“La società che ha gestito l’esposizione universale meneghina ha chiuso il 2015 con un rosso di 32,6 milioni di euro”. Eccoli lì i primi numeri veri, che a Palazzo tutti conoscevano, ma che nessuno aveva voglia di condividere con chi quei soldi ce li mette di tasca propria, con fatica. Ma non è questo il problema vero.
Già. Non è la perdita di 36 milioni (che non sono noccioline, ma come si è detto per certi versi e in parte possono essere considerati un investimento), ma la gestione opaca, le panzane, l’arroganza verso i cittadini, che alla fine sono i finanziatori ultimi dell’evento, quindi delle perdite.
A questo punto vogliamo smetterla di dire che questo signore è “un manager”? Un manager è responsabile delle proprie azioni, riferisce ai soci e se fa cilecca o se non la dice tutta i soci lo fanno saltare al primo CdA. Niente a che fare con Sala dunque, che a servizio non degli azionisti (i cittadini), ma di Lorsignori ha svolto un altro compito, quello di facilitatore. Un compito per il quale ha dimostrato di di essere molto portato e che con tutta probabilità continuerà a svolgere anche a Palazzo Marino per i prossimi cinque anni. Niente di più, niente di meno.
Ricordiamolo se e quando ci troveremo a doverlo votare, probabilmente obtorto collo per l’indecenza di quegli altri.
I dettagli nell’articolo su Il Fatto Quotidiano.