Molto mi divide da Pierfrancesco Majorino, non solo politicamente, tuttavia lo considero una delle più valide presenze in giunta. Anche lui, come ogni politico di carriera, tende a mettere la sua poltrona (e quella dei suoi supporter) davanti al resto, ma se riesce a occuparla cerca di fare del suo meglio, come in questa esperienza da assessore alle Politiche Sociali. Primo a buttarsi nella mischia di #Milano2016, quando ancora non c’era nulla in gioco, si trova a dover fare una seria riflessione sul futuro prossimo.
La sensazione – diffusa anche tra chi lo vedrebbe bene come sindaco – è che potrebbe avere meno chance della Balzani. Le ragioni sono molte, a partire dalla garbata insofferenza di Pisapia nei suoi confronti messa nero su bianco nel capitolo buoni-cattivi del libro del sindaco. Un handicap difficilmente superabile e non l’unico.
C’è anche il problema di quella parte del cosiddetto “popolo arancione” passata armi e bagagli a Renzi con i propri supporter. E c’è anche il fatto che il profilo profilo culturale, professionale e politico di Francesca Balzani è più in linea con quello di Giuliano Pisapia, quindi ha – presso i sostenitori del sindaco – un appeal più ampio.
E’ dunque realistico ritenere che una desistenza strategica (quindi non un “passo indietro”) che mettesse la Balzani testa di serie e Pierfrancesco “primo gregario di lusso” consentirebbe di riportare al voto (o a distogliere dal voto di protesta per M5S) anche strati socio-culturali cui è tradizionalmente vicino e che difficilmente si muoverebbero per Francesca Balzani.
In sintesi: i due si possono completare a vicenda, riattivando – anche se con modalità diverse – la proposta politica che risultò vincente nel 2011. In una città in cui lo spostamento di voti è minimo, il primo passo verso la vittoria è portare le persone all’urna (non va dimenticato che nel 2011 i voti di Pisapia furono meno di quelli che non bastarono a Ferrante per vincere nel 2006, quindi Moratti perse anche perché i suoi non andarono a votarla).
Tutto questo discorso ovviamente vale solo se Pierfrancesco Majorino sta davvero considerando di impegnarsi a fondo per contrastare l’ipotesi Giuseppe Sala. E’ evidente che se invece sta solo giocando al rialzo e l’intento è (absit iniuria verbis) vendersi al miglior offerente, oppure se ha accettato di partecipare a una recita per la consacrazione del candidato renziano, allora il discorso cambia. Ma almeno per ora non ci sono motivi per pensarlo.
- Il thread sul mio wall Facebook.
- Un commento di Graziano Camanzi.
- Michela Jesurum su Gli Stati Generali.
- Intervisa a Francesca Balzani.