Lettera a Il Foglio 8.7.2015 p. 4:
Al direttore – Ripensandoci meglio, forse qualcosa di buono può uscire dal “no” greco. Nel dicembre 2013, la Corte dei Conti europea rilasciò un importantissimo rapporto, che non si filò quasi nessuno (e mi sono sempre chiesta perché il M5s non ne facesse un suo cavallo di battaglia). Il succo: dal 1994, l’Unione europea ha fornito assistenza per oltre 5,6 miliardi di euro al popolo palestinese, senza un reale monitoraggio di come venissero impiegati questi soldi.
“Il sostegno finanziario diretto dell’Ue all’Autorità palestinese – si legge nel rapporto – deve essere rivisto”, cosa che ovviamente da allora nessuno si è preso la briga di fare.
Ora, se la Grexit avverrà, è ovvio che l’Ue, per liberarsi dai suoi eterni sensi di colpa post bellici, passerà alla forma degli aiuti umanitari (lo dice già Schulz, che purtroppo non è uno qualsiasi, ma il presidente del Parlamento europeo: “Saranno necessari immediati aiuti umanitari”).
Quindi, se ciò accadrà, ecco il risvolto positivo (o meglio wishful thinking): sarà la volta buona che il contribuente europeo comincerà a chiedere una seria rendicontazione dello sperpero di soldi pubblici in aiuti umanitari elargiti dall’Ue a destra e a manca da decenni? Ovviamente la risposta è no, ma volevo chiudere con un cenno positivo questa prova generale di una “Notte dei lunghi coltelli” rivisitata in chiave moderna.
Sharon Nizza
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