In un thread aperto da Letizia Mosca a proposito del passaggio di Ostellino da Corriere a Giornale (notizione!) ho fatto un commento un po’ OT sul posto di lavoro fisso, che Graziano Camanzi ha suggerito di condividere al di fuori del thread. Credo molto in quello che ho scritto, anche mettendo in discussione un mio passato sempre più remoto di duro e puro, quindi nonostante in un primo tempo avessi rinunciato, visto che avevo una decina di minuti liberi l’ho postato qua.
Le risorse necessarie a pagare un giornalista qualunque bastano per pagare almeno tre ragazzi con contratti “light”, forse meno tutelati, ma sicuramente più motivati e soprattutto tre a uno! Ovvero: il lavoro ci sarebbe, il problema (e da neo-imprenditore lo sto imparando sul campo) è che i balzelli di legge strettamente interconnessi con i contratti a tempo indeterminato impediscono di assumere tutte le persone che potrebbero avere un ruolo.
Piccolo esempio: per i due negozi di biciclette di cui sono fresco comproprietario abbiamo assunto tre persone (contratti regolari, tempo indeterminato, visto che contesto le regole, ma finché ci sono le rispetto. Tipo: si batte fino all’ultimo scontrino fiscale, non si fa un cent di nero, si tengono prezzi politici sulle riparazioni delle bici usate come mezzo di trasporto, eccetera).
Ora: se i 1100 euro circa che i tre ragazzi che lavorano con me si mettono in tasca non ne costassero a noi oltre 2300, magari ne costassero solo 1800, potremmo già assumere una quarta persona. Questa aiuterebbe ad ampliare il business e sicuramente in breve ne assumeremmo una quinta e una sesta.
Invece siamo blindati, i tre dipendenti devono farsi un culo assurdo e il business non può crescere, mancano le risorse umane. Ma se assumiamo un altro a questi costi falliamo.
Tutto questo IMHO accade perché la politica dei sindacati ha sempre tutelato all’eccesso, anche contro la logica, il posto fisso, a spese di tutti gli altri. Ovvero: il posto fisso, almeno così com’è concepito, fotte soprattutto chi non ce l’ha, in primo luogo i disoccupati.