Alla fine sembrava tutto chiaro. I “porci sionisti”, le “SS con stella di David”, gli “ebrei criminali invasori” hanno commesso l’ennesima violenza sul coraggioso popolo palestinese che resiste. Una “mamma coraggio” addenta il braccio del cerbero che “tortura” un ragazzino (“attenzione! Immagini forti che potrebbero urtare la sensibilità” avvisava Repubblica, sempre pronta a denunciare la “violenza sionista” non senza menzionare gli “estremisti ebrei“). In realtà era al 90% una fanfaluca, l’ennesima.
Il blog francese Danilette’s mostra con una serie di fotografie dal contenuto inequivocabile che l’evento – subito fatto circolare con tutta l’indignazione del caso – è stato costruito a tavolino e interpretato da una compagine di figuranti non nuova a queste imprese. Ormai dovrebbe essere chiaro: il mondo arabo ha raggiunto una capacità mediatica straordinaria e la usa con grande impegno.
Restano alcune questioni in fondo al testo. “Pourquoi un soldat israélien entraîné s’est-il laissé piéger de cette façon? Pourquoi quand il attrape l’enfant se dirige-t-il en direction de toute la famille et des photographes (photo ci-dessous) alors qu’il aurait pu descendre le champ en direction de la route et des autres soldats? Pourquoi se laisse-t-il filmé et photographié alors qu’il sait très bien que les photos seront exploitées contre lui et l’armée israélienne?”
Una delle ipotesi circolata – e in gran parte rientrata – è che anche il soldato facesse parte della rappresentazione, ovvero che fosse un falso soldato. Lo si potrebbe desumere dall’equipaggiamento, non regolare per un militare impegnato in quei territori. Secondo una ricostruzione potrebbe essere il ragazzo coi pantaloncini rossi e la maglietta bianca al centro. Però c’è un comunicato ufficiale di IDF a conferma. Al momento la spiegazione più probabile è che il soldato fosse un ragazzo inesperto, inadatto a presidiare Nabi Salih, subito cascato nel tranello.
Intanto un’altra azione di propaganda antisemita è stata smontata, perfino Repubblica ha avuto la decenza di correggere (parzialmente) il tiro. Ma quanti lo sanno o avranno l’onestà intellettuale di riconoscerlo? Vale la pena a questo proposito di leggere i commenti sul wall Facebook del Fatto Quotidiano, una testata su cui – purtroppo – l’antisemitismo acritico è di casa e viene spesso sottilmente alimentato.
Da leggere il post di Alex Zarfati su Facebook.