Dopo l’intervista di oggi a Repubblica il PD dovrebbe dare un altro mirabile esempio di coerenza con almeno una strigliata a Stefano Esposito, noto estimatore di violenza e repressione a prescindere, del tutto estraneo alla tradizione di un partito che si definisce “democratico”.
E’ chiaro che questo non avverrà, Esposito non è un Urbisaglia qualunque, ma un centurione di Renzi, quindi a lui accadrà nulla, nonostante una narrazione di Genova 2001 che insulta chi è morto e chi ha patito violenze infami, trasformando le vittime in aggressori, un falso storico soprattutto oggi che la cortina di fumo e omertà durata tre lustri si va diradando.
Ma Esposito non è solo, gli fa eco l’altro falco-gendarme del PD renziano, Emanuele Fiano, che apre la sua dichiarazione a Repubblica con una genuflessione alle forze dell’ordine del tutto fuori contesto, condita da un fastidioso spot elettorale a base di quattrini, mirato a “intercettare” (SCUS.TURPILOQU™) un po’ di consenso tra gli elettori di destra: “Noi siamo sempre dalla parte delle forze dell’ordine, lo dimostrano i nostri 6 miliardi di investimenti contro i 4 miliardi di tagli della destra al governo 2009/2013”. Fiano prosegue con il fatidico LUOGOCOMUNISMO™ di Genova 2001, per cui “Giuliani gli voleva tirare un estintore, il carabiniere gli ha sparato”.
L’affermazione è quantomeno discutibile, visto che varie ricostruzioni attendibili ipotizzano che quel giorno le cose possano essere andate altrimenti. E visto che varie ipotesi, ampiamente documentate, smentiscono il pronunciamento di Strasburgo che assolve Placanica in nome della legittima difesa.
Quindi Fiano prima di parlare di Genova 2001 almeno si studi i documenti attendibili a supporto di tesi diverse, proprio in nome della verità storica e del dovere di oggettività, che è un fondamento democratico e un dovere di chi rappresenta cittadini di diverse sensibilità.
E se a Esposito c’è poco da spiegare, si sa chi è e come la pensa, Emanuele Fiano conosce bene il peso della repressione. Vale quindi la pena di ricordargli che un partito (e ogni cittadino) davvero democratico non può essere “dalla parte delle forze dell’ordine”, esattamente come non può essere dalla parte dei manifestanti.
Un partito democratico, soprattutto se di governo, non fa il tifo per questi e quelli, ma sta con la legalità e la giustizia. Ed è ormai chiaro a tutti come siano andate le cose a Genova nel 2001, quanto poco la legalità e la giustizia siano state tutelate da chi aveva il dovere di farlo, quanto questo scempioabbia danneggiato la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. E vale la pena di ricordare anche quanto poco il PD abbia fatto e continui a fare perché un simile scempio del diritto sia sanzionato come merita e non si ripeta.
Si abbia il buon senso di capire che interventi come quelli citati hanno un effetto nefasto, perché allontanano dal PD gli spiriti autenticamente democratici e diventano una briscola in mano alla coalizione avversa, in cui militano personaggi che in quanto a partigianeria e amore per violenza e repressione sono molto più credibili dei falchi del PD.
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