Puntata di Piazzapulita del 21 dicembre 2017: senza voler in alcun modo fare il tifo pro o contro Renzi e la Boschi, tantomeno senza voler difendere un’ingerenza marginale, più inopportuna che scandalosa (ne abbiamo viste di ben altre in passato) e tutto sommato innocua, penso che l’aspetto più inquietante di questa vicenda sia come viene trattata dal gruppo Cairo.
Corrado Formigli, Gianluigi Paragone, Alessandro De Angelis: i pochi lettori di queste pagine sanno quanto poco io apprezzi Matteo Orfini, (che considero un clone mal riuscito di D’Alema), ma se i tre che alla puntata di ieri sera della cosiddetta Piazzapulita hanno partecipato alla sua crocefissione sono giornalisti, allora l’agente Betulla è uno da Pulitzer.
Non ci sono state domande da parte dei tre (e di domande scomode che si potrebbero fare a Orfini ce n’è a bizzeffe), ma un fuoco di fila di parole che ha impedito al presidente del PD di completare qualunque frase. Lui non sarà uno che buca lo schermo ed è sgradevole, ma ha provato a dire la sua, giusta o sbagliata, condivisibile o meno che fosse. Non gli è stato concesso: un fuoco incrociato di supposizioni e luoghi comuni spacciati per fatti (con il picco di De Angelis che ha definito “pezze giustificative” un articolo di pura supposizione) ha interrotto ogni sua frase, senza eccezioni. Orfini non è riuscito a completare un pensiero che fosse uno, per quanto sintetico abbia provato a essere.
Ecco l’unica notizia vera data da Piazzapiulita di ieri sera: Urbano Cairo, un tycoon de noantri, assieme ad alleati occasionali sta decidendo un futuro del Paese a proprio uso e consumo, facendo quello che faceva Berlusconi ai (suoi) bei tempi, senza che nessuno tra gli incorruttibili censori dei conflitti di interesse dica una parola (o se la dicono è contro qualcun altro, dalla vetrina del suo Ottoemezzo), ovvero senza che nessuno tra gli splendidi difensori della libertà e della Costituzione (sempre “più bella del mondo”) faccia un plissé.