Quale risposta
di Fernando Liuzzi
C’è un aggettivo che, in questi giorni, ha avuto grande successo nelle cancellerie di mezza Europa. Un aggettivo usato per qualificare la reazione di Israele agli attacchi subiti lungo la frontiera libanese. Reazione che, secondo tale diffuso giudizio, sarebbe «sproporzionata».
Dico subito che considero tale giudizio fuorviante. Per definire così una data azione politica bisognerebbe infatti chiedersi: sproporzionata rispetto a che cosa? E qui sta il punto.
Se uno pensa che l’attacco patito dalla pattuglia israeliana che bordeggiava il confine libanese sia un atto di terrorismo messo a segno da una banda armata denominata Hezbollah, concluderà facilmente che i ripetuti bombardamenti con cui l’aviazione israeliana ha colpito l’incolpevole pista dell’aeroporto civile di Beirut costituiscano, per l’appunto, una reazione «sproporzionata».
Temo, però, che le cose siano più complicate.
Cominciamo col dire che Hezbollah, il “Partito di Dio”, non è solo una banda armata. È una singolarissima e modernissima creatura politica, un po’ organizzazione fascisteggiante, un po’ movimento islamista in versione sciita, un po’ formazione militare. Come partito, sta nel governo dell’infelice Paese dei cedri. Come movimento sciita, ha un rapporto privilegiato con gli ayatollah di Teheran. Come milizia, possiede migliaia di “razzi” capaci di colpire obiettivi posti a decine di kilometri dalle basi di lancio.
Ma questo è il meno. Il peggio è una delle tante conseguenze negative dell’azione politica di Bush. Una conseguenza - a quel che pare non prevista dagli strateghi di Washington - dell’intervento militare in Iraq. Intervento che non ha solo deposto Saddam Hussein ma che, non essendo ancora stato capace di sostituire al regime ba’athista un nuovo equilibrio politico, ha provocato un effetto inatteso: quello di mettere almeno provvisoriamente l’intero Iraq, inteso come attore geostrategico, fuori dalla scena politica mediorientale.
Di conseguenza, senza che ci sia più il diaframma iracheno, c’è un nuovo vicino di casa che bussa con impazienza alle porte di Gerusalemme, terzo luogo sacro dell’Islam. Un vicino di casa, allo stesso tempo, prepotente e ambizioso: l’Iran post-khomeinista di Ahmadinejad. Un vicino di casa che, per di più, ha fatto subito comunella col vero padrone del Libano: la Siria dominata dal clan alawita di Bachir el-Assad.
Ora l’Iran non è un qualsiasi emirato del Golfo. È un grande Paese, ricco e evoluto, con più di 67 milioni di abitanti. Un Paese oppresso da un regime autoritario che cerca di farne una potenza regionale dotata di armamento nucleare.
Inoltre, gli attacchi di Hamas, portati dalla striscia di Gaza, e quelli di Hezbollah, portati dal Libano meridionale, hanno seguito lo stesso schema: prima una pioggia di razzi su obiettivi sempre più interni ai confini israeliani, e poi un attacco volto a fare prigionieri oltre quegli stessi confini.
Probabilmente, i governanti israeliani stanno prendendo seriamente in considerazione un’ipotesi agghiacciante: quella secondo cui chi ha veramente il dito sul grilletto non è lo sceicco Nasrallah, il corpulento capo di Hezbollah, ma Ahmadinejad, l’ascetico signore di Teheran.
Se le cose stanno così, che cosa dovrebbe fare Israele per difendersi in modo “proporzionato” da veri e propri atti di guerra, sia pure asimmetrica? Si tenga presente che lo stesso Israele si è ritirato volontariamente prima dal sud Libano e poi da Gaza. E adesso cosa dovrebbe fare? Accettare tranquillamente che questi due territori diventino basi logistiche di forze militari eterodirette da un nemico audace e spietato?
Il Vicino Oriente, come dice la parola stessa, è vicino all’Europa. Troppo spesso, però, è l’Europa ad apparire terribilmente lontana da quest’area, così travagliata. Lontana moralmente, quando si mostra infastidita più che coinvolta dai conflitti che la lacerano. E lontana intellettualmente, quando non fa alcuno sforzo per aggiornare le proprie capacità analitiche rispetto a un quadro in rapidissimo mutamento. In questo quadro, oggi è di nuovo Israele a essere sotto attacco. Se vuole tentare di avere voce in capitolo, non è dunque a Olmert che il Vecchio Continente deve indirizzare i propri rimproveri.
Cerco di essere il più possibile equidistante dai due stati in guerra, valutando ragioni e torti.
Da parte israeliana si sono sentite (anche) parole di pace e cooperazione. Ma ora i pacifisti israeliani tacciono o gridano la loro preoccupazione di potere sopravvivere agli attacchi terroristici (stamattina Radio24). Da parte palestinese ed araba si sente soltanto l'espressione di un odio profondo contro Israele e la richiesta del suo annientamento.
E' vero il nuovo pericolo viene dal fronte aperto dal governo dell'Iran. Non dimentichiamo che Ahmadinejad ha chiesto di cancellare dalla storia la shoah, perché è una montatura mediatica voluta dagli ebrei e dagli USA.
Se non vogliamo che Israele scompaia e la Palestina diventi una colonia integralista dell'Iran, l'ONU deve interevenire al più presto.
Ovviamente parlare di restituzione dei territori occupati è troppo semplice,quasi banale vero?
Meglio lambiccarci allora su equilibri regionali,sul ruolo dell'europa, sugli errori degli stati uniti e sul terrorismo parola ormai del tutto inutile e svuotata del suo vero significato
Un pò come bombardare un paese, invaderlo e parlare di diritto alla difesa,proprio così,spudoratamente, sapendo che la cortina di fumo alzata a protezione garantisce l'impunità a qualsiasi azione criminale
Le pretese anzi le annessioni territoriali di Israele non si toccano,stà a loro decidere,se mai lo vorranno,quando come e quanto restituire ciò che era di altri.
Le risoluzioni ONU?
Ma non scherziamo per favore
La mediazione europea?
Troppo sbilanciata a favore dei palestinesi
Truppe Onu ?
Israele e' sempre contraria,strano per un paese
che si sente accerchiato dai nemici
Tutto questo,come ho già detto,nell'irrespirabile
cortina di fumo mediatica alzata ad arte e al cui appello non fanno mai mancare la presenza il solito coro di idioti,vili e opportunisti
Ovviamente parlare di restituzione dei territori occupati è troppo semplice,quasi banale vero?
Nel libano è stato restituito tutto, fino all'ultimo centimetro quadro (prigionieri compresi). E questo è il risultato.
Truppe ONU in libano meridionale? Potrebbe anche andare, purchè dotate di facoltà di fare qualcosa (impedire gli attacchi ad israele). Se devono andare lì ad assistere impotenti agli avvenimenti (come avvenne in bosnia) la cosa chiaramente non ha senso.
I territori "occupati" non sono stati occupati ai palestinesi, bensì ai paesi arabi che hanno aggredito + volte israele. Piano piano sono stati restituiti. Sharon, vincendo una forte battaglia interna, ha spedito via i coloni dalla zona di gaza, sentendosi rispondere che i "ritiri unilaterali" non vanno bene.
In conclusione: io penso che l'attacco combinato (sud e nord) sia stato lanciato su ordine di iran e siria e che le motivazioni trascendano ampiamente la questione palestinese. La risposta israeliana, senza dubbio dura, nasce probabilmente da questo. L'unica soluzione è quella di tornare al tavolo delle trattative per risolvere la questione palestinese, ma con la garanzia internazionale che ulteriori attacchi saranno stroncati sul nascere e che siria e iran vengano messe a tacere (in senso metaforico) da tutta la comunità delle nazioni.
L'articolo e' interessante perche' contiene un errore cognitivo grave.
Esso puo' essere usato come esempio di cattiva informazione o anche come esempio di informazione pilotata.
Non conta l'argomento, non sono interessanti i soggetti: e' interessante il modo in cui delle ipotesi vengono proposte come notizia.
Questa e' stata l'impressione che ho avuto leggendo l'articolo. Questo non e' giornalismo, si potrebbe chiamare piuttosto editorialismo.
L'analisi di Liuzzi serve comunque, al di la' della mia percezione, a fornire un punto di vista ulteriore se si vuole costruire una serie di scenari.
Scambiare uno scenario per la realta', non tenendo conto delle probabilita' assegnate allo specifico scenario e' pero' l'errore di cui parlavo prima.
Un esempio simile, di carattere geopolitico, a quello descritto nell'articolo e' trattato in molti testi divulgativi sulle scienze cognitive.
Il piu' interessante e il piu' comprensibile e' quello di Massimo Piattelli Palmarini, intitolato "L'illusione di sapere".
Era pubblicato nella collana degli Oscar Mondadori ma e' ormai fuori catalogo.
Non saper riconoscere questo modo di "ragionare" e' pericoloso e il pericolo amplificato dalla faziosita' che porta a leggere solo quello che conforta il proprio punto di vista.
Ho riportato questo commento anche nel mio blog.
qualcuno saprebbe spiegarmi a che servirebbe una forza Onu nel sud del Libano? non abbiamo attacchi di terra, a quanto ne capisco.
Anche l'Unità è scesa in guerra, bene bene. A questo punto perchè non suggerire direttamente un attacco nucleare contro l'Iran, non sarebbe mica una reazione sproporzionata! Che poi da ingenuo io mi chiedo: ma dove sono le prove che dietro il Libano ci sia l'Iran? Dove sono le prove che l'Iran stia costruendo la bomba nucleare? Perchè vi ricordo che la stessa CIA dice che, anche se volesse, l'Iran impiegherebbe almeno dieci anni prima di costruire una bomba nucleare. Del resto come non credere ai guerrafondai occidentali: invaso l'Afghanistan e adesso scopriamo che l'FBI non stà cercando Bin Laden in merito agli attentati del 11 Settembre semplicemente perchè non hanno prove del suo coinvolgimento nell'attentato; invaso l'Iraq perchè possiede armi di distruzione di massa e sappiamo tutti come è finita questa storia. Si si si armiamoci e partite.
finalmente anche a sinistra si ha la percezione chiara del pericolo che incombre sulle democrazie, sulla convivenza civile sul rispetto dei diritti dei popoli da parte di ideologie totalitarie come quelle integraliste.
Sto parlando di movimenti politici non della cultura dei popoli o delle religioni (prevengo un troppo facile attacco dei pacifisti senza se e senza ma)
Dobbiamo batterci come non fu fatto per i sudeti 60 anni fa prima che questa spirale divenga senza controllo.
Israele deve essere "accompagnata" nel suo processo di uscita dai territori occupati ai paesi arabi limitrofi (dopo guerre di difesa come ha ricordato un blogghista) per dare diritti al popolo palestinese ma dobbiamo difendere a tutti i costi anche con la forza il diritto di Israele a esistere in pace e in democrazia (è l'unica democrazia della regione).
L'Iran deve essere fermato lo dobbiamo anche ai cittadini di quel paese (primi su tutti le minoranze etniche azeri, arabi ecc.) e favorire lo sviluppo di rapporti di collaborazione tra i paesi. Alcune volte non si può far finta di niente non ci si può appellare a un pacifismo astratto che finisce col tollerare dittatori e permettere a questi ultimi di rafforzarsi e diventare minacce temibili alla convivenza tra i popoli.
L'ONU è l'organismo che (con tutti i suoi problemi e difficoltà) può garantire una stanza di compensazione e imporre il rispetto dei diritti che molti invocano a parole.
Interveniamo in Libano adesso prima che divenga impossibile qualsiasi intervento.
Stefano, per cortesia posteresti/mi invieresti il link al tuo blog che le tue osservazioni e i temi es. scienze cognitive che hai citato per me sono molto interessanti? grazie mille.
Carolina
carlo_porta_milanese: sarebbe utile sapere quali posizioni pacifiste e in che cosa peccherebbero di astrattismo e in che modo invece le scelte portate avanti dai partiti del centrosinistra rappresenterebbero una matura presa d'atto della realtà. Io non sono senza se e senza ma, anzi chiedo proprio che le cose me le si spieghi e ci si ragioni.
Antonio molto semplicemente:
1Israele ha diritto a essere sicura nei propri confini
2I palestinesi hanno diritto a un loro stato
3Hezbollah (con dietro i servizi siriani e Iraniani) hanno interesse a destabilizzare la regione e perseguono una politica aggressiva che mira a fare fallire i tentativi di riavvicinamento tra i moderati di Israele e palestina che vogliono la pace.
Urlare (come fanno le minoranze massimaliste di sinistra di quella sinistra che io ho votato) a Israele assassini vuol dire negare l'evidenza dell'aggressione subita.
La reazione può sembrare spropositata ma dobbiamo renderci conto che Israele è continuo bersaglio da parte di uno stato di 70 mio di abitanti che si vuole dotare dell'atomica e che i suoi confini sono permeabili di fronte ad attacchi terroristici (perchè uccidere e rapire dei soldati è un atto terroristico).
Quiindi cosa si aspetta a coinvolgere L'ONU per difendere le ragioni della pace e impedire a organizzazioni terroristiche di disgregare il quadro. In questo modo saremo più forti costringendo gli estremisti di entrambi gli schiermenti nell'angolo.
Carolina, il link e'
http://agnosticostefano.blogspot.com
Non ci troverai molto, ti avviso prima.
Sulle scienze cognitive conosco quello che leggo qui in libreria.
Mi interessano molto cosi' come mi interessano i libri sulla logica e sulla probabilita'.
Ogni tanto segnalo i libri piu' interessanti che mi capita di occhieggiare.
Il commento di Carlo mi ha fatto sorridere.
In questi giorni la maggioranza dei commenti sulla crisi libanese e' sullo stesso modello.
C'e' un buono e c'e' un cattivo con il conseguente diritto alla difesa del primo da parte del secondo.
Quello che cambia e' l'attribuzione dei ruoli.
La cosa curiosa e' il commento di Carlo, come molti altri simili, comincia con una dichiarazione di neutralita' che viene abbandonata quasi subito per tornare ad uno schema semplice.
Individuare un nemico e' gratificante e consente di risparmiare energie mentali.
Questo a livello personale. Nel mio caso e' stato cosi' per la finale dei mondiali di calcio quando mi sono trovato a partecipare, insieme a persone che considero normalmente dei coglioni, alla bagarre contro la Francia.
In una visione di "poteri forti" e di "controllo sociale" questa economia di pensiero da parte di gruppi consistenti di individui consente ai "poteri forti" di risparmiare anche risorse operative.
Il concetto e' familiare: e' quello di "panem et circences".
Non sono piu' convinto, come da piccolo scolaro, della validita' assoluta di questo concetto perche' non sono piu' convinto della dicotomia tra "poteri forti" e "popolo sottomesso" e uso le virgolette per questo.
Mi scusi dottore,ma al di là delle scienze cognitive
e' possibile individuare torti e ragioni o le suddette scienze ce lo impediscono a priori
Ci disveli l'arcano,siamo ansiosi di conoscere il nostro destino
Grazie.Grazie.
Sandro, prendi per il culo?
Per capirlo fai ricorso alla scienza cognitiva
carlo_porta:
quello che proponi è uno schemino che non rende giustizia alla complessità delle vicende. Eppure è proprio del genere a cui si affida la maggioranza per andare alla ventura. Va bene una missione ONU, ma perché abbia qualche possibilità di successo forse è il caso di studiarsi la situazione un po' meglio e non andare a pacificare il mondo con in mano degli scarabocchietti. Al di là di quello che ognuno pensa della distribuzione delle responsabilità nella crisi.
Le mire di Iran e Siria sono degli elementi del contesto di cui tenere conto, non sono la spiegazione, come non lo sono i progetti dei think-tank neoreazionari di cui parlava Blondet. In un caso o nell'altro vengono comodi per darci un taglio alla matassa e illudersi di avere capito tutto.
Io non dico di informarsi presso i ferrandiani: sentire lo stato maggiore o qualche analista di geopolitica sarebbe già un inizio rispetto a quello che stiamo sentendo.
Sandro, sbaglio forse a interpretare, in base ai dettami delle scienze cognitive, il tuo atteggiamento verso di me come risentito e sarcastico?
Piu' terra a terra: sei in grado di leggere quello che ho scritto dopo?
Ti faccio un riassunto: conosco poco delle scienze cognitive, quel che poco che so l'ho appreso leggendo in libreria.
Mi piace parlare e non sono convinto della divisione netta tra buoni e cattivi.
Adesso che ho chiarito il mio pensiero e ti ho spiegato che non penso di essere un tuttologo, ho il tuo rispetto?
Si,per un attimo sono stato attraversato da uno
spiritello malefico,poi me ne pento subito