Il regolamento che definisce i parametri per la costruzione delle ciclabili è una ciofeca, del tutto scollata dalla realtà del traffico di una grande città. In particolare, il tema delle corsie a senso unico è demenziale, non realistico e potenzialmente pericoloso. A Milano non sono pochi i tratti in cui il ciclista deve scegliere tra andare in ciclabile contromano o pedalare in una condizione di altissimo rischio.
Per esempio via Carducci. In direzione centro => periferia la nuova ciclabile consente di pedalare agevolmente, salvo furgoni e SUV neri che la usano come parcheggio (“sto lavorando” o “solo un attimo” le risposte più frequenti alle rimostranze dei ciclisti, a cui si aggiunge qualche “che cazzo vuoi?” e qualche “ma vai a fare in culo”).
Ma in direzione periferia => centro il ciclista ha due opzioni:
- percorre la carreggiata normale, che però è riservata ai mezzi pubblici e delimitata da un cordolo. Di fatto il ciclista blocca gli autobus che lo seguono con grinta da Duel e viene sfiorato dai taxi che lo superano, facendogli il pelo. Se cade è quasi certamente morto o quantomeno sciancato.
- percorre la ciclabile in contromano, commettendo un’infrazione per non rischiere la vita, tra gli insulti di qualche neo-ciclista che approdato al mezzo più bello che c’è vi trasporta l’aggressività automobilistica e mette in atto i tipici comportamenti da guerra tra poveri tipo “dove cazzo vai?” o “se contromano pirla!”.
Ecco. Il decreto di ben 15 anni fa è del tutto inadeguato alla nuova mobilità in una metropoli e deve essere riscritto. Ancora una volta è auspicabile che lorsignori non solo decidano di occuparsene, ma anche si affidino non al solito tecnico che non ha mai messo il culo sul sellino, ma alle eccellenze che la nostra università produce e che il mondo ci invidia e ci sottrae appena può.
E’ chiedere troppo?