“Dopo il nostro incontro al caffè, il loro programma prevedeva una visita a Yad Vashem, ma prima speravano di capire le radici del conflitto fra israeliani e palestinesi e, nel caso restasse qualche minuto libero prima di salutare, di risolverlo.”
Sul Corriere la spassosa cronaca di Etgar Keret sull’incontro con gli esponenti M5S in visita in Israele in realtà solleva un tema importante: quello della demagogia con cui il movimento fondato da Grillo e Casaleggio raccoglie facile consenso in una popolazione esasperata dalla corruzione. La chiosa di Keret è perfetta:
“Pur dubitando che le loro buone intenzioni riusciranno a liquidare la corruzione nella politica italiana o il conflitto in Medio Oriente, non stento a capire perché tanti italiani li hanno votati: in un mondo in cui il vecchio ordine crolla e i corrotti e disonesti che per tanti anni hanno fatto pipì nella piscina della nostra esistenza si sentono ormai abbastanza tranquilli da pisciare dal trampolino, ci si sente rinvigorire da un gruppo del genere, che riesce a pronunciare parole come «politica pulita» o «guerra alla corruzione» senza balbettare o distogliere lo sguardo. La strada per l’inferno, si dice, è lastricata di buone intenzioni. Ma l’inferno sembra essere già qui, perciò le buone intenzioni non faranno comunque gran danno.”