Sofri: pensieri e risposte
di Marco Travaglio
Caro direttore, dopo aver difeso Renato Farina prezzolato dal Sisde e avermi qualificato «squadrista» sul Foglio di Giuliano Ferrara (già celebre per aver definito «omicida» l’Unità), Adriano Sofri ha riempito ieri alcune colonne dell’Unità medesima per insolentire, senza più far nomi, non solo il sottoscritto, ma tutti coloro che, anche sull’Unità, hanno contestato l’estensione dell’indulto ai reati finanziari, fiscali, societari, contro la Pubblica amministrazione, contro la vita e la salute dei lavoratori. Ci chiama «contestatori metodici dell’indulto» e ci accusa di aver «evocato argomenti falsi» pur di tenere «decine di migliaia di miei simili boccheggianti nelle celle della Repubblica». Ma l’unico argomento falso, qui, è il suo, visto che nessuno ha contestato l’indulto: io stesso, un mese fa, scrissi sull’Unità che per sfollare le carceri, anziché l’amnistia, era preferibile un indulto di uno-due anni per i reati che incidono maggiormente sulla popolazione carceraria, esclusi dunque quelli che non vi incidono per nulla (quelli dei colletti bianchi). Ivi compreso l’omicidio, per il quale lo stesso Sofri è detenuto. Sofri scrive che avremmo dimenticato di dire che «Previti non è in carcere e non ci andrà mai più». In realtà l’abbiamo scritto mille volte: ma abbiamo aggiunto che è ai domiciliari in virtù di una legge ad personam (la ex Cirielli) e che, con l’indulto ad personam, tornerà a piede libero. Non è forse questa la ragione per cui Forza Italia ricatta l’Unione imponendo l’inclusione della corruzione giudiziaria nei reati da condonare? Ma Sofri, a questo proposito, difende Forza Italia («l’indignazione sul ricatto di Forza Italia in pro di Previti è fuori tempo, e largamente pretestuosa e demagogica») con un triplo salto logico carpiato: secondo lui, la responsabilità delle polemiche sull’indulto non è di chi ha preteso di includervi la corruzione giudiziaria, ma di chi ha chiesto - del tutto ragionevolmente - di escluderla visto che per quel reato in carcere non c’è nessuno.
L’altro giorno ho intervistato l’avvocato Bonetto,che rappresenta 800 vittime dell’Eternit e ha appena visto sfumare la trattativa con i responsabili della multinazionale per i risarcimenti ai morti e ai malati da amianto perché la multinazionale medesima ha avuto la garanzia da Roma che entro l'anno passerà l'amnistia; l’avvocato ha poi osservato che, includendo nell'indulto anche l’omicidio colposo per i morti sul lavoro, si garantirà ai colpevoli una sostanziale impunità, visto che per quel reato è pressochè impossibile arrivare a condanne superiori ai 3 anni. In seguito a quell’intervista, uscita su Repubblica e ripresa dall’Unità, la Cgil ha chiesto di escludere dall’indulto gli omicidi colposi e gli altri reati contro la salute e l’incolumità dei lavoratori (anche per questi, non c’è nessun detenuto). Sofri qualifica queste notizie, assolutamente autentiche, verificate e mai smentite da alcuno, come «falsità assolute e ciniche». Lo invito a informarsi meglio: scoprirà che è tutto vero. Se si informasse prima di distribuire insulti di qua e di là, scoprirebbe pure che quello che lui chiama spregiativamente «popolo dei fax» è composto da tante persone oneste e incensurate, che non hanno mai ammazzato, né frodato, né truffato, né corrotto nessuno e sognano un Paese dove gli onesti vengono premiati e i disonesti puniti. E non sono affatto disposte ad accettare l’impunità per quelli che Sofri sminuisce al rango di «marionette della tragicommedia dell’arte italiana: i Previti, i Moggi, i furbi del quartierino» e che invece la gente normale considera autori di gravissimi illeciti da sanzionare severamente e senza sconti. Questa gente onesta ha vissuto come una violenza inaudita il quinquennio del regime berlusconiano, con le sue indecenze, le sue leggi ad personam e le sue epurazioni bulgare, contro le quali non si ricordano interventi di Sofri. Questa gente onesta ha usato a ragion veduta la parola «regime», insieme all’Unità, a Montanelli, a Eco, a Sartori, a Cordero, a Flores e a tanti altri: non perché fosse caduta nell’«equivoco dell’eroismo antiberlusconista» e si fosse associata al «ritornello del berlusconismo come regime», ma perché la pensava esattamente agli antipodi di Sofri, convinto che «non occorreva coraggio per opporsi al centrodestra, non pendevano la galera o l’esilio o le bastonate sui dissidenti». Ne occorreva eccome, di coraggio, visto che chi non si allineava veniva licenziato dal premier direttamente dalla Bulgaria e poi massacrato per anni a reti unificate. Sofri, bontà sua, riconosce che essere cacciati dalla Rai «è una vergogna». Ma poi non trova di meglio che sbeffeggiare Michele Santoro perché «replicava canticchiando Bella ciao: ma non per salire in montagna, o per sbarcare a Ustica o Ventotene - piuttosto, per andare al Parlamento europeo, o da Celentano». Come se Santoro fosse andato al Parlamento europeo o da Celentano per sfizio, o per mettersi in mostra, e non - molto semplicemente - perché per cinque anni è stato impedito a lui e ai suoi collaboratori di lavorare in tutte le tv del Paese dal padrone d’Italia (che è anche l’editore di Sofri sul Foglio e su Panorama, dove Sofri si è spesso prodotto in coraggiosissime difese di Berlusconi, Mangano e Dell’Utri). E come se, nella lista nera, non fossero compresi molti altri giornalisti e artisti, da Enzo Biagi a Daniele Luttazzi, da Massimo Fini a Oliviero Beha, che non sono neppure andati a Strasburgo o a Rockpolitik e che continuano a non lavorare in virtù di quel veto.
Veramente coraggioso anche l’attacco di Sofri a Piero Ricca, trascinato in tribunale per un’innocua contestazione allo stesso padrone d’Italia e più volte malmenato e trascinato in questura solo per la sua presenza nei luoghi dov’era atteso il padrone d'Italia. Davvero molto elegante, infine, la sua denuncia contro quei «giornalisti di matrice varia, dall’estrema destra all’estrema sinistra» che hanno osato «pubblicare volumi di denuncia strenua delle malefatte e delle pagliacciate di Berlusconi, senza pagare alcun prezzo che non fosse un gran successo editoriale e di pubblico, soldi e fama». Non lo sfiora neppure l’idea che qualcuno pubblichi libri semplicemente per informare i lettori e che i lettori li acquistino semplicemente per essere informati (il fatto che poi quest'opera di informazione comporti, per chi la fa, una gragnuola di querele penali e cause civili da centinaia di miliardi ad opera dello stesso padrone d’Italia ed editore di Sofri, è un effetto collaterale del tutto secondario).
Comprendo che, chiudendo la sua articolessa, Sofri non si dia pace del fatto che nei primi anni ‘90 «Di Pietro era l’eroe popolare del Paese (è successo anche questo)». Sì, è vero, è successo anche questo. È successo che molti italiani, nel 1992-’93, si felicitassero perché finalmente la scritta «La legge è uguale per tutti» che campeggiava nei tribunali si traducesse finalmente in pratica grazie a Di Pietro, Borrelli, D’Ambrosio, Davigo, Colombo, Greco, Boccassini, Ielo e a tanti altri magistrati italiani: che, insomma, i ladri di Stato venissero finalmente trattati come gli altri.
È noto che Sofri - per comprensibili motivi personali e per le sue vecchie amicizie craxiane - abbia con la magistratura milanese un rapporto, diciamo così, problematico. Ma dovrà farsene una ragione: il padrone d’Italia nonchè suo editore a Panorama e al Foglio, nonostante gli sforzi, non è ancora riuscito a spegnere in molti italiani l’idea che chi sbaglia deve pagare e che la legge è uguale per tutti.
Cattivi Pensieri
di Adriano Sofri
Forse a Furio Colombo dispiacerà di aver suscitato in me, con il suo articolo di ieri («Lettera a Israele»), un pensiero scandaloso sulla sinistra italiana di oggi. Colombo tratta lealmente della propria vicinanza a Israele (da me essenzialmente condivisa) e dell’«altro giornale», rappresentato soprattutto dalle lettere dei lettori, univocamente e accanitamente ostili a Israele. Il problema è rivelatore e delicato: è ben amaro che si sia arrivati, in Italia, al capovolgimento per cui nella sinistra alligna, non solo la legittima e spesso motivata critica alla politica del governo israeliano, ma uno spirito aggressivamente e pregiudizialmente antisraeliano.
Mentre la destra discendente dal peggior antisemitismo tiene a mostrarsi come la più fervida amica e solidale di Israele.
Il paradosso ha radici antiche, che ora non occorre ripercorrere. Voglio piuttosto indicare - è l’associazione di idee che forse vi parrà scandalosa - un parallelo con ciò che succede attorno a questioni come la pace, la guerra e la polizia internazionale, e come l’indulto e la giustizia. Mi è meno difficile argomentarlo grazie alla (malaugurata) coincidenza di questi problemi in un unico e arrischiato passaggio parlamentare. Le lettere antisraeliane citate da Colombo trovano un corrispondente esatto nelle lettere sull’indulto, e in quelle sulla missione in Afghanistan. Sulla Repubblica, giornale cui mi lega una forte simpatia, la consultazione fra decine di migliaia di lettori sul tema dell’indulto ha visto una maggioranza plebiscitaria (superiore addirittura al 96 per cento) contro l’indulto. Nel qual caso la sinistra in cui io credo è in una minoranza del 3 per cento. Ora, non credo affatto che la mia posizione sull’indulto sia legata, se non in minima parte, alla mia più o meno disgraziata esperienza personale: esattamente come la mia solidarietà per Israele, esattamente come la mia avversione radicale alla guerra e il mio favore appassionato per la polizia internazionale. La mia sinistra trova una connessione stretta fra questi temi - e su altri. Del resto, che il nesso non sia casuale, lo mostra il disagio in cui viene ogni volta di nuovo a trovarsi la classe dirigente (uso il concetto così all’ingrosso) della sinistra: ostaggio apparente di una contestazione “popolare” delle proprie scelte - e di singoli e gruppi capaci e felici di esercitare un irresponsabile diritto di veto.
Sarei poco incline a interpretare la questione secondo il divario fra responsabilità dirigente e umori popolari: tanto meno secondo la categoria compiaciuta di società civile. Piuttosto chiederei quanto la classe dirigente della sinistra - non solo la professione politica, parlamentare o partitica, ma anche quella che esercita un’autorità d’opinione, anche Furio Colombo, perfino io - sia nutrice di quegli umori di cui si ritrova incresciosamente ostaggio. Di umori forcaioli, di umori “pacifisti”, di umori “antisionisti”: tutti senza se e senza ma. Resto brevemente all’indulto, avvertendo che scrivo mentre ascolto alla radio la discussione alla Camera, senza sapere come si concluderà, e paventando il peggio: essendo per me il peggio la frustrazione della speranza di decine di migliaia di miei simili boccheggianti nelle celle della Repubblica. I contestatori metodici dell’indulto, capaci di mobilitare il “popolo dei fax” e delle mail e delle lettere (assai meno, come si è visto, e meno male, le persone in piazza), hanno evocato argomenti falsi, e, peggio ancora, ne hanno taciuti altri. Hanno proclamato che mai i reati finanziari e quelli contro la pubblica amministrazione erano stati inclusi nelle misure di clemenza: era falso. È comprensibile che possano esserne ignari profani come me, o come Eugenio Scalfari: non lo è per magistrati in servizio o in carriera politica, nè per trascrittori e portavoce abituali di documenti giudiziari. In particolare, quei reati non furono esclusi nel 1989-90, quando l’ultimo ampio provvedimento di clemenza, per farsi perdonare, scelse di bruciarsi i vascelli alle spalle, deliberando che d’allora in poi occorresse, per ogni misura di clemenza, la maggioranza introvabile dei due terzi. Osservo che quei vascelli alle spalle degli autoassolti erano delle galere, e ai remi erano incatenati i famosi poveri cristi che da allora, per più di quindici anni, sperarono invano in un alleviamento delle loro condizioni sempre più disumane, fino alla condizione attuale, coi detenuti più che raddoppiati. Un’altra piccola notizia i contestatori sdegnati si erano dimenticati di fornire: che Cesare Previti non è in carcere, che Cesare Previti non ci andrà mai più, che è agli arresti domiciliari in una casa (senz’altro confortevole: un attico di 250 metri quadrati, ho letto, per l’esattezza) in una delle più belle piazze romane, che può uscire due volte al giorno per quattro ore, e che dunque, quand’anche - come non è detto - l’applicazione dell’indulto gli offrisse l’affidamento in prova ai servizi sociali, la sua situazione non cambierebbe molto, e che infine nessun indulto lo libererebbe dall’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Che dunque l'indignazione sul ricatto di Forza Italia in pro di Previti è fuori tempo, e largamente pretestuosa e demagogica. Dicono invece, i contestatori per rendita, che l’indulto impedirà di svolgere i processi, e addirittura che impedirà i risarcimenti alle vittime del lavoro: falsità assolute, e ciniche. (Così la notizia, ripresa dall’Unità ieri, sulla «Eternit», che se fosse vera varrebbe per ogni processo del lavoro, dunque meriterebbe che si scendesse davvero in piazza: solo che non è vera). Infine, la cosa più di fondo che non dicono è che a loro importa poco di Previti, di Moggi, dei furbi del quartierino e di altre marionette della tragicommedia dell’arte italiana: importa loro che le decine di migliaia di disgraziati restino dove sono, come hanno tante volte sostenuto in passato, e importa loro di tenere in scacco il governo e la maggioranza parlamentare, e di prendersi una gran dose di primi piani. Ieri alla Camera l’Italia dei valori (ah, il nome!), che megafonava scandalizzata nella piazza, ha tranquillamente votato insieme ad Alleanza Nazionale e alla Lega. Nel breve tempo trascorso dalla vittoria elettorale ha minacciato di uscire dalla maggioranza se non avesse avuto un ministro per gli italiani all’estero, poi ha spalleggiato un suo esponente eletto coi soli voti del centrodestra Presidente della Commissione Difesa del Senato. Questo integerrimo partito fa ballare la maggioranza di centrosinistra, illude molti cittadini della propria intransigenza, trascina nella stagione politica nuova (e breve, brevissima, di questo passo) l'equivoco dell’eroismo antiberlusconista. Il ritornello del berlusconismo come regime o no, è andato in soffitta, almeno provvisoriamente, senza che se ne siano tirate le somme. Il punto era questo, che rispetto al regime, così come specificamente lo si evocava - come si chiama regime il ventennio fascista - il centrodestra era contemporaneamente meno e più. Più, quanto alla morbida capacità di modellare ed emulare uno spirito pubblico incattivito, inebetito e furbo. Più, quanto alla più volgare selezione alla rovescia di una classe pubblica e di governo. Meno, infinitamente meno, quanto all’esercizio di un potere persecutorio. Non occorreva coraggio per opporsi al centrodestra, non pendevano la galera o l’esilio o le bastonate sui dissidenti. Si poteva, ed era una vergogna, esser cacciati dal proprio posto alla Rai, e replicare canticchiando Bella ciao: ma non per salire in montagna, o per sbarcare a Ustica o Ventotene - piuttosto, per andare al Parlamento europeo, o da Celentano. Un signore, che aveva gridato Buffone a Berlusconi - poi ha scricchiolato un po’, spiegando di aver gridato: Puffone - ne ha fatto il titolo per guidare manifestazioni moralizzatrici. Giornalisti, di matrice varia, dall'estrema destra all’estrema sinistra, hanno pubblicato volumi di denuncia strenua delle malefatte e delle pagliacciate di Berlusconi, senza pagare alcun prezzo che non fosse un gran successo editoriale e di pubblico, soldi e fama. Può darsi che costoro, in una circostanza che mettesse davvero a confronto i loro ideali col sacrificio dell’esilio o della galera o della stessa vita, fossero pronti a un vero eroismo. Finora non ne hanno avuto l’occasione, e il cielo li guardi dall’averla. Quando il pubblico ministero Di Pietro era l’eroe popolare del Paese (è successo anche questo), se si fosse immaginato che avrebbe lasciato la toga, così spettacolarmente del resto, e si sarebbe buttato in politica qua e là, e avrebbe fondato un partito e gli avrebbe dato il nome, che cosa si sarebbe pensato?
Intanto mi fermo qui. Argomenti seccanti, no? Magari qualcuno avrà voglia di affrontarli, se si trovi una mezza giornata libera.
bravo Marco, piu' gli altri parlano male di lui e di quelli come lui, quindi anche della sottoscritta e per fortuna di tantissimi altri, più gli si vuol bene...non mollare...
Giusto un paio di note per inquadrare la strategia precisa di Sofri. Nel thread di ieri "La dignità svenduta" drizzt ha citato un paio di articoli (di cui uno di Chomsky) su propaganda e democrazia. Da leggere. Riporto il link:
http://www.verademocrazia.it/nuke/modules.php?name=News&file=article&sid=237
Ora, leggendo questi articoli e quello di Sofri (abbastanza inutile leggere quello di Travaglio, con cui ormai non si può che essere d'accordo a priori), risulta veramente illuminante una frase dello stesso Sofri:
"Piuttosto chiederei quanto la classe dirigente della sinistra - non solo la professione politica, parlamentare o partitica, ma anche quella che esercita un’autorità d’opinione, anche Furio Colombo, perfino io - sia nutrice di quegli umori di cui si ritrova incresciosamente ostaggio"
Ovvero il Signor Sofri si è autonomamente iscritto nella lista degli uomini della classe dirigente, quelli che (leggete gli articoli citati) devono guidare le idee in una democrazia per poter governare il resto delle persone che sono grossomodo dei poveri deficienti o peggio, per dirla alla Sofri, gente "Di umori forcaioli, di umori “pacifisti”, di umori “antisionisti”".
E' poi molto singolare che secondo Sofri solo il 3% degli italiani siano di sinistra: a parte il pessimo uso che fa dei numeri, se così fosse perchè questa sinistra è al governo e non governa invece il 97%, cioè quelli che al sondaggio di Repubblica hanno risposto che non condividono "questo indulto"?
Ma non sarà che il Signor Sofri sta cominciando già a ringraziare quelli che gli daranno la grazia, leccando culi un po' qui ed un po' là?
Adimant, indipendentemente dal merito del tuo post sull'argomento, credo sia ingiusto (e,perdonamela, un po' vergognoso) accusare Sofri di leccare il culo a chichessia per ottenere una grazia che non ha mai chiesto
sono stata sempre dalla parte di Sofri, il fatto è che NOI stiamo sempre dalla parte di tutti, ma dalla parte nostra non c'è mai nessuno, attaccare i giornalisti e la società civile così come ha fatto sofri in modo assolutamente meschino è rivoltante, farlo sull'unità ancora peggio per uno che prende i soldi da berlusconi e tronchetti provera.
a Travaglio si dovrebbe baciare la terra dove cammina, se in questi dieci anni non avesse fatto quello che ha fatto oggi ancora qualcuno guarderebbe a berlusconi a compagnia brutta, ma anche a una parte abbondante di una certa 'sinistra' come ai salvatori della patria.
gli italiani sono un popolo di ingrati, rispetto per chi li deruba e li prende per il culo e calci in faccia a chi cerca di fargli aprire gli occhi.
Dario, per anni abbiamo tutti noi sostenuto la grazia a Sofri: che lui non l'abbia mai chiesta lo sappiamo bene, che la meriti lo crediamo tutti e speriamo che la abbia al più presto, ma francamente questa vicinanza a Ferrara, gli attacchi a Travaglio, le parole contro gli elettori della sinistra mi sembrano cose ben più vergognose di quanto ho scritto io. E, attenzione, non ho detto che lecchi il culo per avere la grazia, ma piuttosto che, visto che la grazia l'avrà, sta già saltando sul carro di questa "elite" di pensatori ed uomini di stato che gliela darà, dimenticando che dalla sua parte ha avuto per vent'anni proprio quelli che ora accusa di avere umori "forcaioli" o "anitsionisti".
Cristina, la cosa bella è che Travaglio viene da un percorso che non è certo di sinistra (nasce sotto l'ala protettrice del più grande giornalista di destra che abbiamo avuto in Italia, Indro Montanelli) mentre Sofri era il leader di Lotta Continua... Sono un po' confuso io, oppure le cose non vanno proprio come dovrebbero?
lo so Adimant, ma alla luce di questa nuova epoca, non mi preoccupo...ho appena letto che caldarola (ds) avrebbe piacere di invitare berlusconi alla festa dell'unità..
chi vuole piangere con me ?
Adimant, Sofri è sempre stato vicino a Ferrara e anche a Claudio Martelli se è per questo. Travaglio è non è Dio e quindi può essere "attaccato" (ecco, magari non proprio dandogli dello squadrista). Per me, personalmente, il suo merito in questa discussione sull'indulto è stato quello di costringermi a pormi delle domande e ad avere dubbi e gliene sarò sempre grato. Grazie a lui, sull'argomento non ho ancora una posizione definitiva (al contrario dei commentatori di questo blog) e di questo sono felice, davanti a tante certezze.Sicuramente è un mio problema, sono un po' lento e magari alla fine arriverò alle stesse vostre conclusioni (vergogna, inciucio, Di Pietro presidente del Consiglio ecc ecc), ma sarà comunque il risultato di un mio (lento..) "percorso intellettuale" in cui le parole di Sofri avranno avuto, comuque, un'importanza determinante
Premesso che sull'indulto la penso piu' o meno come Travaglio credo che da un punto di vista di metodo non abbia senso riportare solo uno degli articoli. Come si fa a commentare un articolo basato su riferimenti ad un altro articolo che non si conosce?
guarda daniele che gli articoli ci sono entrambi
Daniele: ora ho la conferma che scrivi senza leggere.
Cambia qualcosa sulla grazia a Sofri che lui sia spesso una gran testa di cazzo spocchiosa? secondo me no.
Comunque non credo che stia leccando il culo ad alcunchì.
Dario, qui nessuno vuole Di Pietro presidente del consiglio (almeno spero!), ma siamo un po' tutti preoccupati per l'atmosfera da "conciliazione nazionale" che il governo Prodi sta creando fregandosene molto apertamente di quelli che sono gli evidenti malumori dei suoi elettori e soprattutto interpretando un po' a suo comodo il programma scritto e sbandierato a suo tempo. Tra l'altro nel mio primo post citavo due articoli (già citati ieri da Drizzt) che, letti, spiegherebbero esattamente quanto volevo dire, ovvero che Sofri ritiene (e lo dice molto chiaramente) di far parte di una elite di intellettuali, uomini di stato, uomini di cultura che meglio capirebbero le situazioni e gli intrecci della democrazia reale e dunque hanno ragione e decidono per tutti gli altri... leggi i riferimenti, forse ti sarà un po' più chiaro.
.mau., non cambia niente e l'ho già chiarito, ma cambia molto, nel mio giudizio su Sofri, il sapere come la pensa su alcune cose ed il sapere che ritiene che la sua sia l'unica vera sinistra mentre chi la pensa diversamente da lui sarebbe un povero deficente incapace di pensare con la propria testa (nella migliore delle ipotesi, perchè nella peggiore diventa addirittura antisionista).
Grazie per la risposta Adimant.
Il personaggio Sofri è spocchioso ed antipatico e si presta a cadute di stile (sarà il cognome? Perchè anche il figliolo è un po' così)ma ciò non mi fa cambiare idea sull'utilissimo contributo che fornisce al dibattito.
Ribadisco: capisco la preoccupazione per il clima che si respira, ma credo che sia semplicistico (e troppo facile) buttarla sul "ecco il solito inciucio" (ma dove siamo, in un film di Alberto Sordi?). Per quanto mi riguarda, nessuno meglio di Giancarlo Caselli riesce ad esprimere il mio travaglio (...) interiore: http://www.onemoreblog.org/archives/012345.html
E alla fine credo che sia più un miracolo che un inciucio. Ciao
Di Marco Travaglio sappiamo tutto: liberale, democratico, un grande rispetto per la legalità, le istituzioni e i suoi lettori.
Di Adriano Sofri siamo proprio sicuri di conoscere tutta la sua vera storia, tutta la vera storia di Lotta Continua, dall'inizio alle successive contiguità? Siamo sicuri che fosse stato,sia stato, sia uomo di "sinistra", come insistono a farci credere? La storia di Giuliano Ferrara suggerisce una maggiore prudenza e una più attenta riflessione.
Una volta chiariti questi punti, sarà possibile, per chi è interessato, interpretarne il pensiero e gli amici che gli stanno intorno.
Sofri si vergogni e sconti la sua pena invece di farsi pubblicità a spese dei cittadini onesti come marco travaglio
Bravo Marco
Sinceramente che Sofri si proclami di sinistra, cosi come si autoiscritto alla classe dirigente, fa abbsatanza ridere.
L'articolo misticheggiante, pubblicato su Repubblica dopo questo della polemica mi dice che a sofri, come è ovvio, il carcere ha fatto male e che la sua sanità mentale vacilla.
Gli estremisti di sinistra, i cattivi Maestri, come Sofri, hanno fatto più danno alla sinistra dell'intera DC.
E sarà mica un caso che molti militanti di LC si siano accasati dalle parti del polo?
Ferrara, Liguori, Mughini... Sarà un caso che molti cattivi maestri, come Adornato, Alberoni, ora sono a destra? Cosa hanno imparato nel "movimento"? Forse l'opportunismo!
Dovrebbero avere il pudore di tacere, loro che difendevano le stragi staliniane, come ora difendono quelle israeliane...insomma sono robaccia.
E la nozione di sinistra va profondamente rivista, se anche Bobo sull'Unità si schiera con Sofri e pensa che difendere la legalità sia di destra....
Che poi giuridicamente Sofri non era da condannare, è questione che attiene allo stato di diritto e che , noi di sinistra, dobbiamo sempre sostenere. Intendo lo stato di diritto,perchè la legge uguale per tutti sta a garanzia di deboli, non dei potenti.
pummarulella.
La risposta di Beha a Sofri.
BEHA INDULTO
LA LINGUA DI ADRIANO
pubblicato su l'Unità del 31 luglio 2006
Ha senso parlare di Sofri e dei suoi “cattivi pensieri” (titolo di un suo articolo qui, giovedì scorso) mentre si aggrava la tragedia medio-orientale, il Parlamento italiano si frastaglia sull’indulto ma poi lo approva, a Padova abbiamo “prove tecniche del nostro futuro” con la guerriglia tra nigeriani e maghrebini, ecc. ? Credo di sì, e forse assai più per noi che per lui, per la disperazione intellettuale che mi comunica il suo articolo e che vorrei analizzare pubblicamente. Sia l’articolo che la mia disperazione.
Di che parla Adriano Sofri? E come ne parla? Parla della sinistra (delle sinistre) italiana di fronte a Israele. E di fronte all’indulto. Mette insieme le due questioni, giacché sono i tempi che lo stanno facendo per lui e per tutti. Collaziona le lettere antisraeliane, quelle sull’indulto, la consultazione su “Repubblica” di molte migliaia di lettori, in percentuale quasi assoluta contro il provvedimento di clemenza così indigesto per una certa opinione pubblica, almeno nei termini in cui è stato proposto da questa maggioranza d’accordo con buona parte di questa opposizione. Ne ricava una serie di interrogativi cruciali sulla “classe dirigente della sinistra”, definita “ostaggio apparente di una contestazione ‘popolare’ delle proprie scelte e di singoli e gruppi capaci e felici di esercitare un irresponsabile diritto di veto”. (Qui il proto fortunatamente ha lasciato la “e”…).
Si chiede anche quanto tale “classe dirigente…anche quella che esercita un’autorità d’opinione, anche Furio Colombo, perfino io…sia nutrice di quegli umori di cui si ritrova incresciosamente ostaggio. Di umori forcaioli, di umori ‘pacifisti’, di umori ‘antisionisti’. Tutti senza se e senza ma”. Questa l’impostazione di Sofri.
Poi è tutta una galoppata contro Di Pietro, il suo partito astuto, quelli che hanno fatto i soldi con i libri antiBerlusconi, le informazioni sbagliate e strumentali contro l’indulto a danno dei poveracci in carcere in condizioni ignobili (realtà naturalmente vergognosa e incontestabile) e invece a pro di dividendi politici, elettorali o subelettorali, di mercato, ecc. Il riassunto a grandi linee è indegnamente mio.
Come è (tutta e solo? ) mia la disperazione intellettuale che scaturisce da questa lettura. Nel merito dell’indulto, di “questo” indulto e dei suoi effetti collaterali sui beneficati “furbetti” di estrazione composita, è già entrato Marco Travaglio su queste colonne, rispondendo ai punti del mio riassunto. Sulla posizione dell’Unità, con la delicatezza del caso, si è espresso sabato Antonio Padellaro. Concordo con il primo nelle cose, con il secondo nel tono politico adoperato, aggiungendo a coda di pesce il quesito: “questo” indulto, se proposto un anno fa dal centrodestra, sarebbe stato votato dal centrosinistra oggi al governo?
Perché vedete, le modalità della “blindatura” bipartisan sono, credo/temo, importanti quanto l’indulto stesso, misura politica certo con immediati effetti di salute pubblica per i disgraziati che escono ma anche più mediate conseguenze sullo spirito del tempo e l’igiene etica del paese tutto. Eppure quello che scrive Sofri, e la sostanza tematica pur così urgente e impegnativa nelle sue parole e in quelle di chi ho citato, mi premono meno qui di “come” Adriano le scrive.
Sofri sa certamente meglio di me che il modo in cui ci si esprime è decisivo. La lingua batte e tradisce, ossia consegna e svela. Sa anche perfettamente e per esperienza che marxianamente “l’ambiente crea la coscienza”. Metto insieme i due elementi e trasecolo. Non può essere lui, colui il quale verga uno scritto forcaiolo contro i forcaioli, spezzetta Di Pietro e l’Italia dei Valori anteponendo la eventuale strumentalità di essi al cuore etico-politico della questione, si scaglia contro i “mercanti dell’antiberlusconismo” senza fare neppure la fatica intellettuale di distinguere e di chiamarli per nome, mette in soffitta la questione della berlusconizzazione di questo paese ( “la madre di tutte le questioni”…) con la formuletta del regime-non regime nel quale è mancata la controprova del coraggio necessario alla lotta e all’esilio, ecc. Non può essere lo stesso Sofri che irraggia da una vita libertà di logos e stile espressivo per diffonderlo, e per discuterlo. Sarà uno stuntman, che nel film dell’indulto recita le “scene pericolose”…
La mia disperazione nasce appunto da qui, da questo imbarbarimento greggio di un cervello solitamente finissimo e parapasoliniano come quello di Adriano, dalla mano insieme ferma sulla carta e leggera nei rimandi quando scrive, mano qui in versione sgorbia e “cattiva” come i suoi pensieri. Diceva Valery che “quando non si può attaccare il ragionamento si attacca il ragionatore”. Sofri non fa niente di meno e di peggio, con Di Pietro, Travaglio e chiunque lasci che si riconosca nella sua prosa “giustizialista” contro i giustizialisti.
Se debbo misurare il basso impero del Paese e della sua intellighenzia da questa retrocessione logico-stilistica di una figura rappresentativa in tantissimi sensi per ormai almeno due generazioni, mi vengono i brividi.
Adriano, qui non c’entrano Lotta e Letta Continua, Calabresi, Craxi, Berlusconi, Ferrara, ecc. , e tutto il noto repertorio di cartelli esistenzial-segnaletici, ognuno ha il suo percorso. Ma di fronte alle responsabilità culturali e politiche che ti sei assunto, e che rendono una vita degna di essere vissuta, come fai a brandire proprio tu il “processo alle intenzioni” e la grossolanità dell’indistinto, voci che avviano nella direzione esattamente opposta a quella che di solito pubblicamente proponi e ti proponi? Quello che hai scritto è contro di te, non contro le raffazzonate categorie che elenchi nella fase critica di una sinistra alle prese con la sua stessa denominazione di origine incontrollata. E lo sento disperatamente contro di me, e contro chiunque ti stia ad ascoltare da un pezzo.
Tutto ciò duole, intellettualmente ed emotivamente, e non vedo indulti per questo. Come fare a trasformare una disperazione a rischio di pandemia, un virus da polli ma nella testa, in una leva per pensieri meno “cattivi” e più pensati nel paese che ne ha perso l’abitudine?
O.B.
Curioso dibattito, tra un reazionario giustizialista passato a sinistra ed un ex extraparlamentare passato, più o meno, su una linea terzista..si mischiano argomenti e pensieri delle due parti, vengono rivoltati, c'è qualcosa di profondamente assurdo..un po' tipo lo sproloquio della ravera in difesa dello sganassone islamico alle figlie con la minigonna o quello di lia sui maschi milanesi che non si inchinano al suo passaggio..
più in generale è un clima culturale di restaurazione, di ricerca di "valori forti" che superino il relativismo e l'illuminismo, insomma..per così dire.. uno schifo di periodo
Caro Dedalus, parte di quello che dici è vero, perché il berlusconmismo ha stravolto persino la semantica. Per cui una destra illiberale si è impossessata della parola LIBERTA definendo GIUSTIZIALISTA e FORCAIOLO chi difende la legalità e lo stato di diritto contro i GARANTISTI alla Ghedini ed alla Pecorella che puntano all’impunità per i colletti bianchi.
Ma qui bisogna anche mettersi d'accordo su che cosa è oggi "sinistra".
Credo che certamente lo sia la difesa della legalità, in un paese in cui l'etica pubblica è stata abbattuta, e l'illegalità eletta a sistema dal berlusconismo ( con la sinistra silente ed assente). In un paese dove la mafia la fa da padrona, la difesa della legalità deve essere forte…e la difesa dei diritti è roba di sinistra.
Altrettanto sono convinto che non sia di sinistra chi come Sofri ( di cui paghiamo ancora i danni passati con l’equazione sinistra=terrorismo) sia sulle posizioni dei garantisti pelosi, finendo, consapevolmente o meno,a difendere non i diritti ma i privilegi.
Assolutamente intollerabile che Sofri, che ha posizioni di sinistra si ascriva, motu proprio, alla sinistra, in più nella classe dirigente. E con quale mandato?
Io ero ( e sono) favorevole all’indulto, come la maggior parte della sinistra, credo. Indigeribile il metodo e che si sia travalicato l’obbiettivo di migliorare le condizioni di vita dei detenuti, per arrivare all’impunità dei colletti bianchi, di una classe dirigente ormai assolutamente autoreferenziale.
il berlusconmismo ha stravolto persino la semantica. Per cui una destra illiberale si è impossessata della parola LIBERTA definendo GIUSTIZIALISTA e FORCAIOLO chi difende la legalità e lo stato di diritto contro i GARANTISTI alla Ghedini ed alla Pecorella che puntano all’impunità per i colletti bianchi.
esatto. e poichè anche dedalus definisce "GIUSTIZIALISTA e FORCAIOLO chi difende la legalità e lo stato di diritto contro i GARANTISTI alla Ghedini ed alla Pecorella che puntano all’impunità per i colletti bianchi", ecco ottenuta l'equazione, per proprietà transitiva: dedalus è un berlusconiano, e non se ne rende nemmeno conto.
il berlusconmismo ha stravolto persino la semantica
certo, mentre sgranocchiava bambini allo spiedo tipo arrosticini abruzzesi (quelli che piacevano a rotafixa nelle sue scampagnate in montagna con cl).
Ma per favore..queste questioni sono in campo da molto prima dell'arrivo del cai-nano..capisco il dolore e la nostalgia per aver perso (per sempre?) l'uomo nero artefice di tutti i mali, ma insomma, un po' di ragionamento...
le questioni sono in campo da sempre, ma la realtà l'ha ribaltata per primo il piduista, poichè nessuno prima di lui ha avuto i mezzi per spacciare la PROPRIA verità alla plebe su larga scala.
anche craxi parlava di giustizia a orologeria, di sentenze politiche, ma nessuno se l'è filato, e si è preso monetine sulla capoccia.
solo quando i tele-sgherri di berlusconi hanno cominciato a menare le loro randellate, il popolo bue (e tu con loro) ha cominciato a vedere le cose in modo diverso...
dedalus premesso che nessuno sta esprimendo alcuna nostalgia per la perdita dell'uomo nero nè di nessun altro bau bau, devi per favore spiegarmi una cosa, ti leggo e sempre più affermi che l'italiano è furbetto, amico degli amici, con una mano che continuamente lava l'altra, di che razza di popolo stiamo parlando? ma sicuro che questo disfattismo sia positivo?
possibile che la nostra genia abbia nel suo dna una così forte concentrazione di propensione delinquenziale?
ti rendi conto che stai parlando dei tuoi concittadini, di te stesso, di noi, della tua famiglia, di tuo padre, madre e così via?
li rileggi mai i tuoi post?
maria
E secondo te, mira, i politici che ci governano (sfrecciando sulle loro auto blu con i completini di armani) chi li ha eletti?
Io penso che, alla fine, ogni paese ha complessivamente la classe politica che si merita.
Un paese che continua ad avere quaranta partitini e migliaia di enti di ogni tipo, ti suggerisce qualcosa?
dedalus pur sapendo che quello che scrivi è in parte vero ho il dovere di non accettarlo.
sarebbe moto più facile per scivolare su questo discorso, vivrei meglio e cercherei anch'io la mia bella sistematina, credimi ne avrei tutte le possibilità, ma non riesco a pensare che tutti abbiamo un prezzo, che le nostre idee e progetti possano essere merce di scambio per un favore o un privilegio, sono stata abituata a studiare, lavorare, difendere i miei valori e principi , sono disposta a mediare ma non a chinarmi o prostrarmi, se io sono così e non credo di essere una mosca bianca penso che come sono stata allevata , educata io, ce ne siano tanti e tanti altri a me simili, basta volerli cercare e avere la volontà di crederci.
maria
wheeled.Noreen musty,division skylarking?Groot checklist