Uno può pensarla come vuole sulla vicenda del Giardino dei Giusti al Monte Stella. Per me è uno scempio di muri e cemento, per altri può anche essere una cosa sensata (non comprendo, ma mi adeguo, viva il libero pensiero). Quello che il cittadino ragionante deve considerare intollerabile – e che preoccupa non poco in vista delle amministrative milanesi del 2016 – è la reazione di Lorsignori.
Ranghi e ranghetti locali di partiti più o meno in disfacimento tornano a cavalcare il vecchio modello democristo per cui nulla conta se non la ragione di partito (o coalizione). Il merito è totalmente estraneo al dibattito, un fastidioso “di cui” immeritevole di attenzione.
Secondo Repubblica, Pietro Bussolati, segretario locale del PD (uno che in passato aveva anche dato dei segnali di lucidità) commenta così: “Con dispiacere ho appreso la decisione di alcuni partiti come Rifondazione e Verdi di votare con Fi e Ncd contro la variante spaccando il centrosinistra. Non è certo così che si costruisce l’unità all’interno del nostro schieramento politico”.
Poi viene il comunicato di SeL, quei quattro gatti che non rinunciano ad accampare pretese sul potere. Sempre da Repubblica: “«un fatto politico grave» perché «su un tema di tale importanza non dovrebbero crearsi polemiche e divisioni». Non solo. I «vendoliani» mettono sul banco degli imputati il presidente del Consiglio comunale, Basilio Rizzo, che «delegato del sindaco per la realizzazione dell’opera, è stato troppo spesso assente e reticente rispetto all’esercizio del ruolo»”. Il Corriere conferma le esternazioni.
Capito? Non importa che una documentazione ampia ed esaustiva dimostri tutte le debolezze del progetto. Niente. Da Lorsignori non esce una sola parola sul tema vero, cioè uno scempio ambientale – oltretutto privo di significato storico e prospettiva artistica – voluto da Gariwo con una tenacia che induce non pochi sospetti sulle reali motivazioni. Macché. Quel che conta è solo “l’unità del centrosinistra”, la quale – a sentire Lorsignori – dovrebbe prevalere su ragionevolezza, buon senso, dialettica e volontà dei cittadini.
Questi sono i presunti leader che dovrebbero mantenere il centrosinistra a Palazzo Marino. Invece di fare “cose di centrosinistra”, cominciano già a fare inciuci con gruppi di consenso, alla faccia dei cittadini, sulla pelle della città.