Archivio la pallavolo di Rio 2016 senza riuscire a unirmi al coro di “grazie lo stesso”. Perché la nostra squadra non ha vinto una medaglia d’argento, in realtà ha perso una medaglia d’oro che a questo punto poteva e doveva vincere.
E l’ha persa malamente, arrendendosi senza combattere a un’avversario forte, ma non insuperabile: la vera differenza tra squadra verde-oro e squadra nera (sarebbe “azzurra”, ma ci è toccata pure la orribile divisa Armani) è che la prima ha onorato il proprio impegno a dare il massimo per vincere, la seconda no.
Capisco la difficoltà oggettive, ma una nazionale di pallavolo oggi – alla faccia dei sogni malati di Avery Brundage – è composta da professionisti di altissimo livello, pagati adeguatamente al loro rango. E un professionista, in qualunque campo, non è tenuto a portare solo competenze, ma anche nervi saldi e capacità di far fronte agli imprevisti.
Nella finale olimpica i nostri atleti sono stati poco professionali, facendosi mettere in difficoltà non dall’avversario, ma da se stessi, forse dall’emozione, dalla tensione, dalla fatica. Ma se questo è ammissibile per un dilettante, non lo è per chi ha voluto e saputo fare dello sport una professione che garantisce una vita privilegiata, agiata, ricca di soddisfazioni e tutto sommato facile.
Noi, i tifosi, siamo a tutti gli effetti dei “consumatori di sport” e teniamo in piedi il carrozzone: pagando prodotti degli sponsor, biglietti delle partite, canoni televisivi, tasse acquistiamo un “bene”, la nazionale, che in questo caso si è rivelato difettoso, perché non ha funzionato come doveva. E non per colpa di Wallace e Sergio (oggettivamente mostruosi), ma di quello che è successo nella metà campo italiana, indipendentemente dagli avversari.
Farsi sconfiggere da una squadra oggettivamente più forte ci sta, ma sbagliare tutte le ricezioni (anche sui servizi tranquilli) e i servizi, alzare male, saltare fuori tempo, non impostare mai strategie di attacco, insomma perdere come ha perso ieri l’Italia non è professionale.
No, non mi unisco a tutti i “grazie ragazzi”: il prodotto “nazionale italiana di volley” non mi ha soddisfatto, se l’avessi comprato su Amazon Prime lo manderei indietro immediatamente.