Sentire una trasmissione politica dopo anni di astinenza è un’esperienza spaventosa e illuminante. La puntata di Piazza Pulita di ieri 1 giugno, dedicata alle regionali 2015 ha confermato che (1) per uno spettatore è impossibile comprendere la realtà da quei battibecchi e (2) che nessuno – con pochissime eccezioni, in genere di personaggi fuori dal cast della politica – va lì per offrire una propria lettura, ma per confondere le carte, sbertucciare l’avversario, raccattare consenso facile a botte di luoghi comuni e strumenti di distrazione di massa e creazione di consenso di basso ventre.
Vediamone due.
Uno degli strumenti di distrazione di massa più usati è il “dico non dico”. Si sa che una fetta del “popolo” più consistente di quanto si creda coltiva nel suo animo sentimenti tutt’altro che nobili su cui il leghismo fa leva per concimare il proprio consenso. Ma visto che neppure uno come Claudio Borghi può (ancora) dire impunemente “deportiamo i rom”, ecco che arriva a costruire messaggi-capolavoro ai suoi elettori come “anche se schioccando le dita tutti i rom sparissero, per il Paese non cambierebbe nulla, non sono loro la mia priorità”. Altrettanto sull’uscita dall’Euro, un mantra insensato che piace al ventre molle e ignorante del Paese, dove cui la Lega pesca il proprio consenso elettorale. E’ probabile (sui leghisti non v’è mai certezza) che Claudio Borghi sappia che i rom non li puoi deportare e che dall’Euro non si può uscire, ma certamente sa che i suoi elettori coltivano qualche speranziella in merito e lui gliela solletica, pesando le parole per evitare i guai e al contempo farsi apprezzare.
L’altro strumento di distrazione di massa usato ieri (come in ogni trasmissione elettorale) è quello dei numeri, che a differenza di quanto le persone normali pensano sono quanto di più manipolabile esista. Si troverà sempre un’elezione in cui l’oggetto della polemica è andato meglio (per dire che stavolta ha perso) oppure peggio (per affermare la vittoria di oggi). Si confrontano mele politiche con mandarini amministrativi, anni di prosperità e periodi di crisi, referendum e primarie, in un vortice di parole strillate in cui ogni affermazione serve solo a sostenere, a volte senza alcuna decenza, la propria partigianeria. E come accade dall’alba dei tempi repubblicani, hanno sempre vinto tutti.
Ieri sera a Piazza Pulita erano quasi tutti indottrinati e conseguentemente indottrinatori, dalla rappresentante di rom e sinti fino allo studente grillino, attraverso l’Annunziata a doppio ruolo e la Bonafé che “si sporca le mani” o “si assume le proprie responsabilità” (quali?). Luoghi comuni e frasi a effetto, tante smorfie, nessuna idea, nessun pensiero su cui riflettere. Unici esseri umani (inteso come persone non sintonizzate su quei pollai, il che non implica alcun giudizio politico sulle loro idee) erano Paolo Mieli e Corrado Passera, i quali hanno detto cose umane, comprensibili, condivisibili o no, quindi ovviamente discutibili, ma passate inosservate, sommerse da un cicaleccio senza senso.
Perché se non urli e non le spari grosse, a Piazza Pulita – come in ogni talk show – non esisti proprio.