Il “primo governo Conte”, un obbrobrio civile e culturale, vera anticamera del “fascismo duepuntozero”, deve insegnare molto. Il rischio è tutt’altro che scongiurato: ogni sincero democratico dovrebbe quindi mettere in cima a ogni sua azione e riflessione politica l’impegno per evitare al Paese un’altra puntata di questo scempio.
Va ricordato che fino a poche settimane fa la prospettiva era: superare l’estate, aprire la crisi per non perdere consenso, far fare la finanziaria a dei tecnici da poter demonizzare (Eurocrati, Merkel, Macron, eccetera), poi sciogliere le Camere.
Le elezioni drogate dalla propaganda avrebbero prodotto un’ampia maggioranza di destra con infiltrazioni neofasciste (le relazioni tra Lega e Casa Pound sono palesi). Finalmente sarebbe stato eletto un Presidente della Repubblica compiacente e rincoglionito, tipo Savona, con cui smontare le garanzie democratiche della Costituzione.
Questo scenario agghiacciante che non ha pari nella storia dell’Italia repubblicana non è ancora scongiurato, visto che al momento l’elettorato potrebbe essere descritto all’ingrossaccio come segue:
- 25% solido – democratici assortiti (PD, calendiani, LeU, PaP, radicali, gruppuscoli, eccetera)
- 20% volatile – astensionisti che non si sentono rappresentati
- 20% volatile – ignoranti, più o meno antisistema
- 15% solido – astensionisti ignoranti
- 10% solido – leghisti-seccessionisti old-style (maglietta verde “Padania”) beceri
- 10% solido – fascisti-sovranisti, beceri quanto i leghisti-seccessionisti
E’ quel 20+20=40% di voto volatile che dovrebbe fare riflettere i sinceri democratici, quel 25% di persone che grazie a un po’ di buon senso possono risparmiare all’Italia una seconda vergogna del “fascismo duepuntozero”, dopo la prima vergogna da poco annullata dalla preziosa stupidità arrogante di Salvini.
Ovvero: in questo preciso momento storico il buon amministratore democratico ha certamente il dovere di attuare politiche coerenti le promesse elettorali, ma tale dovere va coniugato con quello non meno importante di impedire che la quota di voto volatile sia irretito dalla propaganda ipocrita del “fascismo duepuntozero” che non rinuncia alle sue aspirazioni malate.
Altrettanto deve fare il cittadino democratico. Va bene l’esercizio del diritto di critica, va bene la pressione sulle amministrazioni per influenzarne le politiche. Ma è il tempo delle divisioni. L’esercizio della coscienza critica sia esercitato in modo proattivo, ricordando che oggi non c’è da scherzare: se un’amministrazione democratica esce, il rischio che sia sostituita da questa roba qua è altissimo.