Usciamo dal Silenzio
di Barbara Pollastrini
Vorrei conoscere i risultati di un sondaggio. Vorrei sapere quante persone sanno che una donna su tre nel mondo e una su quattro in Europa ha subito almeno un tentativo di violenza o molestia grave. Vorrei sapere quanti lettori di questo giornale sanno che la violenza costituisce la prima causa di morte delle donne tra i sedici e i cinquant’anni. Più delle malattie e degli incidenti. Vorrei sapere quanti padri, mariti, fratelli sanno che in Italia una donna su due nell’arco della vita è vittima di una o più molestie a sfondo sessuale. E vorrei sapere quanti ignorano che un omicidio su quattro avviene tra le mura domestiche.
Di queste vittime il settanta per cento sono donne e bambini. Vorrei sapere quanti sono a conoscenza del fatto che oltre il novanta per cento delle vittime di violenza o di molestie non denuncia il fatto. Per paura di ritorsioni, per vergogna, per l'incubo di una nuova insopportabile ferita psicologica.
Questo sondaggio sulla percezione reale del problema non c'è, anche se i dati citati sono statistiche ufficiali. Siamo davanti a una incomprensibile e insopportabile rimozione che interroga prima di tutto le coscienze maschili e le élites di questo Paese. Ma le donne ci sono. Esistono. E sanno reagire. Lo fanno perché vivono su di sé, sul proprio corpo, nella propria mente, il senso della propria dignità di fronte a una società - e spesso, una politica - che fa troppo poco per difendere sicurezza, libertà e diritti. Oggi molte di queste donne lo diranno. Lo faranno in centinaia di eventi e manifestazioni convocati nella giornata che l'Unione Europea ha promosso contro la violenza sulle donne. Un evento che riguarda tutti, perché oggi nel mondo parlare dei diritti delle donne significa affrontare la pagina più drammatica e irrisolta dei diritti umani. Sulle donne - sul corpo e sulla vita delle donne - vecchi e nuovi fondamentalismi giocano, infatti, una partita decisiva per il potere in quel processo complesso che va sotto il nome di globalizzazione. È uno scontro cruento che investe popolazioni, civiltà, spesso nel silenzio assordante della comunità internazionale.
Anche per questo la giornata di oggi non è un atto di testimonianza. È un grido d'allarme e l'espressione di un impegno. Potrà accendere dei riflettori e segnalare in tanti paesi l'urgenza di leggi e provvedimenti adeguati. Ma sfida aperta su questo fronte sarà lunga e faticosa. Anche perché le donne, per quanto forti e solidali tra loro, non possono farcela da sole. Servono le istituzioni sovranazionali, servono i parlamenti, servono i partiti e i movimenti, soprattutto servono regole e cultura. L'Italia - va detto con sincerità - è in ritardo. Altri paesi in Europa e nel mondo su questo terreno decisivo per la civiltà e la democrazia hanno fatto di più. Hanno varato leggi severe contro ogni violenza e molestia, ma azioni complessive che affrontano l'emergenza sotto il profilo sociale, culturale, economico. Interventi che insistono sulla prevenzione e sull'educazione, sulla convivenza e sul rispetto del principio «sacro» della inviolabilità del corpo di ogni donna e di ogni essere umano. Per noi è giunto il tempo di colmare questo ritardo.
Abbiamo iniziato a farlo - anche come ministero dei Diritti e della Pari Opportunità - con la finanziaria per il 2007. Sarà istituito un Osservatorio contro la violenza di genere in ogni sua espressione. Con la manovra si rinnova l'impegno contro le mutilazioni genitali femminili, contro la tratta e ogni forma di sfruttamento e segregazione. Avrei voluto maggiori risorse e al Senato continueremo la nostra battaglia per un'attenzione e un impegno maggiori. Tutto questo però non basta. Ciò che serve, e che stiamo costruendo, è un piano ampio e integrato contro la violenza sulle donne e a causa dell'orientamento sessuale e di genere. Un progetto ambizioso che mobiliti risorse, competenze diverse a partire dai centri antiviolenza, dalle case e associazioni delle donne.
Un programma mirato a una svolta sul terreno della cultura, della formazione al rispetto della persona, dell'informazione e dell'immagine della donna nella comunicazione, del costume e del linguaggio. In questa cornice si colloca anche la legge contro le molestie per la tutela delle vittime a cui stiamo lavorando intensamente. Lo stiamo facendo, come è giusto, ascoltando i pareri e proposte delle donne.
Sono convinta che solo una riflessione ampia può aggregare intorno a una legge di civiltà il consenso necessario a farla vivere come un patrimonio del paese e non come il risultato di una parte o di una maggioranza.
Questa è anche la ragione che ci spinge a cercare nel Parlamento una intesa larga a sostegno della legge. Lo dico perché la nostra battaglia può essere - anzi, dovrebbe essere sul terreno delle regole e dei diritti umani la - una battaglia di tutte e di tutti. La giornata di oggi per queste ragioni è un'occasione che cittadini, istituzioni e classi dirigenti non devono sprecare. Dare seguito coi fatti alle parole di oggi è un dovere morale prima che politico.
Io ci sarò.
E col mio Uomo. A sottolineare l'importanza che hanno TUTTI, nn solo le Donne, nell'essere consapevoli della realtà che ci circonda e nel fare qualcosa.
Giorgia Mamè
Consigliera di zona 7 lista Ferrante
c'ero anch'io... da sola, anche se poi ho beccato le mie amiche e dopo, sempre da sola, sono tornata a casa con i mezzi pubblici a mezzanotte passata...
QUESTO E' ILMESSAGGIODI RINGRAZIAMENTO CHE LE DONNE DI USCIAMO DAL SILENZIO HANNO RIVOLTO ALLE PARTECIPANTI E AI PARTECIPANTI ALLA MANIFESTAZIONE DI SABATO 25 NOVEMBRE ALLA STAZIONE CENTRALE
Stasera abbiamo scelto un luogo pubblico - questa stazione - perchè vogliamo rendere pubblico che dietro la violenza sulle donne c'è la qualità della relazione tra gli uomini e le donne .
Stasera abbiamo chiesto con la nostra parola che altri -chi governa- prendano parola pubblica per dire basta alla violenza sulle donne ovunque essa si eserciti, nelle case e nelle strade, sul corpo e sulla mente delle donne.
Stasera abbiamo chiesto un cambio di passo: a noi stesse, agli uomini che possono e devono esserci compagni, alle più giovani e ai più giovani, a chi è chiamato a rappresentarci.
Stasera siamo arrivate qui - luogo di arrivi e partenze, di incontri e di solitudini- forti di una parola che ci siamo riprese, che abbiamo saputo - in questo ultimo anno - arricchire dei nostri saperi , intrecciare con altre donne, far valere nello spazio pubblico e sulla scena della politica come da tempo non succedeva.
Non vogliamo essere vittime per sempre e vogliamo essere protagoniste di cambiamento: è il progetto che ci lega, ci impegna, ci fa forti da un anno in qua e da qui in avanti.
Grazie e arrivederci a tutti e a tutte quelle che stasera l'hanno condiviso.
Usciamo dal silenzio
www.usciamodalsilenzio.org