Indipendentemente da come la si pensi su writers, squatters, contestatori, e rompiscatole vari, si tratta di riuscire ancora a distinguere i deboli dai forti. Da una parte c’è qualche decina di studenti, dall’altra tutti a dargli addosso. Da una parte i “violenti” che vengono individuati come nemico pubblico per avere fatto zizza con le forze dell’ordine, imbrattato i muri o la porta dell’ufficio di un barone universitario, e dall’altra i mass media, i partiti di governo, gli stessi baroni, i potenti locali.
Il brano è tratto dall’articolo dei Wu Ming su Internazionale a proposito della protesta nata per espulsioni e arresti di attivisti “colpevoli” di aver contestato la Madia. Come prevedibile (e ormai bisogna rassegnarsi), il thread sulla pagina Facebook di Internazionale ha raccolto una valanga di commenti indignati contro i “vandali” e contro gli autori.
In realtà, se uno legge con attenzione l’articolo e poi legge i commenti, non può non accorgersi che le critiche per la quasi totalità non c’entrano nulla con il tema sollevato dai Wu Ming.
Dunquel al di là del tema specifico, ancora una volta si rimarca con preoccupazione che funziona ancora alla grande la tecnica goebbelsiana di costruire un nemico (di questi tempi i nemici sono i writer) come arma di distrazione di massa. Dai giubbetti gialli milanesi “regolarmente autorizzati” all’indignazione dei lettori di Internazionale contro i writer bolognesi e di rimbalzo contro i Wu Ming (che – com’è loro abitudine – hanno semplicemente cercato di leggere i significati sociali e politici della vicenda e commentarli) il passo è brevissimo.
Non c’è che dire, il meccanismo di propaganda messo in atto dalla nuova classe dirigente sta funzionando alla grande. Il Pensiero Unico è alle porte, più perbenista che mai.