A mettersi le mani nei capelli hanno già cominciato i gestori dei parcheggi e dei ristoranti interni al sito. Sono disperati perché temono di non rientrare delle spese a causa dell’afflusso di pubblico molto più basso del previsto. Preoccupata è soprattutto Arriva, società italiana delle ferrovie tedesche che ha vinto l’appalto per la gestione dei parcheggi: secondo le previsioni, il 50 per cento dei visitatori sarebbe dovuto arrivare in auto, con incassi per 11 milioni, invece i parcheggi sono vuoti al 90 per cento. E Arriva è già in rosso perché deve comunque garantire per tutto il giorno un costoso servizio di navette per portare chi ha parcheggiato fino ai tornelli d’ingresso. La situazione è così preoccupante che Sala, il quale aveva lanciato finora appelli accorati perché la gente usasse i mezzi pubblici, il 14 maggio ha cambiato messaggio: “Venite in macchina”. E ora lancia l’idea di rendere il parcheggio gratuito. Ma così Expo dovrà pagare ad Arriva 3 milioni di penale.
Che Expo non avrebbe mai potuto dare i risultati strombazzati lo sapevano tutti. Che i risultati rischino di essere perfino inferiori alle previsioni più pessimistiche è possibile. Che il povero (si fa per dire) Sala sia in una situazione complicata è evidente. Che sia prudente tenere riserbo sui dati, visto l’andazzo, è altrettanto evidente.
In sintesi: giusto il dovere della riservatezza, soprattutto nei momenti di crisi è sempre meglio non sbracare. Il problema è che qui si rischia di cadere nella farsa, compromettendo anche l’apprezzamento dei milanesi per gli effetti positivi che Expo ha avuto sulla città (esclusi gli Expo Gate di piazza Cairoli, quelli erano, sono e restano una sconcezza).
Il brano in apertura è tratto da un articolo di Gianni Barcacetto pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 24 maggio 2015. Vale la pena di leggerlo.
Il thread sul mio wall Facebook ha suscitato un dibattito interessante.