«Se Fortugno resta fuori per noi è come fare 13»
Il duello per la candidatura con il collega della Margherita Crea
E dopo l'elezione il presunto mandante disse: «Bastardi... »
di Enrico Fierro
CI VORREBBE la penna di Sciascia per raccontare "il contesto" dell'omicidio di Francesco Fortugno. La Locride e il suo mare splendente, le montagne aspre e inaccessibili, gli uomini, i loro interessi, la politica e le logiche del dominio. Il caposala dell'ospedale fortino del potere che ordina e dispone più e meglio di un grande primario. La sua famiglia imparentata con le 'ndrine nobili di Africo, la sua innata vocazione di grande elettore ora per Alleanza Nazionale, ora per l'Udc, ora per l'Udeur. La Margherita, ultima passione. E l'onorevole amico e protettore che doveva far rieleggere a tutti i costi. Gli aveva sistemato il figlio nella sua segreteria, ma non gli bastava: lo doveva portare a Catanzaro, alla Regione, solo così avrebbe potuto continuare ad essere un uomo che conta dentro l'ospedale, nella Asl più mafiosa d'Italia e nel paese. Infine l'odio, il rancore cieco per chi quei progetti aveva demolito. Un altro medico: Francesco Fortugno. Pure lui della Margherita, pure lui candidato alla Regione. Proprio come l'onorevole amico, Domenico, Mimmo Crea. E allora, vale la pena leggerle con attenzione le 402 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare contro i «mandanti» (presunti, ovviamente) dell'omicidio Fortugno, firmata dal gip Maria Grazia Arena e che raccoglie l'inchiesta dei pm antimafia Marco Colamonici e Giuseppe Creazzo.
L'omicidio Fortugno fu un delitto annunciato? Forse. Fortugno era un uomo solo? Sicuramente. Come Aldo Moro - ha detto qualcuno - come Marco Biagi - hanno scritto altri - ad un certo punto della sua vicenda umana viene lasciato solo dalla politica. È il 2004, il governo regionale calabrese di centrodestra scricchiola tra scandali e fallimenti. Mimmo Crea, che è politico accorto e dal fiuto fine, capisce che la destra è al capolinea. E fa la cosa più giusta per un uomo di potere: cambia cavallo. Lui che è stato assessore nelle giunte di centrodestra per ben tre volte, vuole passare armi e bagagli nella Margherita. Lo può fare: gestisce un pacchetto di voti personali che nessuno si può consentire di rifiutare. Ma bisogna fare presto, perché interi pezzi del vecchio sistema di potere calabrese stanno già traslocando. C'è un solo ostacolo che si frappone a quel cambio di casacca, Franco Fortugno. Lo conferma una telefonata che vede come protagonisti un tale Autelitano Giuseppe e Luigi Meduri, oggi sottosegretario alle Infrastrutture, in quel periodo leader della Margherita in Calabria. È il 30 ottobre 2004. All'omicidio Fortugno mancano 351 giorni.
Meduri: «Abbiamo parlato di Crea, là solo Fortugno si oppone. E anche quel cretino di Loiero (Agazio, poi eletto presidente della Giunta regionale, ndr) ha fatto qualche battuta».
Passano appena ventisette giorni e le angosce di Mimmo Crea cessano di colpo. L'ingresso nella Margherita è cosa fatta. I voti non hanno odore, e quelli di Crea pesano. Quando Francesco Fortugno fa presente ai dirigenti del suo partito l'inopportunità di candidare uno come Crea, riceve una risposta che non ammette repliche. «Ma tu te la senti di togliere 14mila voti al partito? Questo tanti ne ha presi l'altra volta». È il 26 novembre 2004, Crea al telefono col suo amico Pinuccio è raggiante:
Crea: «Allora, tutti nella Margherita siamo».
Pinuccio: «Minchia muore Fortugno».
Crea: «Ora ci può venire l'infarto».
Pinuccio: «Ah, ah, ah» (notazione: sono risate).
Sì, Franco Fortugno era molto contrario alla candidatura di Crea, lo racconta la moglie, Maria Grazia Laganà, ai pm quando la interrogano il 17 febbraio del 2006, quattro mesi dopo l'assassinio. «Mio marito, durante la formazione della lista, ebbe qualche perplessità su qualche candidato. Sia di opportunità politica, sia di trasparenza. Diceva accertatevi bene se c'è qualche problema giudiziario in corso. Gli dissero che la cosa si era chiusa. Io ebbi a dire che avevo un po' di timore. Loiero in parte condivideva queste perplessità, poi con Loiero incontri non ce ne furono più». Per Mimmo Crea la candidatura era cosa fatta. L'elezione vicina. Perché, gli rivela l'amico Raffaele in una telefonata, «mi diceva Gigi Meduri che Ciccio Fortugno ha litigato con la famiglia, con Sergio Laganà. Quindi speriamo che sarete voi. Perché uno ne prende la Margherita». Insomma: la candidatura di Fortugno, che secondo il racconto avrebbe litigato con la potente famiglia della moglie, i Laganà (grandi elettori della Dc, a suo tempo), è ad un certo punto in forse. Continua l'amico Raffaele: «La lotta è tra voi e Fortugno, no?». E Crea, sicuro di sé: «Non c'è proprio paragone». Povero Fortugno, povero illuso che in quelle ore riflette su quanto strana sia la politica nella sua Calabria. Sul trasformismo degli uomini buoni per ogni bandiera, sulle logiche del potere... Pensieri inutili. L'8 gennaio del 2005, Mimmo Crea chiama il suo amico Pinuccio. È al settimo cielo.
Crea: «Io faccio parte della Margherita. A Fortugno "ci scinniu mali". Sono venuti da Roma, c'era Loiero, c'era Gigi Meduri e si è sancito che io devo scendere con la Margherita. Abbiamo fatto la conferenza stampa».
Povero Fortugno, voluto in lista dal suo partito. Ma sostenuto solo da pochi. È un ingenuo, uno che non capisce la politica. Parola di Gigi Meduri in una chiacchierata con Crea del 2 febbraio 2005.
Crea: «Mi pare un partito di merda questo, Gigi. Dove non si capisce un cazzo di politica».
Meduri: «Io mi meraviglio di Ciccio Fortugno che è un idiota (nota: impreca)... l'ho scoperto, non lo sapevo che Ciccio, che è una brava persona, ma non capisce niente. Comunque... ».
Ma sì, una brava persona. Che si ostina a non capire. Lo candidano, Fortugno, ed è lotta dura per le preferenze dentro il suo partito. Alla fine viene eletto. 8548 voti Fortugno. 8204 Crea. Un distacco di soli 344 voti. In Calabria dicono che a fare la differenza sia stato l'intervento del candidato presidente Agazio Loiero. Che appoggia Fortugno a Reggio, a Villa San Giovanni. E non solo perché il medico è suo amico, ma forse anche per sbarrare la strada a Crea. Certo, Loiero era apparso un po' freddo, troppo distaccato nell'impedire l'ingresso dell'ex assessore regionale nella Margherita. Anche dopo le sollecitazioni di Fortugno, appoggiato nel no a Crea solo «fino ad un certo punto da Loiero», notano i magistrati. Forse era una strategia. Forse Loiero aveva deciso di sostenere Fortugno nel momento decisivo: quello del voto. E forse ancora perché aveva compreso le ambizioni di Crea. Che sono riassunte in questo colloquio del 28 febbraio 2005 tra due suoi collaboratori. Crea, dicono «sale sicuro..., se poi come pensa arriverà primo per cui sarà assessore, staranno li davanti alla sua porta. È come fare 13».
Mimmo Crea è deluso per la sconfitta. Sandro Marcianò, il caposala, semplicemente furioso. E si sfoga in una telefonata del 6 aprile 2005, subito dopo le elezioni, con lo stesso Crea.
Marcianò: «Ti giuro, mannaia alla M... che sono due giorni che non dormo. Che il "tavor" mi sto prendendo la sera».
Crea: «Che ti viene da uscire pazzo. Perché la gente ci ha preso in giro».
Marcianò: «È bastarda, bastarda. Noi non avevamo rappresentanti di lista, lui, invece (sta parlando di Fortugno, ndr) questo cornuto li aveva in ogni sezione... ».
Il seguito, per come viene raccontato nelle carte dell'inchiesta, è la storia dell'odio crescente di Marcianò. Che incarica il suo compare Salvatore Ritorto di organizzare l'uccisione. Non è una vendetta: i motivi, racconta Domenico Novella, il secondo pentito dell'inchiesta, sono «politici». Il 16 ottobre 2005, Francesco Fortugno, vicepresidente del Consiglio regionale calabrese, viene ucciso. Ad accompagnare il killer, secondo i magistrati, è Giuseppe Marcianò, ex collaboratore della segreteria di Mimmo Crea, e figlio si Sandro Marcianò, detto Santo. «È stato Fortugno a "giocare in casa" dei Marcianò come avversario diretto facendo loro subire l'onta della sconfitta... È stato per causa del successo elettorale dell'on. Fortugno che egli ha visto sfumare tutte le aspettative che nutriva non solo sul futuro del figlio ma anche sul suo futuro personale», scrivono i magistrati. I quali ricordano che «il potere clientelare» di Marcianò era fondato sul «rapporto instaurato con il Crea e, quindi, alle fortune di quest'ultimo indissolubilmente legato».
Domenico Novella, Micareddu, classe 1976, di professione «bravo ragazzo», è nipote dei Cordì, la famiglia di 'ndrangheta più importante di Locri. I magistrati non credono fino in fondo alla tesi della estraneità della 'ndrangheta al delitto. Cercano un mandante di livello superiore. Politico e mafioso. Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso: «Abbiamo fatto passi avanti, ma non mi accontento di un movente così riduttivo per un delitto così eccellente». Lo ha scritto il gip nella sua ordinanza contestando le parole dello stesso Novella. Che aveva detto: «La famiglia Cordì non perché la voglio coprire però i Cordì ormai a Locri non contano più niente... Questo lo so io perché se io faccio una cosa vado a sparare ad una parte non gli passo parola... Non gli devo passare parola non gli vado a dire cose ai Cordì». Non ci crede il gip, non ci credono i pm. Le parole di Novella sono «tese - allo stato - ad evitare il più possibile il coinvolgimento nelle dichiarazioni accusatorie della famiglia "madre", allo scopo di non cagionare più rilevanti ripercussioni dalla sua scelta di collaborare con la giustizia». Quindi, sul punto, le parole del pentito appaiono «non credibili e palesemente contraddette dalle altre risultanze del procedimento».
In conclusione: Francesco Fortugno è morto, Domenico Crea gli è subentrato in Consiglio regionale. Contro di lui, sia chiaro, non ci sono iniziative dei magistrati. Le carte dell'inchiesta raccontano il contesto, la politica in Calabria. Il potere e le sue relazioni. Materiali utili per una riflessione.
Non c'è più speranza. Io che odio il calcio d'ora innanzi guarderò solo partite di calcio, nani, ballerine, culi e tette, giochi a quiz forniti da mamma rai e mamma mediaset. Al diavolo Ballarò, correva l'anno, pseudo TG.
Quando sarò stanco me ne adrò in un paese che, secondo le statistiche, è più libero dell'itaglia: il Congo belga
ci vorrebbe Sciascia decisamente.
Carolina
Certo la penna di Sciascia sarebbe efficace nel descrivere il contesto di quello che è successo in Calabria...eppure, secondo me, lo stesso CV del signor Domenico Crea a ben guardare non scherza per nulla...
Dal sito del consiglio regionale della Calabria:
"Domenico Crea ha ottenuto 8212 alle consultazioni elettorali 2005 della provincia reggina nella lista della Margherita e subentra in Consiglio regionale, in quanto primo dei non eletti, a Francesco Fortugno. Nato a Melito Porto Salvo il 28 agosto del 1951, sposato con due figli, Domenico Crea è dottore in medicina specializzato in Igiene e Sanità pubblica. Ha alle spalle una notevole attività politica e amministrativa: è stato consigliere provinciale eletto nel collegio di Melito Porto Salvo. Già vice dirigente sanitario del Presidio poliambulatoriale di Melito, ha assunto nel 1993 l’incarico di vice direttore sanitario presso l’ospedale “T. Evoli”. Per diversi anni è stato anche vice presidente di minoranza della Comunità Montana versante Jonico Meridionale. Consigliere regionale fin dalla sesta legislatura (ha ricoperto l’incarico di assessore all’Urbanistica ed all’Ambiente nella prima Giunta Nisticò e di assessore all’Agricoltura nella Giunta Caligiuri, in seguito è stato capogruppo del Ccd ), rieletto nella settima, sempre nella lista del Ccd, con circa 9000 voti di preferenza, nella Giunta Chiaravalloti ha ricoperto l’incarico di Assessore al Turismo. Industria Alberghiera. Sport e spettacolo e trasporti. Nel tempo libero, ama leggere libri di medicina e trascorrere piacevoli momenti a contatto con la natura, al mare e in montagna."
..Subentra a Francesco Fortugno..Incredibile...subentra..non una parola..non una frase di riguardo...per il sangue di Fortugno...
Povera Patria
era evidente la responsabilità della margherita, l'avevo anche scritto in un commento su OMB alcuni mesi fa. purtroppo per troppo tempo non si è dato il giusto risalto alle azioni di questo partito.
Loiero dice Crea si dimetta dalla politica, lo faccia anche lui insieme a fuda.
http://www.repubblica.it/2006/06/sezioni/cronaca/arresti-fortugno-mandante/vedova-fortugno/vedova-fortugno.html
Perchè succede questo, forse l'evoluzione delle indagini può devastare non solo la Regione Calabria, riportandola al voto, considerato le ambiguità dei vari loiero e crea, ma anche indirettamente il governo prodi considerato che ci sono elementi come meduri e fuda, al suo interno.
Purtroppo, alzare il livello delle indagini non conviene a nessuno, ecco quindi che la domanda della dr.ssa Laganà diventa un inquietante denuncia alla democrazia di questa paese, perchè il PM Creazzo è stato promosso allontanandolo da Reggio Calabria?
Sono in Calabria e,come pulce,posso saltare di qua e di là senza chiedere il permesso a nessuno:Ho fatto un salto a Locri stasera:nessuna mobilitazione di coscienze,nessuna manifestazione,nessuna dichiarazione da coloro che si sono stracciate le vesti per due mesi dopo l'omicidio Fortugno.Mi aspettavo di vedere e sentire tanta indignazione dopo gli ultimi sviluppi,ma nessuno ne parla.Nemmeno nelle sedi dei sindacati,nemmeno nelle scuole.
E' FORSE TABU LA DELINQUENZA POLITICA? E' TABU MANIFESTARE ED INDIGNARSI CONTRO DI ESSA?
La soluzione ai mali della Calabria è la militarizzazione dell'intera Regione. Mandiamo da anni i nostri soldati a morire a Kabul, Bagdad, in Kosovo... MA NESSUNO SI E' ACCORTO CHE LA GUERRA CE L'ABBIAMO IN CASA???
E' ora di scolgiere il consiglio regionale, quelli provinciali e di presidiare i Comuni, le coste, di sradicare con la FORZA questo male atavico che spinge in basso la Calabria. Fermiamo gli appalti, blocchiamo i finanziamenti, poichè se questi tizi sono i "getori" dei soldi che devono garantire un futuro a questa regione, noi calabresi un futuro potremo avercelo solo "SCAPPANDO" da questo verminaio.
Che la mia preghiera giunga al Presidente NAPOLITANO: "Ci mandi l'esercito...ci salvi dalla "MORTE SICURA".
in Calabria con il turismo la disoccupazione sparirebbe,se solo volessero,le nuove generazioni,potrebbero gettarsi alle spalle tutte le croneche bere vissute.proiettate nelle sale sociale documentari sullo sviluppo turistico delle spiagge e dei monte del nor d'italia,fatelo spesso e vedrete che forse qualcosa cambiera.