Premessa: una che dice “Evidentemente sono scomoda dal momento che non sopporto l’ipocrisia” andrebbe espulsa non da M5S, ma dal Parlamento e financo dalla società civile. Ma allo stesso tempo, ancora una volta, vale il “dimmi che partiti hai e ti dirò chi sei”. L’espulsione da M5S di questa ragazza né meglio né peggio di tanti altri mediocri esponenti del suo movimento è anche spunto per una riflessione al di là delle minchiatine di Lorsignori a Palazzo.
Già. Perché alla fine le espulsioni di M5S non sono altro che una proiezione ad alto impatto mediatico di quello che accade quasi a noi persone normali (intesa la razza umana fuori da Palazzo), silenziosamente, ogni giorno, quando veniamo espulsi da gruppi e luoghi, reali o virtuali, perché manifestiamo un’idea che non piace. Dici che Renzi ha fatto un buon discorso? Gli antirenziani furiosi ti espellono. Commenti che Renzi ha detto una minchiata? Ti espellono i renziani duri e puri.
E allora ecco che si spiega anche il senso di Bruno Vespa, Fabio Fazio e tanti altri: non esprimere opinioni, dire bene (ma con grande moderazione, addirittura accondiscendenza) di tutti è la chiave del successo.
In sintesi: M5S è l’incarnazione politica della nostra incapacità di accettare la diversità e l’esercizio della coscienza critica, a tutti i livelli. Tanti ci si affidano proprio perché in M5S riconoscono le proprie umane piccinerie.