“Giuliano Pisapia lo rimpiangeremo, altro che palle. È una persona sensibile eppure pragmatica, per bene e intelligente”. Due righe scritte su Facebook dopo la comparsa di Giuliano Pisapia a Otto e Mezzo hanno suscitato un gran cancan. A confermare il segno lasciato da un uomo comunque di spessore, a cui forse si è chiesto più di quanto fosse realistico fare. E per il quale non si vedono ipotesi di successione in grado di colmare il vuoto che lascerà.
Il post è stato gettonatissimo: dopo 36 ore registra quasi 150 “like”, una ventina di condivisioni e 21 thread con un centinaio abbondante di commenti. Vale dunque la pena di completare e argomentare il pensiero.
Sono passati quasi cinque anni dalla grande esultanza per la vittoria, presto smorzata dai nomi in squadra. Si conferma il giudizio positivo sulla persona (un essere umano sensibile, colto e intelligente, pur con le sue fragilità, è tanto meglio dei cyborg che colonizzano la politica), come anche il disappunto per una parte significativa delle nomine (perché se Maran e Majorino hanno fatto meglio delle aspettative, altrettanto non si riesce a dire dei Baruffi, Benelli, Bisconti, D’Alfonso, De Cesaris, Mastrangelo, Rozza, Tajani eccetera con le loro legioni di attendenti).
Ma questo ormai è un tema secondario, che il senno di poi spiega ricordando le condizioni politiche ed economiche di Milano nel 2011: si imponeva un fronte comune, un governo solido, e l’unica strada era caricare a bordo capoccia e giannizzeri di correnti e gruppi di influenza, magari turandosi un po’ il naso.
Quello che invece conta è il bilancio di questo mandato ormai al termine, che il cittadino può fare confrontando la città del 2011 con quella che Pisapia si appresta a lasciare. Impossibile negare che Milano oggi è ben diversa dall’alveare grigio-topo delle giunte di Albertini e Moratti fortemente inquinate da De Corato. E’ più viva, più colorata, più vivibile, soprattutto è in buona evoluzione, anche se resta tanto da fare. Non lo dice OneMoreBlog, ma la stampa internazionale, evidenziando turismo e flusso di investimenti in crescita. Una parte significativa di questo risultato va riconosciuta al sindaco, che ha saputo (1) valorizzare ciò che ha trovato di buono (esempio: bike-sharing e car-sharing a Porta Nuova), ma anche (2) accantonare le follie fascio-berlusconiane (esempio: Moratti auspicava di trasformare la circonvallazione in viale a scorrimento veloce di traffico privato) e soprattutto (3) governare le complessità apparentemente insuperabili (soprattutto Expo).
Certo, su molti aspetti (esempio: le periferie, la mobilità, l’innovazione) si poteva fare tanto di più, anche se è difficile pensare che altri – uno Stefano Boeri o peggio una Letizia Moratti – avrebbero potuto fare meglio di così. Giliano Pisapia ha insegnato che moderazione, capacità di mediazione, di adattamento, di compromesso (in senso positivo) sono valori determinanti: la vicenda che ha coinvolto Roma e Ignazio Marino dimostrano che l’intransigenza, anche se usata con fini giusti, porta quasi sempre a conclusioni nefaste.
- Il thread su Facebook da cui prende spunto questo post
- Il thread relativo a questo post
- Il thread sul wall di Nicola Iannaccone
- La puntata di Otto e Mezzo con Giuliano Pisapia.