“Vernice lavabile. E’ un gesto situazionista, inoffensivo, molto simbolico. Non facciamola troppo grande altrimenti si finisce nel perbenismo di quelli che cancellano i murales con la spugnetta e il grembiulino bianco. Indro Montanelli (tra l’altro mio maestro di scrittura quando collaboravo al Corriere dove concluse la sua carriera) in gioventù fu un uomo di merda, pedofilo e misogino confesso, quindi oggi viene scelto come simbolo di una odiosa prevaricazione. Ci sta.”
Questo mio commento alla foto dell’imbrattamento della statua di Indro Montanelli sul wall Facebook delle Non una di Meno di Milano ha raccolto dopo 24 ore oltre 1.000 “like” e non accenna a fermarsi. Al di là del record (mai successo dalla creazione del profilo nel gennaio 2008), nel thread ci sono alcune considerazioni che voglio salvare dal buco nero.
Egle Pische Dovrebbero timuoverla questa statua…perche” comunque resta un pedofilo….
=> Non concordo sul levare la statua come non concordo sulla demolizione dei simboli fascisti da tanti edifici dopo il 25 aprile. Non bisogna aver paura dei simboli del male, servono alla memoria.
Costanza Rossi magari lasciare pure i simboli del fascismo e la toponomastica dedicata a varie figure discutibilissime, ma con chiare didascalie che informino bene su che razza di persona sono state, come nell’operazione di wu Ming a Palermo. Allora sì, servirebbero alla memoria.
=> Costanza Rossi sicuramente si. Fanno così anche in Germania dove hanno imparato la lezione molto meglio di noi.
Sergio Trapanotto L’argomento oggi sono pillon e fontana, vivi e purtroppo operanti al governo, non un oggetto e un defunto che non è più neanche la bandiera di nessuno.
=> Sergio Trapanotto certo, indubbio. Ma ci sono piani di comunicazione e lotta politica diversi. Imbrattare (ripeto: con vernice lavabile pulita in tre minuti, bisogna ricordarlo perché rende assurdo che si parli di “vandalismo”) la statua di Montanelli è un gesto simbolico, di cui oggi non si può fare a meno se si vuole avere visibilità.
Invece i Pillon e Fontana sono vivi (ahinoi), quindi si contrastano con gli strumenti della democrazia (per esempio lo sciopero delle Non Una Di Meno). Le due azioni fanno parte di uno stesso progetto politico e hanno uguale peso e valore.
Interessante notare come ci siano sempre gli sfaccendati che arrivano, scrivono le peggio cose o sonore fesserie, poi o le cancellano o se rispondi spariscono. Boh.
Ho anche condiviso il thread anche sul mio wall: “Montanelli è un maestro di scrittura da cui ho imparato molto quando collaboravo al Corriere dove concluse la sua carriera, ma in gioventù fu un uomo davvero di merda. Quindi la sbrodolata di vernice (lavabile) ci sta eccome. E’ un gesto situazionista, simbolico, inoffensivo. “
Salvo qui alcuni interventi e relative risposte.
Silvia Scognamiglio Alberto non e’ questione di lavabile. E’ un’azione del tutto simile a quelle che condanniamo ogni giorno. Non e’ ne’ la statua di Hitler ne’ di Mussolini, e’ di un giornalista che ha attraversato fasi nella vita, alcune non condivisibili. Ma che cosa ci distingue dagli altri se cadiamo anche noi cosi’ in basso, soprattutto nei post che leggo in giro? E non dimentichiamo che c’e’ stato un momento in cui Montanelli era persino ben considerato dalla sinistra
=> Silvia, premetto che posso rispondere solo di quello che dico e penso, i “post in giro” non mi riguardano.
Il mondo ha bisogno di simboli, “mettere un cartello” o “raccogliere firme”, come propongono alcuni, non serve a nulla. Sono simboli il sacrificio di Jan Palach, gli assalti della Rainbow Warrior, le prime Critical Mass a San Francisco, il pugno alzato di Smith e Carlos, il viso di Carlo Giuliani sui muri, il ragazzo di Tien Ammen, eccetera.
La vernice (lavabile) rosa sulla statua del pedofilo Montanelli (attenzione, non solo per quanto fece 1937, ma anche per quanto disse nel 1982, senza un’ombra di rammarico sulla “bestiolina”) è un gesto a forte valore simbolico. Genera sorpresa, scandalo, ammirazione, rabbia, quindi fa pensare. IMO soffermarsi sull’aspetto del “vandalismo” significa – per parafrasare il vecchi detto cinese del dito e della luna – concentrarsi sulla spugnetta e non vedere l’universo di discriminazione ancora vivo e vegeto. Questa vernice rosa ha il grande merito di accendere il faro sulla violenza con una provocazione non violenta.
PS l’hanno pulita in cinque minuti con lo spruzzo.
Da ultimo c’è un thread (partito da una battuta) con una serie di LUOGOCOMUNISMI™ che tirano in ballo concetti quali “radical chic”, “rosicamento perché Montanelli bacchettava la sinistra” (in realtà morì antiberlusconiano e quasi icona delle sinistre), eccetera. Qui ho precisato che è un gesto simbolico e come tale va letto e commentato.
Non hanno “riesumato Montanelli”, non c’entra nulla leggere i suoi libri, hanno compiuto un’azione su un simbolo, un gesto comunicativo molto più potente perché non violento che scegliere un “Montanelli di oggi” (peraltro non ce ne sono). La comunicazione, specialmente quella politica, è fatta di simboli: le bandiere rosse, le felpe di Salvini, l’assegno di M5S, la foto di Che Guevara, Mussolini a torso nudo, Mao che nuota nel fiume, eccetera. Se astrai il simbolo dal suo carico di valori ti resta il contenuto fisico, che non porta da nessuna parte, perché è poca cosa ed è chiaro a tutti che parlare oggi dell’intervista di Biagi a Montanelli di 37 anni fa serve a nulla.
Da ultimo: qui c’è il thread finale sul mio wall che rimanda a questo riassunto.