“Vogliamo costruire una rete su tutto il territorio Italiano. Esperienze politiche, associative, culturali. Progressiste, democratiche, ecologiste, civiche. Unite nell’esigenza di dare vita a una storia radicalmente inedita. Non un partito o un cartello elettorale, ma una leva che valorizzi le risorse positive esistenti e ne liberi di nuove.”
Nella pagina di “Campo Progressista”, la “cosa” lanciata da Giuliano Pisapia, nonostante l’immutata stima per la persona (al di là delle perplessità su tante figure di cui si è circondato nel tempo) non si trova tuttavia una buona ragione per accettare l’invito ad “aderire”.
Primo problema: la pagina spiega che la “cosa” non è questo e quello, ma non dice cosa sia. Si rivolge a quanti sono alla ricerca di una “nuova casa”, ma non spiega a che tipo di casa si stia pensando e in che veste chi “aderisce” sarà accolto. Inquilino? Condomino? Ospite? Astante?
Secondo problema: al lungo elenco di cose di cui “c’è bisogno”, in gran parte condivisibili, non fa seguito alcuna ipotesi su come si intenda agire per ottenerle. Si dice in apertura: “Siamo convinti sia arrivato il tempo di un cambiamento per il nostro Paese”, si auspica un cambiamento, basato su “ascolto” e “partecipazione”. Ma come tutto questo possa essere trasformato in azione politica non è spiegato.
Terzo problema: l’invito ad “aderire” cosa comporta? Chi “aderisce” che impegni prende con la “cosa”?
Osservazione. Proprio ieri abbiamo avuto notizia che la nostra bilancia dei pagamenti è molto positiva, l’Italia esporta: moda, navi, design, tecnologie, eccetera più di quanto importi. Ma questo risultato brillante è azzerato da una situazione economica pesante, chiaramente prodotta da decenni di cattiva gestione, ingovernabilità, corruzione, favoritismi.
Nelle tante cose di cui “c’è bisogno” secondo il manifesto di “Campo Progressista” manca la voce più importante: la governabilità, un tema peraltro chiaro a Giuliano Pisapia, visto il suo (ammirevole) rifiuto di accodarsi al coro scriteriato degli oppositori al referendum costituzionale, prendendo posizione esplicita a favore. Ma la governabilità si ottiene solo lavorando per alimentare una maggioranza parlamentare decente, che tolga la necessità di cercare voti maleodoranti.
Allora: se Pisapia o chi per lui darà spiegazioni chiare su se e come il suo movimento (o quel che sarà) intende agire, sarà più facile decidere se “aderire”. Al momento l’unica ragione sarebbe la faccia onesta dell’ex-sindaco. Ma non basta.
Siamo alle solite: si fa leva sulla reputazione di una persona anziché su un progetto politico chiaro.