Nomenklatura del PD con relativi cacciatori di dote e loro fantaccini, mondo cattolico (CL e CdO), gruppuscoli di affari minori e una parte di intellighenzia milanese: tutti vogliono Giuseppe Sala sindaco. Visto che i dati Expo (magari a martellate) usciranno positivi, il discorso su primarie e amministrative 2016 si può chiudere qui, con Sala sindaco e poco altro da dire.
Salvo eventi clamorosi (e improbabili) prima vincerà le primarie con un margine bulgaro (forse il doppio dei voti di Balzani e Majorino) poi vincerà le elezioni, anche grazie al patto tra Renzi e Verdini -ipotizzato da molti – che assegna Milano ai renziani e Roma ai post-berlusconiani.
Ma non è il caso di abbattersi. Sursum corda! Milano è sopravvissuta a Pillitteri, Formentini, Albertini, Moratti, ora ci spaventeremo per un Sala qualunque? Ma no dai, anche perché due sponsor potentissimi (governo e Vaticano) daranno a mr. Expo leve solide per mettere la mordacchia agli assessori. Potrebbe dunque finire quel loro fare e disfare anarchico, sempre rivolto al proprio bacino elettorale prima che al bene comune, che ha costituito uno dei disvalori della giunta Pisapia.
E gli avversari in casa? Balzani e Majorino non sono dei fessi e non possono non avere ben chiaro che – stanti così le cose – neppure si avvicineranno a Sala. Senza improbabili conigli nel cappello la loro presenza alle primarie è dunque funzionale solo alla conta per la spartizione di potere: poltrone per sé e sgabelli per i rispettivi cerchi magici. Non ci sono altri motivi ragionevoli per continuare a dichiarare possibile (superare Sala) ciò che nei fatti non lo è.
Non siamo nel 2011. Questa volta l’accordo lo hanno fatto i massimi manovratori e non saranno 20-30mila milanesi (quelli che presumibilmente non voteranno Sala alle primarie) a poterlo mettere in difficoltà. Per questo da oggi, salvo cambiamenti significativi dello scenario, non resta che tornare a parlar d’altro.