E’ cominciata la bagarre. Partita in sordina, si sta accendendo giorno dopo giorno. La visita di Pisapia a Renzi ha scatenato – come prevedibile – reazioni contrastanti. Soprattutto ha acceso la luce sugli schieramenti. Vediamo di fare una spunta dei gruppi.
- I renziani, con Maran e Rozza in testa. Al momento il loro candidato è ovviamente Giuseppe Sala. La frase osannante della Rozza la dice più lunga di qualunque altro commento: “Ognuno, in certi momenti storici, è più o meno utile. Oggi è più utile Sala: chi meglio dell’uomo che conosce tutto quello che c’è nel territorio, che ha le relazioni necessarie per fare in modo che Milano non sia spettatrice di tutto quello che succederà nel dopo Expo ma ne diventi protagonista?”
- Giuliano Pisapia, con la candidatura della Balzani, che ha sostituito la De Cesaris e certo non la fa rimpiangere (ma oggettivamente non ci voleva molto, il margine a favore della Balzani è molto ampio). Se il sindaco uscente ci metterà molto del suo in campagna, la Balzani avrà buone chance.
- Pierfrancesco Majorino, con il supporto di SeL e forse di qualche residuo rifondarolo (o almeno di quelli tra costoro che non si sono venduti a Renzi per un piatto di lenticchie). Politico di lungo corso, esponente della strategia dei piccoli passi, è il candidato con il contatto più solido col territorio.
- I residuati arancioni, quelli che nell’immaginario di alcuni hanno dato un contributo importante alla vittoria nel 2011, ma che secondo altri sono stati soprattutto abili a ricavarsi posti al sole: Baruffi, Benelli, Bisconti, D’Alfonso, De Cesaris, Tajani e compagnia. Le loro poltrone potrebbero avere le ore contate e sicuramente si daranno da fare per non restare tagliati fuori, cosa che per alcuni di loro potrebbe essere problematica. E’ possibile che si impegnino una trattativa per appoggiare il miglior offerente.
- Emanuele Fiano, renziano di riserva dopo Sala, che imperversa sui canali locali, ma che tutti danno come destinato a ritirarsi in caso di candidatura di Sala a fronte di uno scatto di carriera, a Milano o a Roma.
Dal canto suo la destra continua a tacere, visto che quella di Sallusti non sembra essere una candidatura credibile.
In mezzo a tutto questo sbattimento per conservarsi il posto o far carriera, noi milanesi, che abbiamo molti difetti, ma sicuramente meritiamo di meglio – dal punto di vista politico e culturale – rispetto a quanto si legge in questi giorni sull’argomento Milano 2016.