Leggo oggi sul Corriere che l’associazione Gariwo, per controbattere all’ondata di firme da parte di architetti, urbanisti e paesaggisti che chiedono di salvare il Monte Stella e il Giardino dei Giusti dai muraglioni progettati dell’arch. Valabrega, ha scritto un appello in difesa del progetto Valabrega con le firme di eminenti personaggi come Gino Rigoldi, Umberto Veronesi, Andrèe Ruth Shammah, Salvatore Natoli.
Ora, supponiamo per un attimo di vivere in un Paese normale. Se io voglio imparare come si pratica oggi il Vangelo nelle strade tossiche di una metropoli, mi rivolgo senz’altro all’eroico don Gino; se voglio capire come è preferibile procedere per una diagnosi precoce, il verbo è Umberto Veronesi; per l’analisi della lettura di un testo teatrale, Andrèe Ruth Shammah è un riferimento autorevole; se cerco un nesso fra neopaganesimo, senso del tragico e (ri)scoperta della felicità terrena, Salvatore Natoli è l’uomo giusto al posto giusto.
Però se cerco di capire e valutare la sostenibilità di un intervento di trasformazione all’interno di un parco urbano, mi rivolgo ad architetti e paesaggisti. Non ad altri. I quali bocciano, come inaccettabile, il progetto Valabrega.
Aspetto di capire cosa c’entrino i bei nomi citati da Gariwo con le doverose misure che devono essere prese, a difesa del bene pubblico, per fermare un progetto che deturpa il bellissimo Giardino dei Giusti e il Parco Monte Stella che lo ospita.
Il testo qui sopra è di Enrico Fedrighini e compare con il relativo thread sulla pagina Facebook del gruppo Tuteliamo il territorio della Zona 8.