boss della famiglia palermitana di Porta Nuova, quella di Pippo Calò. E tornò subito a frequentare l'amico Dell'Utri, andando a visitarlo due volte nel solo novembre del '93 a Milano, negli uffici di Publitalia, dove stava nascendo Forza Italia. Insomma, più che di cavalli, lo strano stalliere seguitava a occuparsi amorevolmente del Cavaliere. «Per me Berlusconi era proprio come un parente - dichiarò il 14 luglio 2000 - e la fiducia che aveva in me era pari a quella che io avevo in lui e nella sua famiglia. A Berlusconi ci voglio bene, fino ad oggi. È una persona onesta». Poi, nove giorni dopo, spirò. Era appena stato condannato in Assise a due ergastoli per omicidio, ma non ebbe la soddisfazione di vedere il suo pigmalione tornare a Palazzo Chigi. Almeno una corona di fiori della Presidenza del Consiglio l'avrebbe meritata. Invece, sulla sua tomba, Silvio e Marcello non lasciarono neppure un fiore.
Ora la storia si ripete: gli amici mafiosi della famiglia di Arcore hanno una spiccata tendenza a defungere alla vigilia delle elezioni. Se prima di quelle del 2001 morì Mangano, il 28 febbraio di quest'anno se n'è andato Gaetano Cinà per un infarto: condannato per mafia insieme a Dell'Utri dal Tribunale di Palermo, era celebre per la sua parentela con la famiglia di Stefano Bontate e Mimmo Teresi, per la sua affettuosa amicizia con Dell'Utri che lo ospitava spesso in casa sua e lo chiamava «Tanino», e per aver spedito a Berlusconi una cassata di 10 chili con lo stemma di Canale5 in zucchero caramellato per il Natale del 1986. Sabato 18 marzo ci ha lasciati anche Cosimo Cirfeta, il boss della Sacra Corona Unita imputato con Dell'Utri per un presunto complotto di falsi pentiti: gli è stata fatale, nella sua cella a Busto Arsizio, un'inalazione di gas dal fornello per il caffè: aveva appena annunciato ai giudici di Palermo di voler parlare. Nemmeno sulle tombe di Tanino e di Cosimo si troverà un mazzolin di fiori targato Arcore. La gratitudine non è di questo mondo.
Spetta dunque ai cittadini onesti rievocare la memoria di questi martiri della libertà, perseguitati fino alla tomba per aver servito fedelmente il Cavaliere e i suoi cari. Ecco perché è cosa buona e giusta salutare il Cavaliere con un cordiale «Mangano», o «Cinà», o «Cirfeta». Se lui poi risponde «coglione» o - a seconda del luogo dove si svolge il colloquio - «piciu», o «pirla», o «vammoriammazzato», o «ostia d'un mona», o «'sta minchia», o «soccmel», o «li mortacci tua» non è il caso di impressionarsi. Vuole solo dimostrarci come si commuove un moderato
vorrei avere la decima parte della testa di Travaglio..grandioso, come sempre.
Nel dicembre 1974 si svolse una memorabile cena ad Arcore. Fra i commensali Fedele Confalonieri, Silvio Berlusconi, Vittorio Mangano ed il Principe D´Angerio. All´uscita della villa il D´Angerio subi´ un tentativo di rapimento che falli´ perche´ i rapitori andarono a sbattere fuori strada con l´auto a causa della nebbia. Uno di loro perse la carta d´identita´ e fu cosi´ possibile risalire alla matrice del fallito rapimento: tutti uomini di Cosa Nostra.
I carabinieri di Arcore informarono Berlusconi dei precedenti del Mangano, affermando che poteva esser stato il basista del gruppo di rapitori.
Il 1 settembre 1976 Vittorio Mangano varco´ la porta del carcere, in conseguenza di una condanna per altri reati. Sapete dove elesse il suo domicilio? Villa San Martino, Arcore. Erano passati 18 mesi dalla fredda notte di dicembre 1974.
strepitoso davvero, Cristina.
Carolina
Eh... che barba la nebbia padana, non si può lavorare..
come diceva a Strasburgo uno statista di bassa statura: "... forse non hanno visto il sole della bella Italia...".
Che si riferisse al sole di Corleone e della Sicilia?
PS: Ma non c'è uno straccio di video/audio della "coglionatura"?
Grande Travaglio.
per mia colpa e per ignoranza l'ho scoperto solo da qualche mese.
Sto recuperando e mi sto facendo una cultura(il 2006 e' l'anno delle illuminazioni x me evidentemente)...
Chissa' dove ero prima...chiedo venìa e mi avvilisco di quanti non hanno la testa,l'intelligenza, la cultura e la pazienza di leggere qualche libro invece di vedere tv e calcio.
Sarà che in molti sono impegnati a cercare lavoro per sopravvivere che non fanno attenzione a certe cose...
Grande Travaglio, dovrebbero clonarlo e mandarlo nelle case di ogni cittadino itaGliano affinchè riesca a capire certe cose senza troppa fatica. Visto che l'alternativa sarebbe mandare una copia dei suoi libri ad ogni famiglia (oh, se lo manda Bellachioma il libro nessuno dice niente...) anche se purtroppo la scena a cui assisteremmo sarebbe drammaticamente simile a questa: "Regime? L'odore dei soldi? Eccheccazzo sono 'sti mattoni?!? ... Cammelo, buttameli nel camino che c'ho freddu. E accendi u'televisore che inizia i'Grande Fratellu".
piu' che clonato, Travaglio andrebbe protetto...anche dalle violenze verbali di chi lo accusa di essere un forcaiolo, l'Italia è uno strano paese, dove chi dice maree di balle viene creduto, e pure votato, chi invece dice la verità, viene insultato o peggio, ignorato.
È lui o non è lui?
www.break.com/index/primeminister.html
(grazie a noantri.splinder.com)
Buonasera a tutti,
ieri mi sono tolto uno sfizio...innoquo...ho scritto alla presidenza del consiglio...non direttamente a lui...difficile trovare un suo indirizzo e-mail diretto...ma all'indirizzo
"redazione.web@governo.it" il seguente testo "Buongiorno, vorrei salutare il presidente prima che se ne vada di lì, Viva Mangano"...non che serva a molto ma mi sono sentito un po' più leggero. Mi raccomando, chi volesse tifare Mangano allo stesso indirizzo stia attento alle parole che usa...Cordialmente