“Lo schema è collaudato: Salvini blatera 24 ore al giorno, occupa tutti gli studi televisivi, spara numeri e vomita affermazioni che sfuggono a ogni verifica, riscontro, fact-checking. Non mettendolo mai alle corde su nulla, i media ne hanno gonfiato lo status, per non dire dell’ego.” Eppure a vedere i TG ieri sera la sensazione (se uno non si soffermava a riflettere sulla sequenza di luoghi comuni senza senso che provenivano dal palco) era di un evento molto partecipato.
Ma è scattata la controinformazione dei Wu Ming, i quali hanno lasciato perdere il resto e si sono concentrati sulla panzana più grossa del consesso fascio-silvio-leghista: i numeri in piazza Maggiore. La previsione che il federale verde avrebbe strillato “siamo centomila” si è avverato, con il consenso dell’informazione, che sprezzante del ridicolo ha dato importanza a un avvenimento che quantitativamente ne ha ben poca, qualitativamente ne ha ancora meno. Ma politicamente ne ha tanta, troppa.
“Con altri mezzi di informazione, minimamente scrutinanti, il progetto politico di Salvini sarebbe morto in culla due anni fa. E invece, la resistibile crescita di una falsa opposizione – falsa opposizione pompatissima dai media, il che mostra quanto poco scomoda all’establishment essa sia – ha rafforzato il sistema.”
Però vale la pena di riflettere sul tema delle ragioni di questa informazione distorta e corriva, rilanciato dall’allarme con cui i Wu Ming chiudono la sbertucciata agli agitatori di ruspe:
“Preveniamo una domanda retorica e perciò banale: per il fatto che a Bologna hanno floppato, Salvini e il razzismo leghista sono forse meno pericolosi? Certo che no. Ma siamo convinti che le fandonie vadano smontate. Forse, se si fossero trattate le molte supercazzole sbraitate in questi anni come si è appena trattata questa, Salvini sarebbe un signor nessuno. Un ex-concorrente di telequiz di bassa lega.”
PS per ripulirsi gli occhi e l’umore: “Bologna città partigiana, fedele alle antiche tradizioni, non volle soggiacere alla prepotenza del tedesco invasore, e col sangue purissimo di migliaia dei suoi figli migliori, con le sue case distrutte e in epici, diuturni combattimenti sostenuti con le armi strappate al nemico, fu all’avanguardia nell’impari lotta e nell’insurrezione che, nell’alba radiosa, dell’aprile 1945, portò la Patria alla riconquista della sua libertà.” La feccia passa, la medaglia d’oro a Bologna resta.