“Visitando l’interno dei padiglioni non è però molto chiaro cosa i diversi paesi vogliano trasmettere. Nella maggior parte dei casi si ha l’impressione di trovarsi in mezzo a una costosissima gara geopolitico-commerciale a chi ce l’ha più lungo. Ad esempio, nel padiglione del Turkmenistan non ho trovato riferimenti al cibo—giuro, ho guardato dappertutto, non ce n’erano. Solo rendering di quartieri di prossima costruzione, plastici di campi petroliferi, pile di blocchi quadrati di gesso, enormi tappeti alle pareti e gigantografie dell’ex presidente Saparmyrat Nyyazon.”
L’Expo al di là della propaganda. Da non perdere il gustoso racconto di Mattia Salvia da Vice.