La passerella di Giuseppe Sala da Floris

Floris e SalaHo aspettato le 11.30 ieri sera, sorbendomi una sfilata di vecchi e nuovi arnesi della politica-spettacolo, inclusi Renato Brunetta e Lamberto Dini (un supplizio a metà, ho abbassato l’audio e fatto musica mentre i due inutili arnesi si agitavano silenziosi sullo schermo) per sentire Giuseppe Sala. L’intervista (in realtà una passerella) è stata condotta da un Floris ancora più prono del solito col potente, ringalluzzito dalla consapevolezza di stare dalla “parte giusta” e di averlo confermato a quelli che contano mezz’ora prima, brutalizzando col sorriso sulle labbra il povero Ignazio Marino.

Nel corso della rappresentazione Giuseppe Sala ha confermato buona parte delle mie impressioni e ha aggiunto qualche dettaglio. Ecco l’intervista, per chi non avesse avuto lo stomaco di aspettarla.

Considerazioni

1 – la parte su Expo – a parte la lunghissima autocelebrazione – ha confermato che Sala è un tosto, soprattutto che sa di avere le spalle tanto coperte da potersi permettere di accantonare con un buffetto di sarcasmo qualunque dissenso. Oddio, Barbacetto non ha la stoffa, la grinta, il consenso e l’incisività di Travaglio, ma la sarcastica nonchalance con cui Sala l’ha trattato (e con cui probabilmente tratterà ogni critica) è un messaggio chiaro: “io sto col manovratore, fatti da parte ragazzino e lasciami lavorare”.

2 – Sala ha correttamente sottolineato l’incapacità del maggior partito italiano di esprimere a Milano (e non solo) una figura politica da candidare. “Io non sono un politico” ha detto “e un sindaco è una figura politica”, aggiungendo la speranza che il PD riesca a trovare il candidato politico all’altezza del ruolo di sindaco di Milano.

3 – Sala è un marpione che sa mentire bene. La parte significativa viene dal minuto 10 in avanti. Come non credo ai dati su Expo che snocciola con tanta sicumera, non credo neppure che il PD sia “il suo partito di riferimento” (è stato un uomo di fiducia di Letizia Moratti, suggerito da Berlusconi). Soprattutto non credo che non sia attratto da palazzo Marino. La sua dichiarazione di “essere disponibile” nel caso non salti fuori una figura politica (“ho 57 anni e non sono a scalpitare per ambizione, non sto scalpitando per una poltrona”) è troppo ben studiata per essere vera. Si vede che gli viene la l’acquolina in bocca all’idea di fare il sindaco di Milano.

4 – Molto giusta la considerazione sulle primarie: l’idea che bisogna parlare di programmi prima che di persone è sacrosanta. Sala è un abile venditore e oggi ha il coltello dalla parte del manico (il PD non sa dove sbattere la testa): se farà il sindaco, sarà alle sue condizioni, l’ha detto chiaramente e su questo certo non mente. C’è di buono che con un manovratore come lui i milanesi non si troverebbero a Palazzo Marino alcune delle personalità oggettivamente inadeguate arrivate al traino di Giuliano Pisapia.

5 – Da ultimo: nella testa di Sala l’unico attore di centrosinistra per Milano 2016 è il PD, il resto non viene considerato. Pragmaticamente bisogna dargli atto che il centrosinistra non-PD ha fatto e continua a fare di tutto per non essere significativo. Non c”è da stupirsi che un operativo trascuri del tutto l’esistenza di personaggi persi in elucubrazioni campate in aria come Civati e Fassina.

Giuseppe Sala da Floris

In sintesi: hanno sei mesi per convincerci a riconfermare la nostra fiducia, resistendo alla tentazione astensionista o movimentista. Le premesse non sono delle migliori, quindi non potranno permettersi di fare troppi errori o – Sala o non Sala – rischieranno di trovarsi in braghe di tela a Milano.

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