Raccolgo una serie di considerazioni autorevoli sulla (sconclusionata) crociata per l’identità sui social di Luigi Marattin (che a quanto leggo parrebbe aver poi fatto un’opportuna retromarcia, meglio così). Più che dalle per sciocchezze del parlamentare, eletto anche col mio voto, la frustrazione deriva dal disastro intellettuale dell’audience di area democratica: la gran parte dei commenti sono talmente lontani dalla logica da ricordare quelli dei thread salviniani e meloniani sui vari finti casi Bibbiano, Foibe, clandestini e altra assortita propaganda.
Esempio: tu scrivi “prima di discutere di identità sui social sarebbe bene avere chiare le idee su come funziona la Rete” (ovviamente argomentando) e loro rispondono “allora ti va bene che i ragazzi leggano solo odio” o anche “e allora tieniti Salvini” e altre analoghe amenità.
Per chi ha voglia di uscire dalla modalità emotiva e cercare di capirci qualcosa ho raccolto un po’ di link utili.
- Il primo tweet di Marattin, l’articolo su Repubblica e la replica di Riccardo Luna.
- Un thread in cui Stefano Zanero dice quello che c’è da dire sul tema e una sua risposta divertente al gastroenterologo Emanuele Scafato che lo accusa di non capire le cose di Rete.
- Il tweet in cui Massimo Mantellini ribadisce il concetto e una sua amara considerazione.
- Un intervento di Raffaele Angius.
- Un intervento di Paolo Attivissimo e una sua domanda molto sensata a Marattin.
- Il draft del Contract for the Web.
- La gustosa parodia di Luigi Marattin subito lanciata da un buontempone.
- La chiosa impeccabile di Lucio Picci, ordinario di scienze economiche all’università di Bologna e cofondatore della Città Invisibile.
Concludo citando una frase che riassume perfettamente la questione dell’identità sui social: “Stiamo disinformando rispetto alla portata del fenomeno. Il presidente Trump è il più grande odiatore online e diffusore di fake news. E ha nome e cognome”. L’ha detto Arianna Ciccone a Piazzapulita. È tutto quello che c’è da dire.