Elezioni siciliane e Matteo Renzi: perché mai il risultato debba “aprire il tema della leadership” nel PD – unico partito italiano in cui si fanno i congressi per votare un segretario – non è chiaro. Semmai questo episodio (locale) dovrebbe confermare il giudizio su chi è venuto meno allo spirito democratico, rinunciando a sostenere la segreteria eletta, facendo opposizione dall’interno fino al prossimo congresso e mostrandosi compatti fuori, com’è sempre stato, come insegnavano Gramsci e Berlinguer.
Questa riflessione sul mio wall Facebook ha suscitato due critiche: (1) Renzi non è riuscito a “sfondare al centro” sottraendo voti a Berlusconi e (2) Renzi ha di fatto “cacciato” i fuoriusciti, non lasciando loro alternativa alla scissione. Non sono d’accordo e condivido le mie sensazioni di osservatore laico, che ha come unica ideologia – se così si può chiamare – l’Europa.
1 – La strategia politica di Matteo Renzi ha cercato (e preso) voti in un bacino elettorale di matrice socialdemocratica che chiede stabilità e riforme realistiche, non ha speranza (ne volontà, credo) di trovare consenso nello sfascismo, accontentando i bassi istinti dei cafoni che votano Grillo o Salvini.
2 – La narrazione dell’estromissione da parte dei fuoriusciti è stata forzata e ipocrita. Hanno perso il congresso e l’hanno perso male, dopo anni di pessima gestione del proprio ruolo di opposizione. Eppure pretendevano ancora di comandare e spiegare alla segreteria come dovesse agire. Per questo trovo indegno il loro comportamento: avrebbero dovuto fare la loro battaglia interna per spostare gli equilibri del PD a sinistra. Uscendo hanno indebolito l’unica forza di governo europea del Paese, un assist pazzesco ai cafoni.
E tendo a pensare tutto questo sia accaduto per i loschi interessi di mandarini e wannabe, i D’Alema e Bersani che non si rassegnano, gli Speranza, Fassina e Civati che vogliono scalare. Le dimissioni di Matteo Renzi sarebbero un riconoscimento di un valore in esistente: il loro consenso è insignificante, non hanno un progetto di governo né prospettive.
Elezioni siciliane e Matteo Renzi: dunque? Penso che non sia lui a dover uscire di scena (almeno fino al prossimo congresso), ma chiunque, a qualunque titolo, abbia contribuito a indebolire anche di un solo voto il partito che – con tutte le sue colossali e nefaste magagne, con tante facce sgradevoli che lo popolano – resta comunque l’unica forza adeguata a governare l’Italia con spirito europeo.