Nel 2011 questa foto gettò la prima secchiata di acqua gelida sull’entusiasmo prodotto dalla vittoria di Giuliano Pisapia: una giunta costruita con una versione 2.0 del manuale Cencelli, con le poltrone a Palazzo Marino distribuite sapientemente tra le pretese del PD e gli interessi dei gruppi economici di riferimento.
Non è un caso se nel corso di questi cinque anni ci furono alcune uscite pesanti, con tanto di porta sbattuta (Stefano Boeri e Ada De Cesaris). La seconda secchiata fu il fiume di portaborse imbarcati a colpi di consulenze. La terza il nome del comandante della Polizia Locale. Eccetera.
Come si dice in Rete e come sta dicendo la maggior parte degli ascoltatori di Radio Popolare nel primo microfono aperto, la vittoria del centrosinistra (che non è una “grande vittoria” come dice Sala, è una vittoria risicata e sofferta) lascia molto sollievo e poca gioia ai milanesi (anche a causa del fastidio per l’ingiustificato cappello che i maggiorenti del PD ci hanno subito piazzato sopra). L’immagine più diffusa è il naso turato: quanti sarebbero rimasti a casa senza radicali, senza Basilio Rizzo e senza la faccia di Salvini a fare da spauracchio?
Ma anche questa è passata e poi in questa città ci si deve vivere, quindi conviene vedere il bicchiere mezzo pieno anziché mezzo vuoto.
Proviamoci: rispetto al 2011 oggi c’è ben poco spazio per la delusione a fronte di un grande spazio per le sorprese positive. In campagna elettorale Sala ha promesso qualità, rigore e trasparenza: capiremo subito se intende mantenere l’impegno appena usciranno i nomi di assessori e dirigenti e quando partiranno le prime delibere per le consulenze.
Nelle mani di Giuseppe Sala (il suo primo commento: “Sto già ripensando a quello che ho detto in campagna elettorale e allo sforzo che dobbiamo fare adesso per far sì che ogni singola promessa diventi realtà. Dobbiamo riprendere il nostro programma”) c’è la scelta tra mantenere l’impegno per fare di Milano il luogo di ripartenza di un’Italia più moderna e liberal oppure insistere nell’opera di smantellamento del centrosinistra che già ha messo Roma, Torino e tante altre città nelle mani della protesta popolare.
Staremo a vedere.