Il “pedone ha sempre ragione”, ma questo non gli salva la vita: il sito I.Stat parla chiaro. Nel 2018 (ultimo studio disponibile) in Italia sono morti 612 pedoni e 20.700 sono rimasti gravemente feriti in incidenti stradali provocati da autisti che violavano le regole o erano distratti. Nella sola Milano i pedoni morti sono stati 37 (oltre tre al mese) e 2.081 quelli feriti.
Non è disponibile il dato sulle vittime che stavano andando in bici, ma un sondaggio ACI ne conta 254 nel 2017, mentre l’Istituto Treccani ci ricorda che in Italia il rischio di mortalità per chi va in bicicletta è di 2,18, ovvero il più alto in assoluto visto che per i pullman è lo 0,48, per i camion lo 0,67, per le automobili lo 0,78, per i motorini l’1,06 e per le moto l’1,96.
Al contrario di quanto pensa chi parla di “ciclisti assassini” che “sfrecciano sul marciapiede” (sul thread segnalato uno aggiunge “a 300 all’ora”, addirittura!) negli ultimi anni si è verificato un solo caso ancora in via di accertamento di pedone ucciso da un ciclista a Parma, lo scorso ottobre. Uno solo negli ultimi anni, a fronte di nessuno accertato a Milano.
Per questo è certamente da apprezzare la campagna “Sulle strisce pedonali il pedone ha sempre ragione” recentemente lanciata dal comune di Milano. È invece difficile apprezzare la scelta da parte di chi ha ideato la campagna di tirare immediatamente in ballo anche chi usa bici e monopattini, dichiarandone di fatto una pericolosità analoga a quella di chi guida l’auto, una palese mistificazione che cozza con la realtà.
Giova ricordare a questo proposito le affermazioni dell’assessore Marco Granelli (uno che a Milano sta facendo più di chiunque altro nel passato per la mobilità, nonostante le intransigenti opposizioni ideologiche) in occasione di “BluE” (il format dedicato alla mobilità sostenibile): «Oggigiorno la tecnologia e le imprese ci mettono a disposizione degli strumenti per contribuire al cambiamento: quando usiamo il trasporto pubblico, un’auto elettrica o una bicicletta in sharing, scegliamo di muoverci in modo più flessibile, con meno traffico e meno inquinamento.»
Nulla di più sensato, ma inutile se poi il comune promuove una campagna che distorce la realtà e le responsabilità. Ma come non bastasse, già frustrato per la campagna, mi è impossibile non provare sconforto, fastidio e preoccupazione per le reazioni sgangherate che si producono nei cittadini ovunque sia presente il tema della mobilità sostenibile.
Leggere i commenti a thread come questo dà un’idea chiarissima della disastrosa condizione culturale del Paese, in cui l’analfabetismo culturale dilaga. Per esempio scrivi:
Alberto Biraghi Fermo restando che tutti devono rispettare le regole, sto dicendo che le auto in violazione della legge producono decine di morti all’anno, le bici no, quindi sarebbe bene cominciare a occuparsi di chi uccide prima di pensare a chi infastidisce. Tutto qua.
e ricevi questa risposta:
Tata Fossati Alberto Biraghi Ma cosa c’entra? Un codice della strada esiste? E allora che lo rispettino TUTTi, auto, moto, cicli, monopattini, pattini e pedoni.
Oppure scrivi:
Alberto Biraghi Cominciamo a farlo capire [NdR: che “il pedone ha sempre ragione”] a chi guida le auto, bici e monopattini non uccidono nessuno.
e ricevi queste due risposte:
Valeria Zanon Alberto Biraghi un ciclista mi ha investito sul marciapiede, con la sua testa (di c…) mi ha colpito in viso provocandomi un livido sullo zigomo, provi anche lei, mi sa che ne avrebbe bisogno!
Stefania Galliani Alberto Biraghi mia madre è finita in ospedale con un trauma cranico investita da un ciclista. Per dire. Divertentissimo proprio
Questo. Per anni ho discusso con questa gente, cercando di far comprendere che sì, certo, la legge devono rispettarla tutti, ma che nelle riflessioni – soprattutto a livello istituzionale – bisogna considerare le conseguenze delle violazioni. E che una città più vivibile e a misura d’uomo presuppone sensibilizzazione, educazione, incentivi, disincentivi mirati su chi è più responsabile della minore vivibilità, cioè a chi utilizza l’auto in modo improprio, eccessivo, egoista, pericoloso.
Da qualche tempo però ci ho rinunciato, da quando ho capito quanta ragione avesse un maestro del pensiero, Umberto Eco, purtroppo scomparso prima di poter descrivere un altro fenomeno ben più grave: Internet dà sì voce a legioni di imbecilli, ma a quanto pare sta anche cominciando a generarne di nuovi. E allora non ci si stupisce per i risultati elettorali.
PS si è sviluppato un thread sul wall Facebook di Salvaiciclisti-Milano.