Il dato grave è che a nessuno di questi campioni della democrazia viene in mente di considerare il merito: 6000 metri quadrati di cantiere, tonnellate di acciaio, muri alti 2.40 metri, a devastare uno dei più bei parchi di Milano. Niente. Non una parola.
Sulle dichiarazioni. Premesso che – ormai abituati alle esternazioni della Rozza – non si può rispondere che “scusi, ma cosa si è fumata?” (definire Fedrighini “estremista” sarebbe comico se non venisse da un esponente di spicco della maggioranza di Pisapia), prendiamo atto che Andrea Fanzago (a stipendio pubblico da ere geologiche) non ha avuto voglia di leggere un rigo dell’esaustiva documentazione fornita. Basta il riassuntino e non serve un cervello da MENSA per comprendere che quello che si vuole attuare al Monte Stella è uno scempio di bene comune, utile solo a chi lo commette e a chi lo autorizza. Ma certo non ai milanesi.
Quanto a Piero Bussolati, è evidente che in questa classe politica lo stefanoespositismo d’accatto è ormai attitudine comune. Per noi cittadini, preoccupati dal ritorno delle destre becere a Milano, è frustrante vedere come le distanze tra gli schieramenti si assottigliano. Al grido “siamo tutti Stefano Esposito!” Lorsignori mettono in atto un’arroganza decisionale pari solo al loro totale distacco dalla realtà e dall’interesse per il bene comune. Sarà dura nel 2016, ma questi atteggiamenti andranno ben riletti e considerati prima di entrare nel seggio elettorale.