Da un commento postato in un thread su Facebook deriva questa riflessione su referendum, costituzione più bella del mondo, fronte del sì, fronte del no, partiti, anni 60, cinesi, bossi, D’Alema, Berlusconi, ANPI, Brunetta, CGIL e altre amenità.
Eccoci.
La costituzione del 48, al di là della retorica, (1) ha limiti enormi (banalmente: la non regolamentazione dei partiti, causa di tutti i mali) e (2) è obsoleta (bicameralismo). Per superare le lentezze del Paese bisogna che il governo possa governare, non dimentichiamo il risultato degli anni di melina democrista seguiti al “boom” degli anni 60 (prodotto non da merito, ma dalla guerra), un debito pubblico devastante e una classe politica tanto corrotta quanto inamovibile.
Il merito di una serie di eventi a cascata di fine Secolo scorso – Mani Pulite, Bossi e Berlusconi, Grillo in ordine cronologico e di dipendenza – è aver scardinato quella classe politica, la quale oggi sta tentando disperatamente una restaurazione, ma questo millennio ha ritmi totalmente incompatibili con i tiramolla infiniti di Andreotti e Fanfani, c’è bisogno che succedano cose, che succedano in fretta, altrimenti si finisce tutti a fare i camerieri dei cinesi.
Se non avessi deciso di votare solo ed esclusivamente sul merito (e sottolineo di non essere ancora certo di come voterò), farei comunque notare che il cosiddetto “fronte del No” è un’accozzaglia sgangherata basata su istanze opposte e incompatibili, dall’edonismo retrò di Zagrebelsky, all’antieuropeismo cafone di Salvini e Grillo, ai berlusconismi di Brunetta e Parisi, all’egocentrismo psicotico di D’Alema, all’estremo tentativo di non sparire dei Fassina e Civati, all’arteriosclerosi di ANPI e CGIL. Certo neppure il “fronte del Sì” brilla in toto, ma IMHO è infinitamente meno peggio dell’altra parte, io ho sentito opinioni ben più pregnanti e convincenti, al di là della demagogia resa necessaria dalla superficialità degli elettori.