La mia profonda disistima per la ministra Valeria Fedeli non è la causa del fastidio per il suo discorso di oggi alla celebrazione della giornata della Memoria.
Mentre trasportavo cose con car2go ho sentito per caso su Radio Radicale la diretta dall’evento, proprio nel momento in cui l’inistruita ministra dell’istruzione Valeria Fedeli prodursi – di fronte al Presidente della Repubblica e alla neo senatrice a vita Liliana Segre – in quella che ritengo una vergognosa pisciata fuori dal vaso, peraltro non la prima.
Nel suo intervento ha definito “atroci” (e lo erano) le leggi razziali in quanto colpivano persone innocenti “solo perché erano diverse”. La ministra dovrebbe spiegare in che cosa persone come Liliana Segre, Nedo Fiano, Primo Levi, Pietro Terracina, gli altri 35 sopravvissuti ai campi di sterminio, mio nonno Giuseppe Alberto Manasse (romano DOC) e le 8.529 vittime italiane della Shoah fossero “diversi”.
Avesse detto, la ministra, “solo perché le consideravano diverse” sarebbe stato tutto a posto. Così no.
“Diversi” da chi? Non è questione di cercare il pelo nell’uovo, ma definire “diversa” una persona perché fa festa al sabato anziché alla domenica è inaccettabile, perché è proprio questa presunta “diversità” assegnata dai nazisti agli ebrei per il loro progetto criminale sia la prima grande atrocità della Shoah, il punto di partenza verso il baratro del male assoluto.
L’inistruita ministra dell’istruzione farebbe bene a farsi rivedere e/o scrivere i discorsi (che da come si impappinava era evidente che quel testo le era del tutto sconosciuto) da qualcuno che ne sappia almeno un po’ più di lei.
Che tra l’altro se uno si mettesse a ragionare col suo metro, quanto a “diversità” la Fedeli ce ne avrebbe da vendere.