Ho ricevuto molte mail a seguito della mia partecipazione (da tastiera) all’opposizione che un gruppo di volenterosi tra cui il verde Enrico Fedrighini sta facendo alla cosidetta “riqualificazione” del Giardino dei Giusti al Monte Stella di Milano. In tanti scambi di opinioni, quelli con Bruno Dapei – persona che stimo nonostante il totale dissenso politico – portano sempre spunti interessanti.
Ieri, in un thread sul wall Facebook di Fedrighini, Bruno Dapei ha scritto un commento in cui diceva tra l’altro: il penultimo libro di Nissim si intitola proprio La bontà insensata, il segreto degli uomini Giusti. io trovo invece il progetto appropriato all’area e alla funzione. “pastrocchio”, “deturpare”, “toglie ai cittadini”, “colate di cemento”. vedo una gran fame di “battaglie” contro immaginari nemici del Popolo e mi dispiace.
A questo commento di Bruno Dapei ho dato una risposta che riassume tutto il mio pensiero e che mi è stato chiesto di condividere anche al di fuori di Facebook. Lo faccio volentieri, mondando il testo – scritto di getto – da alcuni refusi e aggiungendo poche parole per precisare concetti che risultano poco chiari nella stesura originale.
No Bruno, proprio nessuna battaglia e nessun nemico, semplicemente la mia partecipazione di cittadino che ama il verde, i parchi e il Monte Stella in particolare. Così come a suo tempo mi opponevo tenacemente alla Festa de l’Unità (pur elettore e sostenitore del PCI-PDS) al Monte Stella, altrettanto mi oppongo oggi a questa cosa.
Ripeto: in questo progetto non esiste un solo valore finalizzato al bene comune, come invece dovrebbe avvenire per ogni opera in un parco. Non solo: la memoria è un tema che si può e si deve coltivare nelle sedi opportune e nulla come la memoria dei Giusti dovrebbe essere stimolo per rivalutare aree malridotte, non per deturparne di belle.
Un auditorium al Monte Stella è – dal punto di vista urbanistico – una sciocchezza immane, sarebbe inutilizzabile per la maggior parte dell’anno, resterebbe abbandonato a se stesso e in breve sarebbe preda del degrado. Fosse anche l’auditorium di Gesù Cristo, Einstein, Marx, Che Guevara, Manzoni, Ambrosoli o Garibaldi, questo non lo trasformerebbe in una cosa bella, resterebbe l’invasione cementizia e inutile di un parco, un oggetto morto che toglie spazio al verde, stravolgendo il paesaggio senza aggiungere valore.
Insisto: con tutto il mio rispetto per la memoria (io vivo grazie a un Giusto che salvò la famiglia ebrea di mia madre dalla deportazione) trovo che questo sia un monumento a Valabrega, Nissim e dirigenza Gariwo, i quali – sinceramente – non mi sembrano meritevoli di tanto riconoscimento.
Sono disposto a scommettere: se – malauguratamente – si riuscirà a realizzare questa cosa, tempo diciotto mesi (ovvero dodici mesi dopo i primi sei di grande attenzione) sarà coperta di tag e ridotta a pisciatoio e ricovero di coatti. Ma allora io preferisco gli alberi, grazie e secondo me li preferiscono anche i Giusti.
PS: esercito rispettosamente la mia coscienza critica e dico che il libro di Nissim che citi secondo me è inutile nella circostanza, ovvero non c’entra, non aggiunge nulla al dibattito (secondo me non aggiunge nulla neppure dal punto di vista storico e letterario, ma è un’opinione) e comunque non è che se uno ha scritto un libro debba diventare un riferimento. Per dire, io ho scritto “A5405 Il coraggio di vivere” per conto del caro Nedo Fiano, editore Padre Monti, quindi seguendo lo stesso principio (che non condivido) dovrei esserlo anche io, no?