Mi è stato segnalato da un amico un articolo sul Bollettino online della Comunità ebraica a proposito del progetto di presunta riqualificazione del Giardino dei Giusti al Monte Stella di Milano, che da tempo critico. L’ho letto con attenzione, visto l’affetto per l’amico e la Comunità, ma resto della mia idea: il progetto è uno scempio e Gabriele Nissim dice cose non vere. Replico a punti alle affermazioni contenute nell’articolo, almeno quelli che hanno a che fare col tema: un’opera che nella visione di molti, comunque della maggioranza del consiglio di zona 8, snatura il progetto di Bottoni.
- Parlare di “riqualificazione” è una balla, il Giardino è splendido, è verde, è esattamente come deve essere.
- L’intento di riqualificare è meritevole, quindi sono state segnalate aree del Monte Stella che ne hanno bisogno davvero e che potrebbero diventare splendide. Ma il rifiuto è stato netto e categorico.
- Non è giusto che Nissim faccia del battibecco da talk show: nessuno ha mai parlato di “cementificazione del Monte Stella” tout court, ma di un intervento che snatura 5mila metri quadri di un parco bellissimo, che è anche opera d’arte urbanistica di un architetto del rango di Bottoni.
- L’8 novembre 2013 la Giunta Comunale di Milano aveva deliberato la formale richiesta di vincolo paesaggistico per il QT8 e per l’intero parco Monte Stella. La Sovrintendenza alle belle arti lo aveva accolto, esprimendo parere negativo su qualunque trasformazione. Ora ha fatto una capriola e l’ha approvato, proprio come le assessore milanesi De Cesaris e Bisconti. Le opinioni sulle ragioni di queste capriole sono libere, ognuno si faccia la sua considerando i fatti.
- Comunque Italia Nostra ha bocciato il progetto Gariwo e sostiene il ricorso al TAR presentato dai cittadini, facendosene portavoce.
- L’architetto Valabrega non ha alcuna esperienza urbanistica, fior di urbanisti hanno bocciato il progetto.
- “Migliaia di studenti”? Ammesso e non concesso che siano così tanti: ma le centinaia di migliaia, forse milioni di persone che frequentano la Montagnetta, si godono uno spazio verde senza muri e monumenti che pare di essere in campagna, questi non contano nulla?
- “Rispetto del parere altrui”? Nissim è il primo a non rispettarlo. Si definisce “disponibile alla mediazione”, ma in realtà non lo è, visto che il tema non può essere qualche centimetro in meno nell’altezza dei muri o il cambio della (orrenda) porta con i “totem”. Il tema vero è preservare un giardino pensato e vissuto come tale dai milanesi oppure costruirci dentro un’opera volumetricamente importante, che lo snatura e ne inquina pesantemente l’idea originale.
- L’opposizione al progetto non è pretestuosa, ma trasversale, infatti è sostenuta da cittadini di diverse estrazioni culturali, sociali e politiche, coordinati da una maggioranza di zona bipartisan, a dimostrare che Nissim descrive in modo non veritiero le motivazioni del dissenso. Non c’è nulla di politico, non c’è pregiudizio, non c’è retromotivo, è che questo progetto fa schifo ai cittadini, che si oppongono a tutela del bene comune.
- Viceversa le capovolte delle istituzioni rendono lecito, quelle sì, il sospetto di un interesse quantomeno elettorale, comunque del tutto estraneo al bene comune.
- Come si legge sulla pagina Facebook del comitato di opposizione, le modifiche al progetto – che comunque non ne cambiano l’invasività – non sono mai state rese disponibili ai cittadini, nonostante le numerose richieste e il dovere istituzionale di trasparenza.
- Inviti, manifestazioni, Palmira, eccetera sono cominciati in gran numero – guardacaso – da quando c’è questo contenzioso. Un’attività del tutto anomala, che sembra fatta per raccogliere facile consenso e fornire al Comune motivi sufficienti a dare il colpo di grazia alla democratica decisione dei cittadini.
In sintesi: qualcuno che dispone di solidi argomenti di pressione ha convinto la Giunta a ribaltare le promesse elettorali e una recente delibera, approvando un’opera che: (1) non dà nulla di più alla Memoria, (2) interessa a poche persone, (3) non riqualifica nulla, perché nulla c’è da riqualificare, (4) se non mantenuta con un’assiduità non realistica diventerà fatiscente, (5) è del tutto estranea al luogo, quindi viola il vincolo.
Ma il problema non è solo che il progetto fa schifo, a me come a tanti. E’ che questa ostinazione ad andare avanti, alla faccia della volontà dei cittadini espressa democraticamente, potrebbe – ho paura – portare altro concime alla pianta velenosa dell’antisemitismo. Quindi ritengo che la Comunità ebraica commetta un grave errore “a scendere in campo”, sostenendo acriticamente Nissim contro i cittadini su un tema che meriterebbe più rispetto del mondo al di fuori dalla Comunità stessa.