Da quello che si capisce leggendo il pezzullo di Luigi Ambrosio di questa mattina (confermato dall’intervista a Francesca Balzani e dalla lettura delle dichiarazioni sui social di tanti addetti ai lavori), le alleanze del centrosinistra per #milano2016 sono sostanzialmente un fatto di poltrone contese da partitulli del tutto scollegati dalla realtà di Milano. Gruppuscoli di una retroguardia che ormai esistono solo nella fantasia dei loro gestori e di qualche irriducibile fan (a confermarlo: il livello del dibattito politico e soprattutto l’andazzo delle recenti primarie).
Vittime di questo scadente dibattito centrato non sui temi, ma sulle poltrone, sono i milanesi, che si troveranno a dover scegliere se finire in mano a una destra raccogliticcia ad alta percentuale di salvinismo becero o a una (si fa per dire) sinistra altrettanto raccogliticcia, disomogenea e a bassissima percentuale di valore aggiunto (ovvero la qualità delle persone che ipoteticamente costituiranno la giunta).
L’ennesima dimostrazione della nocività della politica di carriera, un gioco dei quattro cantoni tra scartine che si scannano per non restare in piedi, indipendentemente dall’interesse della città.
Noi milanesi siamo un’eccellenza in Italia, lavoriamo, inventiamo, produciamo, siamo artefici del futuro del Paese. E meritiamo ben altro di questo scadente avanspettacolo, di questa mediocrità politica e culturale. Abbiate rispetto di una città che vale tanto più di chi vorrebbe governarla.