“Allargare il reddito di inclusione per azzerare la povertà assoluta in tre anni e potenziare le azioni contro la povertà educativa; introdurre l’assegno universale per le famiglie con figli, la carta dei servizi per l’infanzia e nuovi strumenti di welfare a favore dell’occupazione femminile, per ridurre le diseguaglianze e sostenere il reddito dei ceti medi; introdurre il salario minimo legale, combattere il dumping salariale dei contratti pirata anche valorizzando il Patto per la fabbrica promosso dalle parti sociali. Tagliare ancora il carico fiscale sul costo del lavoro a tempo indeterminato per favorire assunzioni stabili con priorità a donne e giovani, norme per la parità di retribuzione dei generi”.
La mia inossidabile disistima per il “reggente” del partito che ho votato non c’entra nulla col giudizio su questa sua ennesima uscita a vanvera.
Dopo una legislatura in cui il PD ha fatto anche cose buone, saltare fuori adesso con temi demagogici, mai considerati prima, senza una parola sulle coperture è sbagliato e soprattutto offensivo nei confronti dell’intelligenza degli elettori. L’ennesimo tatticismo di retrobottega, a base di front talk vuoti, dimostrare solo una totale mancanza di idee e di sensibilità politica.
La coalizione di destra ha vinto, M5S è il primo partito in Italia, mentre il PD si è fatto massacrare da demenziali lotte intestine amplificate dalla testardaggine dell’ultimo Matteo Renzi, quindi deve rimanere in standby.
Perché delle due l’una: (1) gli altri trovano una maggioranza e il PD va all’opposizione, oppure (2) non la trovano e allora il PD valuta i programmi degli attori principali e decide se, con chi e come partecipare a un governo di scopo. Tertium non datur.
Per questo il costante gne-gne-gne di un leader illegittimo (ovvero non legittimato da un congresso) è solo nocivo. La piantassero, perché i milioni di cittadini che hanno votato PD meritano più rispetto, più concretezza, più coerenza, più realismo. Si lasciasse la propaganda a Salvini e Di Maio, molto più bravi di Martina a raccontare progetti campati in aria.