Appena finito l’intervento di Sala alla diretta di RadioPop. Dialetticamente (anche quando insiste a professarsi “di sinistra”) è varie spanne sopra chiunque altro, si capisce che è abituato a dare ordini, ma anche sufficientemente intelligente da tenere a freno lo spirito da padrone del vapore che è nella sua stoffa per non spaventare gli elettori. Le risposte che ha dato sono state ottime (probabilmente si sta preparando da temp). Solo su un tema è stato reticente ed è facile capire come mai.
Quando qualcuno gli ha chiesto dell’eventuale accettazione da parte di supporto del mondo cattolico (cui lui dichiara di appartenere), in particolare di Comunione e Liberazione, Sala non ha risposto, è stato reticente, affermando che “CL non è un partito politico” e che lui non intende “fare l’esame del sangue” ai potenziali collaboratori.
E’ evidente che la storia professionale di Giuseppe Sala è fortemente interconnessa con i gruppi di potere cattolici, anche grazie ai quali è arrivato prima DG di Letizia Moratti e soprattutto manager di Expo, non a caso conciliando il consenso di destra e sinistra, da Formigoni a Pisapia.
Forse non l’esame del DNA, ma certamente alcune garanzie di indipendenza dalle lobby dovrebbero essere ritenute indispensabili, perché l’appartenenza a gruppi di mutuo soccorso più o meno occulto (CL e Compagnia delle Opere lo sono quanto la massoneria e sono altrettanto infestanti per la società, se non di più) dovrebbe costituire un motivo sufficiente di esclusione. Ma questo non sembra un tema su cui Sala sia disposto a dare rassicurazioni.
Insomma, vale la pena di riflettere su quanto scrive Alessandro Gilioli: “Lo sforzo (invero un po’ ridicolo) con cui Giuseppe Sala sta cercando di darsi un profilo di sinistra rappresenta la pietra tombale del mantra con cui ci hanno ammorbato per vent’anni e cioè che le elezioni ‘si vincono al centro’ …[snip]… a occhio, per cascarci con Sala c’è da essere un po’ gonzi, con rispetto”.